NASCITA DEL BAMBINO (Salvatore dal NULLA)

La serata pareva tranquilla,il cielo lindo non era coperto da nuvole scure, ma le stelle lo coprivano come una coperta di brillanti. La Piazza del Mercato era particolarmente affollata, come se tutti fossero in attesa di qualcosa o di qualcuno. Non un filo di vento scompigliava i capelli e le vesti dei presenti,tutto sembrava plasmato dall’ormai onnipresente Nulla.

I panni appesi ai fili legati attorno alle ringhiere dei balconi in ferro,dondolavano a mezz’aria, sospinti dal lieve venticello serale. Gli odori dolci ed amari provenienti dagli sgabuzzini ricolmi di cibo e bevande delle Botteghe s’intrecciavano nel vuoto.

La luna piena brillava splendente in quella nottata autunnale, sovrastata da un cielo terso, illuminato dal chiarore degli astri notturni che punteggiavano luminosi la volta celeste, accompagnati dai bagliori argentati dei raggi lunari, che accarezzavano dolcemente il Granducato, avvolgendo tutto il paesaggio, ed anche la piazza, con il loro chiarore.

Un vento leggero spazzava via le foglie autunnali, che vorticavano per alcuni istanti nell’aria prima di posarsi a terra leggiadre. La serata era mite, mentre nella forma tonda della Piazza parecchie persone confluivano. Il vociare della gente aumentava sempre di più, accompagnando gli odori che le botteghe emanavano.

Sotto il cerchio di cielo circoscritto dai tetti delle botteghe e delle case,il vociare della folla saliva come un vivace brusio sino alle finestre più alte. I pochi uccelli notturni, disturbati da tutto quel trambusto, s’involavano verso lidi più tranquilli e pacifici.

Brulicavano sulle cortecce di quei pochi alberi presenti sugli orli dello spiazzo, insetti di vario genere che ritornavano nei loro covi scavati nel legno marcio di qualche albero che rinnovava il proprio rivestimento legnoso. Le fiammelle danzavano sopra le coppe delle torce appese alle pareti in pietra della piazza. Il vociare riempiva il silenzio, gli odori colmavano il vuoto così come i colori delle finestre illuminate.

Spirava un brezza leggera sulla Piazza del Mercato, mentre nell’aria si espandevano e si mischiavano le voci dei presenti, insieme alle fragranze, tipiche delle Botteghe Erboristiche, che colmavano l’ambiente con i loro profumi stuzzicanti. Danzavano le fiammelle delle torce appese saldamente alle colonne del luogo, seguendo il ritmo degli aliti di vento.

Il vociare della gente era accompagnato dagli ultimi suoni della sera. Molte botteghe chiudevano,data la tarda ora, altre andavano avanti con i propri lavori serali da completare per il giorno successivo. Ne conseguì che quasi un frastuono pervase il loco, già avvezzo a una simile moltitudine.

Il bambino presente nella pancia di Veelandra tirò un calcetto,come a voler far sentire la sua presenza. La luce della luna, quella delle stelle e ancora,dalle pareti sotto i portici quella delle fiaccole, sembrava tutta partecipare nel riflettersi sui passi di Veelandra e sul ventre gonfio della Miserabile. In quella luce, anche il dolore che scaturì da una forte contrazione al ventre della Donna divenne palese e difficile da celare.

Il chiacchiericcio costante dei presenti era un brulicare continuo ed allegro, vari toni di voce, alti e bassi,dolci e cavernosi si mischiavano per l’aria calda della sera. Il bambino che portava in grembo l’umana, Veelandra, ora parea scalciare più forte provocandogli maggiori fitte e dolori. L’umana per il suo stato interessante provò un forte conato,una nausea improvvisa.

Nel ventre dell’umana il bambino cominciava a muoversi molto. Le contrazioni erano maggiori e il dolore si faceva via via più intenso e lancinante.

Leggero il vento sospirava nello spiazzo, smovendo le foglie secche cadute sul ciottolato che rifulgeva lucido i colori della luna brillante nel cielo.

Le contrazioni di Veelandra aumentavano man mano di intensità, divenendo ormai costanti, provocando a lei un grande dolore e facendola sentire sempre più debole,specialmente alle braccia e alle ginocchia.

L’umana Veelandra continuava a soffrire e si sentiva sempre più debole,gemiti di dolore fuoriuscivano dalle sue labbra, riecheggiando all’interno della Piazza nonostante il vociare persistente dei presenti.

Il corpo della Donna pareva essere esausto,senza forza a tal punto che gli arti sia superiori che inferiori si smossero contratti e tremolanti.

Nel contempo Madet e Axsar riuscivano a far tenere una certa distanza fra la donna e il resto della gente ch’era tutto intorno a osservare il grande evento che stava per avvenire.

L’umana Veelandra spingeva e respira profondamente per cercare di far uscire il pargolo,protetta dal mantello di Anamaya che le donava calore.

Grazie alle sue spinte pina piano si iniziò a delineare la testa del nascituro. Gli anelli dei portatori presenti cominciarono a brillare e scaldarsi, entrando così in empatia fra loro.

Il pancione della Donna pareva dilatato,arrossato e gonfio come un pallone d’acqua. Un lieve strato di sudore imperlava la fronte dell’umana data la forza che impiegava per poter spingere e dare alla luce così il pargolo.

Il pargolo cominciava pian piano a delinearsi,scivolando lentamente verso l’esterno: parte del braccio destro e la spalla si scorsero. Il bimbo taceva.

Alla fine il pargolo venne fuori e per la Madre fu un ultima grande pena, dato che urlò dal forte dolore. Sembrava che il sangue ora macchiasse il pavimento dello spiazzo. Il pargolo era nato ma taceva e tutti lo osservavano, stupiti dallo strano silenzio.

Il bambino pareva ancora silente e non lasciava presagire nulla di buono. Eppure in quel lungo mutismo, l’anello di Kalyla, e di riflesso tutti gli altri, iniziarono a rilucere di una luce accecante. Veelandra continuava a perdere copiosamente sangue.

Il sangue scivolava dal corpo dell’umana e acquisiva tonalità più intense,divenendo grumoso e liquido al contempo,e posandosi sul ciottolato che si tingeva di rosso.Il nascituro iniziò a piangere anche aiutato dalla Levatrice Jellery.

L’umana perì per il troppo sangue, la morte prese possesso del corpo di Veelandra,il pancione pian piano andò sgonfiandosi. Il piccolo si girò verso la madre e pianse a squarciagola.

Il bambino rimase fra le braccia della Prima Levatrice Jellery,scalpitando pieno di vita e piangendo sempre di più,facendo entrare un grande quantità di aria nei polmoni.

Pian piano il pargolo smise di piangere,cullato dalle abili mani di Jellery,che riuscì a farlo addormentare nonostante il brusio.

Improvvisamente un soffio di vento caldo giunse a carezzare il Bambino e il corpo della Donna, ormai inerte. Un sussurro lontano diveniva sempre più udibile, mutandosi nel canto di tre voci femminili, sovrapposte l’una all’altra. Quasi una ninnananna per cullare il piccolo ch’era appena venuto alla luce.

Le Voci alla fine si separarono e divennero chiaramente distinguibili. Una cristallina,una roca ed una piena e forte,esse mandarono un messaggio ben preciso ai presenti nel loco. Il messaggio diceva chiaramente di distruggere le tre Sfere e che in seguito il potere fluirà nelle persone autonomamente.

Improvvisamente, come se fossero attraversate da un ‘invisibile quanto dolorosa fiammata, tutte le voglie presenti sulle mani di coloro ch’erano stati marchiati dal volere di Lachesi si accesero,infiammandosi. Bruciore e dolore afferrarono coloro che erano portatori delle voglie mentre un potere misterioso pareva impossessarsi di tutto il corpo e diventare fruitore di un potere nemico del Nulla.

I portatori di quelle voglie parevano rianimanti e ricolmi di maggiore poter per combattere il famigerato Nulla, ma solo il passare delle ore sarebbe stato utile per capire e prendere coscienza di quelle nuove sensazioni.

Abyss
Curatore della Storia