QUINTA LACRIMA - UN VIAGGIO NELLA VECCHIA LOT

Tutto ebbe inizio quando il proselito dei Druidi Durmendin inviò una missiva dagli oscuri contorni al supremo Algor...

"Quitais

In un tempo lontano, un tempo che forse alcuno in questo Granducato può ricordare,
nelle nostre Terre vi erano dei Monaci il cui principale compito era quello di portare
il Divino Verbo di Themis tra ogni popolo, anche lì dove il culto della Dea veniva ignorato.
Questi Monaci, col passare del tempo, in nome della Divina Giustizia, diventarono dei
veri e propri Inquisitori portando sangue e morte in tutto il Granducato.
Dopo numerosi spargimenti di sangue vennero finalmente fatti prigionieri, deportati in
luoghi lontani, considerati degli Empi. Ma le loro speranze furono riposte nella Quinta Lacrima,
l`unica che li avrebbe liberati. Ora essi sono Spettri che Errano alla ricerca della Quinta
Lacrima per tornare in Vita e spargere la Morte nelle nostre terre.

Aulerimal

Mastro Durmedin
Proselito dei Druidi
"

 

Gli eventi non tardarono a compiersi e la Figlia di Tenebra, l'insaniae Ferens Edzevhal proferì una profezia... Difficile fu capire per conto di Chi o di Che Cosa...

Il Cavaliere Nero Bluette fu insignita del ruolo di Messaggera da una suadente ma imperiosa voce femminile che ripeteva nella sua mente solo poche parole "Ho scelto".
La consapevolezza del suo compito divenne presto vivida e forte. Presto la Voce parlò a tutti i presenti per bocca dell'insanie Ferens:

"Che ella sia mia voce mia voce presso di voi,mia guida presso coloro che sempre hanno difeso
questo luogo. Che sia dunque il giorno di oggi

Era Tenebra.Un attimo d'attesa annunciava infine ciò che sarebbe scaturito dalle labbra della vampira, con altra voce ed altro timbro: "Che io abbia nuova Voce,in Bluette figlia delle Tenebre,che ha saputo riscattare il suo passato per servirmi”

Poche parole ma che non lasciarono più dubbio alcuno su chi le avesse proferite. L'insaniae allora portò la punta del suo kryss al suolo e tracciò una mezza luna, dal suo viso sgorgarono delle lacrime che cadendo a terra si riversarono formando grumi neri che si assemblarono all'interno dell'incisione colorandola così di nero. Fu proferita la profezia:

“ I Quattro Cavalieri apocalittici,Guerra,Pestilenza,Carestia e Morte,da quel giorno mai più hanno
lasciato il suolo del Creato,pronti ad abbattersi in ogni luogo in ogni momento. A nessuno è dato
conoscere i sentieri su cui si muovono i quattro cavalieri,araldi dell’Ira Madre.”

Un'eco lontana, talmente flebile che a volte faticava ad essere percepita, si ripetevanelle volte irregolari delle Caverne, più voci ripetevano la stessa cosa,come se stessero recitando qualcosa di profondamente creduto con timbro diverso ma ritmo uguale e cadenzato.

L'Apocalisse di Morte, Angarad, descrisse l'evento con le seguenti parole:

"Tenebre
Stasera ben dopo il tramonto , l`insaniae Edzevhal pare abbia avuto una qualche visione alle caverne.
Prese a parlare di "quattro lacrime " e di una quinta che "avrebbe portato gloria alle altre quattro".
Mentre parlava di queste lacrime , si sfilo` un pugnale dalla cintola e incise una mezza Luna nel terreno , gli occhi che lacrimavano lacrime Nere.
Come se avessero vita propria le lacrime andarono a colmare la Mezza Luna incisa , si rinsaldarono e parvero dare all`incisione un rilievo e un colore. Nero.
Una Voce si propago` nell`Antro , un eco tra le rocce che divenne quasi un canto a piu` voci che
ripetevano una frase precisa : "I quattro cavalieri apocalittici, Guerra, Pestilenza, Carestia e Morte, da quel giorno mai più hanno lasciato il suolo del Creato, pronti ad abbattersi in ogni luogo, in ogni momento. A nessuno è dato conoscere i sentieri su cui si muovono i quattro cavalieri,
araldi dell’Ira della Madre."
Un enigma. O forse qualcosa di piu` semplice ancora.
I quattro cavalieri hanno la loro dimora al Maniero dei Neri , generali di Tenebra .
Morte , Guerra, Carestia e Pestilenza. Chiunque sa chi siamo.
Ma chi o cosa e` la Quinta Lacrima che dovrebbe donarci nuova forza?
La Mezza Luna Nera e` protetta ora da una roccia con un foro in mezzo , affinche` possa essere studiata. 

Tenebra Cali

 Angarad
Apocalisse di Morte
"

 

Presto la Nera Armata organizzò un incontro con tutti gli ordini interessati alla faccenda. Il luogo dell'incontro fu la Torre dei Maghi Neri.

Era il XX giorno del IVmese dell’anno VIII.

Solo il lieve rumore prodotto dai passi di chi si avvicinava e lo scalpiccio dei cavalli, turbavanoil silenzio in cui era immerso il luogo di ritrovo.
L’aria calda della sera primaverile veniva mitigata da un venticello fresco,che soffiava con flebili spire su chi era presente, rendendo più sopportabile la calura. La torre si stagliava come sagoma nera nel totale buio che l'avvolgeva. I rumori del sottobosco erano innaturalmente inesistenti, come se qualsiasi cosa avesse albergato in quel loco fino a un attimo prima,avesse cessato persino di respirare.

Il parlottio dei presenti aumentava con l'aumentar dei partecipanti all'inconto e riempiva l’aria. Il cupo cielo senza luna rendeva le sagome indefinite e difficili da distinguere per chi non aveva acuta vista. Una siepe si mostrava agli occhi di coloro i quali avessero finito la salita. Benché elemento naturale essa appariva scura come tutto il resto delle cose e alta più di un uomo a cavallo. Stranamente quella siepe incuteva timore in chi l'osservava...

Il gruppo seduto nel giardino cercò di capire il nesso che avrebbe collegato la Quinta lacrima ai monaci. L'arcimaga Nera Iryen prese la parola per prima e cercò di riunire il sapere di tutti in merito all'argomento. La messaggera Bluette narrò della manifestazione di Tenebra alle caverne e dello strano fare dell'insaniae.Prese anche a ricordare ai presenti che quella volta udirono anche un'eco lontana che proferì delle chiare parole e fu allora che si mise a proferire la profezia innanzi a tutti e disse di come il gruppo aveva protetto il simbolo...Aggiungense infine qualche cenno sul suo suo prendere a studiare testi antichi con l'Apocalisse di Morte.

Mentre discorrevano,la Strale d'Amaranto degli Empi Sigilli, Derrewynn, ebbe la sensazione d'udir delle voci. Intanto, tra le siepi del giardino, dei globi di luce guizzavano come giocando fra le scure foglie, si trattava di fuochi fatui. Tutti sentirono le voci, ma ognuno nella sua mente, ed ognuno interpretando il loro dire in base al proprio credo.

Il Precettore dei Chierici Maif parlò della rivelazione della Dea in merito ai Monaci... Essi erano dediti ad Ella ed il loro compito era di portar Giustizia, ma poi persero la sanità, furono accecati dallo zelo e definiti eretici furono infine giustiziati. Il Druido Durmendin specificò che le Voci udite erano quelle dei Monaci dell'Ira, gli Inquisitori. Kelsen prese la parola a sua volta e specificò che le Voci dissero di pregar per Lei, ma non capì a chi si riferissero, dato che sarebbe cosa assurda il pregare Themis per Themis.

Fu in quel frangente che il Cavaliere della Dea spiegò anche il significato della preghiera, ossia il mettere in comunione immortali con le Divinità, il sentire i propri sensi al fine di sfiorare con l'anima l'inestricabile essenza divina..."Un mezzo per cercare chiarezza" aggiunse in fine.

Ma chi era questa Lei?

Kelsen disse che a parer suo trattavasi di Lot e che ciò che stava per avvenire era un ritorno all'eresia, una Fede imposta con la forza. Il chierico Daag sottolineò l'importanza d'esser tutti disposti ad andar a capo alla questione, dato che erano comunque tutti legati fra loro. Il Druido Madet si chiese se il volere dei monaci fosse legato al voler riscattarsi dall'eresia. La Maga Rossa Euridice disse che una misteriosa figura parlò di un Flagello e riportò le sue parole:

"Egli si è introdotto sotto false spoglie. L'avete portato qui come un alleato, come un
aiuto per la Vostra cittadina! Ma Egli portava con sè una maledizione!
Siete stati stolti... Fiducia mal riposta... Dovreste arrenderVi..
."

Il Cavaliere del Giudizio dell'Assoluzione Yukio dichiarò d'esser stato il primo ad aver la visione della V Lacrima, spiegò che in quella visione vide simboli spezzati sia dell'Unico che della Dea e cadaveri impalati d'entrambe le fedi e d'ogni età, poi estrasse la spada come per volersi proteggere da qualcosa d'indefinito, prima di concluder dicendo che le voci da lui sentite erano le stesse che sentiva in quel momento nel giardino della Torre.

Le parole del Cavaliere spezzarono il rumore di ogni altra parola ponendo l'accento sulla possibilità che qualcuno fosse lì in quel momento, forse nell'ombra, forse più vicino ancora a coloro ch'erano seduti tranquillamente ad assaporare la dole brezza serale.

La Strega Indovina AlexielSan chiese ad Eldorian se avesse già conrtollato le rune e l'Ambasciatrice delle Streghe rispose di non averlo ancora fatto ma erano sempre in tempo per farlo.

Il Druido Durmendin ricordò a tutti che lo Spettro che era a capo era una figura dai lineamenti d'uomo avanti con gli anni e con un lieve accenno di barba sul viso. Il chierico Maif suppose che la V lacrima potesse essere la disperazione, la disunione e propose di cercare il punto comune fra tutti i coinvolti nella faccenda.

Il dubbio che pian piano s'insinuava nelle menti dei presenti fu alimentato dal frusciare del fogliame sotto le spire del vento.

Molti dei presenti cominciarono a confessare d'aver sentito le Voci ed il Leone nighteagle mormorò che a suo parere le Voci facevano leva sulle paure più recondite di ognuno di loro. Tornò il silenzio, ma era talmente spesso ed impenetrabile da divenire palpabile. Pian piano l'ipotesi prese corpo... Kelsen e Rafael ricordarono che la Dea disse che non era ancora il tempo ma Derrewinn esclamò che già si stavano rafforzando, l'Anello parlò per lei. Tutti si chiesero dove poter star al sicuro e non essere uditi, ma era difficile immaginare un posto con mura impenetrabili da Spettri.

Bluette però sembrò tranquilla e disse che a suo parere mai le voci furono minacciose. Daag propose di cercar l'elemento comune a tutti, magari proprio il fulcro che spinse le Voci verso loro tutti.

La druida Madet aggiunse che tutti sapevano che Essi erano alla cerca della "Stilla" a Meridione. Durmendin ricordò di una Stilla custodita da tempi immemori a sud della Foresta. Madet ragionò sul fatto che i monaci erano alla cerca della Stilla ma non ne conoscevano l'ubicazione e non v'era alcuna certezza sulle loro intenzioni: lo scopo era di distruggere o di possedere tale Stilla? Bluette tenne a sottolineare che una Stilla poteva esser sì una lacrima,ma anche una goccia... Eldorian ed AlexielSan andarono ad interrogare le rune congedandosi così dal gruppo. Madet e Kelsen ragionarono su ciò che accecò i monaci portandoli all'eresia, pensarono alla bramosia di denaro e potere e Rafael chiuse il loro discorso affermando che i monaci erano dei fanatici che finirono per travisare il loro compito.

Improvvisamente una fiammata azzurrina illuminò il cielo scuro e sparse una chiara luce che Illuminò a giorno la volta notturna priva di luna. Il fuoco fatuo prese ad ardere sopra le panche con fare impetuoso e vivo, le sue fiamme danzarono sospese in cielo e fra i loro lembi prese presto forma un volto umano dai lineamenti severi e grotteschi.

Era il viso di un uomo incappucciato che prese consistenza pian piano, come distaccandosi dalla fiamma. Durmendin riconobbe nella figura il Capo dei Monaci... Le reazioni furono varie, chi pregò, chi si strinse i pugni per la rabbia, chi temette qualcosa... D'un tratto la figura prese a parlare e con timbro cupo e ridondante disse:

"Convertitevi alla vera fede!"

Il gruppo tutto chiese quale fosse tale fede ed ebbero vaga risposta:

"Molti di Voi hanno già capito"

disse il monaco, poi aggiunse

"La Quinta Lacrima porterà la redenzione..."

ed il suo dire fu accompagnato da un coro spettrale ed univoco che presto divenne un'eco dalle inquietanti sfumature e si sparse nel fuoco per poi raggiunger l'udito edi presenti con un'altra frase

"In nome della Dea molti di Voi periranno".

Il grido ancestrale s'insinuò nella mente di chi era ad ascoltarlo, a tratti suadente, a tratti aggressivo.

Il gruppo prese a chiedere chi o cosa fosse la Quinta lacrima ma la voce rispose in modo vago,mentre l'azzurra fiamma parea tener tutto succube al suo potere, anche i fuochi che illuminavano il giardino impallidirono e nessun rumore era udibile. Dopo aver aggiunto che la risposta risiedeva nel cuore di ognuno di loro, la luce azzurra ebbe un guizzo verso l'alto,aumentando per un attimo l'intensità della fiamma, brillò in modo violento e poi di colpo scomparve.

Il luogo tornò ad ammantarsi d'oscurità e le piante ripresero a frusciare agitate debolmente dal fresco vento che riprese a soffiare. Cominciò a piovere in modo impetuoso, ma il gruppo non si lasciò scoraggiare da ciò, sebbene la confusione in merito alla Quinta Lacrima parve aumentare. Tutti cercarono di trovare un collegamento tra Themis e Simeht e credettero che il Tempio ov'era custodita la Stilla fosse in pericolo. Madet credette che ciò ch'era minacciato maggiormente fosse proprio l'equilibrio generale. Yukio affermò d'aver sentito nella sua mente che la Quinta Lacrima altro non era che Simeth, e che i monacivolessero liberarlo per compier il volere della Dea...

Il gruppo si chiese se i monaci fossero mossi dalla follia o se ambissero alla salvezza di Simeht o da Simeht... E se l'equilibrio da essi professato non fosse altro che la volontà di ripulire tutto distruggendo tutti? Quella sera anche Angarad giunse, l'Apocalisse di morte.Ma neppur lui seppe spiegar meglio il tutto.

Derrewynn spiegò che le quattro lacrime eran i quattro dell'Apocalisse dei Cavalieri Neri. Angarad entrò nello specifico e li chiamò con i nomi di: Morte,Carestia, Pestilenza e Guerra. Ma chi era la quinta Lacrima? Cos'era? La Quinta Lacrima sarebbe stata quella che avrebbe innalzato le altre quattro.

Angarad continuò nel racconto... In tempi passati furon proprio le quattro lacrime a sconfiggere Simeht, le stesse che risiedon agli inferi,nelle Torri in cui Tenebra ha detto loro di rimanere. Ma Yukio tenne a ripetere più volte che esse avevano sconfitto il Demone originario ed i suoi discepoli, ma non l'Unico. Angarad aggiunse che i cavalieri neri sono investiti dall'essenza delle Lacrime, indi sono come loro, seppur in piccola parte.

Maif allora prese a narrare brani dal tomo sacro e citò il seguente testo: "Trasformandosi in quattro superbi cavalieri dalle nefaste armature, i cavalli grondanti ferocia e dai paramenti infuocati. Carestia, Pestilenza,Guerra e morte...Li ho visti portare l'Ira della Dea su tutto il Creato, come fossi su un monte altissimo ho visto il loro scempio, il loro percorso di dolore tra tutte le razze, li ho visti abbattere su coloro che avevano tradito l'Amore. I Quattro Cavalieri grati a Tenebra per la salvezza concessa chimaron capo e pronunziaron basso un giuramento, che a lei li legava sino alla fine dei giorni."

Il gruppo poi si divise ed alcuni d'essi decisero di contattare i Detentori dell'Arcana Saggezza per esser aiutati nella cerca...

Correva il II giorno del IV mese dell'anno VIII

Era una serata serena,una serata come tante. La sede dei Detentori dell'Arcana Saggezza stava per essere terreno d'incontro tra il consigliere Jigoro e il cavaliere nero Bluette.

Nel salone dagli splendidi tendaggi camminava Jigoro con fare teso e nervoso. Quella sera la Custode degli Annali Sianna rimase più del solito china su antichi tomi che con cura ripose prima di dirigersi verso la sala di ricevimento. Intanto l'altra Custode degli annali,MarieMagdalene, scendeva dai suoi alloggi. Le due umane nel corridoio s'incrociarono ed assieme proseguirono verso la sala, entrambe consapevoli di ciò che accadeva. Giunta l'ora fissata, Jigoro si diresse verso il portone ed accolse la sua ospite, la messaggera Bluette. Il consigliere fu garbato ed ospitale con la vampira che gli ebbe salvato la vita in passato, la scortò fino al salone ed ivi la fece accomodare dopo averla presentata alle sue consorelle. Bluette ammirò l'arredamento serio e raffinato della sala dei ricevimenti, ma mantenne costante il suo essere inespressiva, distaccata e sicura nei modi. La Messaggera e Jigoro presto presero a discorrere del motivo della visita. In quel mentre giunse dall'esterno la guardiana Loveday, che fu da Sianna accolto.

Altri due guardiani,Agora e Lancillotto, giunsero nel salone e porsero i loro omaggi all'ospite. Intenso e vibrante scambio di sguardi vi fu tra Bluette e Lancillotto e la vampira non parve gradir la cosa. Distaccata come prima la messaggera delle Tenebre rimase e chiese a Jigoro di non scrivere oltre sulla Contessa Astarte. La situazione non sarebbe comunque mutata, e lui non avrebbe riavuto il sommo.

Jigoro accettò e le offrì una mappa da lui medesimo stilata assieme ad una rara pigna di pino marittimo.

Bluette prese la mappa e la rimirò, passò la mano sui solhi tracciati dalla penna, carezzando quasi. Ringraziò e con tono deciso affidò a Jigoro un compito, una ricerca sui monaci tacciati d'eresia. Jigoro accettò e suggellò ulteriore patto con la messaggera rimarcando sulla fiducia che in lei riponeva, di rimando Bluette fece la stessa cosa. Senza altro aggiungere, Bluette andò via, rifiutando scorta alcuna...

L'appuntamento per la partenza fu fissato il ||giorno del || mese presso il Giardino delle Delizie, là Jigoro conosceva un passaggio che conduceva alla Vecchia Lot...Il gruppo procedette a fatica nell'angusto cunicolo al di sotto del Giardino delle Delizie. Acri esalazioni disturbarono il loro andare, soprattutto l'olfatto del Consigliere Jigoro.

La sola luce era quella fredda delle fiale alchemiche che reggevano LeonusDeClange e Xelloss, oltre a quella emanata da poche torce, tenute dai Cavalieri della Dea Themis Kelsen e Diade e dal cavaliere nero Rokeavenger. Dalle pareti della roccia sorgevano grossi spuntoni che impedirono il procedere affiancato alla parete.L'Apocalisse dei Cavalieri Neri Angarad facea strada al gruppo, dietro procedevano i Detentori scortati dai loro Guardiani.YulEinsdorff era in maggior difficoltà per la precarietà della sua vista, ma loveday gli stiede vicino facendogli sentir col contatto la sua presenza.

Procedette il gruppo con far titubante a causa del buio, passarono anche un ponticello di legno che parea fragile.Ad un certo punto suoni gutturali invasero il cunicolo e presto quattro goblin si palesarono gorgheggiando e brandendo spade corte in direzione del gruppo; dietro questi v'erano altri due goblins armati d'arco corto che li seguivan pronti all'attacco.Lesto il gruppo sfoderò l'armi e si preparò alla pugna, anche il consigliere Jigoro impugnò il suo arco e con incerto fare lo tenne inmano pronto ad incoccare.

Dal soffitto intanto cadde della polvere e poche gocce tintinnarono al suolo rendendolo umido e melmoso.

I goblins avanzarono sempre più e presto il gruppo vide i loro occhietti luminosi e pungenti dirigersi nella loro direzione.Junior si pose a difesa degli alleati. Jigoro tenea l'arco in mano indirizzandolo verso il suolo con la freccia incoccata, la cerusica SephiraZagart restò al di lui fianco,il mago nero Selgar già s'apprestava a far un incantesimo, ed i necromanti Armandine e Xelloss lesti innalzarono le loro auree.

I cavalieri neri Rokeavenger, Angarad e LeonusDeClange si prepararono a colpire. I guardiani dell’Arcana Saggezza Mallow e Lancillotto proseguirono coprendo il Consigliere dell’Arcana Saggezza Jigoro e la cerusica SephiraZagart a lui vicina. L’elfa riuscì a mantener la calma nonostante l’attacco dei goblins. L’Adepta Guardiana Loveday rimase in retroguardia per proteggere il Detentore Precettore YulEinsdorff. Due Cavalieri della Dea, Kelsen e Diade, si misero a protezione del gruppo e lasciarono che i Cavalieri Neri,i Necromanti ed il Mago rispondessero agli attacchi anche per loro. Il Cavaliere Nero Scelto Rokeavenger s’affiancò al suo Maestro d’Armi LeonusDeClage ma due goblins in retroguardia scagliarono contro loro delle frecce che sibilando rapide li colpirono al petto penetrando le loro carni.

Il Necromante dello Spirito Xellos presto sollevò la sua aurea mortifera e cominciò a mormorare parole d’invocazione per scagliare gli “Artigli degli Spettri” contro uno dei goblins che avanzava. Morte presto rispose all’invocazione del Necromante ed uno spirito ferale si scagliò contro un gobelin lacerandone le carni con grandi artigli, per poi svanire come bruma dal vento sospinta.

Anche la Necromante della Carne Armandine aumentò la sua aurea e, appena raggiunse la giusta concentrazione, delle lingue dalle azzurre sfumature si alzarono vicino alla sua figura. Fu allora che la mezzelfa invocò Sin,la Signora delle Bestie Lunari, e chiese gli “Artigli degli Spettri”. L’incanto andò a buon fine e presto la fiera bramosa di sangue invocata dalla Necromante si scagliò su un gobelin.

Il Mago Nero Selgar cominciò a sua volta un basso mormorio che presto si mutò in una nenia. La Trama d’Uri lo avvolse mentre già si trovava in estasi e la di lui concentrazione cresceva costante. L’incanto evocato da Selgar generò tre scariche elettriche che si dipartirono dalle dita del drow come una “Saetta Elettrica” ed andarono a colpire due goblins rendendoli incapaci di coordinare i movimenti; la terza scarica elettrica si scagliò sull’umida roccia mancando il bersaglio.

Due goblins caricarono contro il Cavaliere Nero Junior e il Cavaliere dell’Apocalisse Angarad tentando di colpirli con le loro spade corte. Angarad riuscì a deviare il colpo alzando la sua lama e facendo sbilanciare il mostro in avanti,poi lo colpì alla testa stordendolo ed infine lo finì recidendogli la gola.

Junior tentò un Dritto Sgualembrato ma non andò a segno. LeonusDeClage, colpito al petto, venne scagliato contro la parete e rimase immobile per un momento, ma presto il vampiro raccolse le sue forze e si portò verso il mostriciattolo che uccise con un possente fendente. Il Demone Rokeavenger, grazie alla sua stazza ed all’estesa protezione che indossava, guizzò verso il gobelin con una malefica stoccata, lasciando che il dardo rimanesse conficcato nelle sue carni. Non riuscì a ferirlo mortalmente e tentò di sferzare un fendente, ma questo andò a vuoto perché il gobelin da lui attaccato cadde sotto l’incanto di Armandine.

L’elfa SephiraZagart intanto estrasse dalla borsa cerusicale degli strumenti che si pose nel camice, apprestandosi così a porger le cure necessarie ai feriti.

Selgar per lo sforzo cominciò a respirare irregolarmente, ma presto si riprese e fu pronto a controbattere al dire di Kelsen che intanto avea ringraziato la Dea per la sconfitta dei verdi mostri. Solo quando caddero tutti i goblins il Consigliere Jigoro decise che era giunto il momento di rilasciare la presa del suo arco corto, non senza prima rischiare di scagliarsi una freccia sul piede.

L’Umana Diade seppe risponder a tono al Mago ricordandogli che la Dea può portar la sua Luce e la Sua Ira ovunque, così per poco continuò il punzecchiarsi fra i Cavalieri di Themis ed i devoti alla Nera madre. Uniti nella battaglia ma distanti nella Fede. Lo Scelto Rokeavenger strappò da solo la freccia dalle sue carni e con possente rabbia la scagliò lontana, rimandando ad un successivo momento la rigenerazione. Il Maestro d’Armi LeonusDeClage si lasciò curare dalla cerusica che lesta gli incise quattro punti perpendicolari con il cauterio precedentemente arroventato su una candela. Dopo poco l`elfa estrasse l’arma dal di lui petto e disinfettò la ferita con dell’Essenziale di Eugenia, infine passò alla sutura e terminò la sua cura cospargendo il tutto con l’Erba dei Tagli.

Tutti rinfoderarono le spade e il cammino proseguì lungo il tetro ed umido cunicolo. Il clangore metallico delle armi brandite permase ancora per un po’ con la sua eco, presto però si sfumò fino a tacere e rimase solo il suono dell’acqua che trasudava dal soffitto creando a terra un pantano.

L’odore di morte regnava pesante assieme al silenzio. Nella semioscurità il cunicolo si strinse lievemente e presto i viaggiatori poterono notare la fitta rete di ragnatele presente. Con le fiaccole in mano le carovana procedette mentre lievi soffi di vento penetrarono il cunicolo con acuto sibilo che agitò le fiamme facendole danzare in modo sinuoso ed armonico. Il riflesso del ballo delle fiaccole produsse sulle pareti le ombre dei presenti in modo alquanto sformato.

Durante il tragitto Angarad convinse il ferito LeuonusDeClage a portarsi dietro e fece avanzare Kelsen. Erano diretti verso la Torre dei Maghi, ove Jigoro disse che avrebbero passato la notte. Sul fondo melmoso era possibile intravedere delle orme di varie dimensioni, alcune delle quali piccole e recenti... La puzza di umido e stantio presto s’acuì disturbando l’olfatto dei più sensibili. Il cunicolo dopo poco s’allargò ed il pavimento divenne più regolare, alternando fanghiglia e ciottoli di pietra che presto si compattarono fino allo raggiungere l’ingresso di una grande sala.

Entrando, il gruppo potè notare un antico mobile di due metri posto sulla parete sinistra della sala. Sui polverosi scaffali eran posti antichi tomi dalle copertine rovinate dalle intemperie del tempo,dal corso degli anni e dalla fame di qualche topo. L’elfo Jigoro riconobbe il luogo ove tempo addietro era già stato e fu accolto dal passaggio di un topo squittante che gli di divincolò fra le gambe. Angarad,Selgar, Bluette e Xellos, parean bramosi nell’osservare quei tomi dalla polvere impregnatied i Detentori molto si compiacquero nell`osservar ciò. L’aria era gravida di puzzo di chiuso e rancido e la polvere aleggiava pesantemente.

Xellos si mostrò molto saggio nel suo dire e mormorò che “Solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, possono cambiarlo davvero" ed aggiunse che "La Conoscenza è la Chiave capace d’unire persone assai diverse fra loro”...

Angarad scorse poi un’apertura che conducea allo Scriptorum, una stanza che presentava sulla parete destra un lungo tavolo in legno antico con una bianca patina di polvere che la sovrastava. Sopra la scrivania lunga più di un metro, eran presenti vari vecchissimi calamai in disuso da tempi immemori. Un gobelin curiosamente malvestito sbucò da sotto il tavolo e con fare terrorizzato si allontanò veloce nella sua grigia blusa e nei suoi neri e corti calzoni buffi. I suoi passi riecheggiarono per un po’ di tempo, fu chiaro agli astanti che il mostriciattolo stava salendo una scala. Allarmato da tale presenza che potea andar a richiamare i suoi consimili, il gruppo decise d’affrettarsi nel procedere. Tra Jigoro e SaphiraZagart sorse un pungente battibecco che li portò a sciogliere il ghiaccio ed a mostrarsi disposti l’uno verso l’altra.

Una volta usciti dallo scriptorum, i viaggiatori s’avvidero d’una lunga scala in salita, l’unica via percorribile, dato che il cunicolo si restrinse e divenne nuovamente instabile nella sua pavimentazione. In lontananza ancora si poteva udir il gobelin che scappava scapicollandosi. Dopo la ripida salita, il gruppo vide innanzi a sé ciò che della Torre dell’alta Magia restava. L’aria mutò la sua consistenza liberandosi dai miasmi che l’infestavano nel cunicolo. Dagli alti finestroni penetrava la fioca luce dell’argentea luna. Dai vetri rotti una lieve brezza penetrava e rinfrescava l’afosa e stantia aria.

Il silenzio regnava sovrano nella Torre dalle imponenti mura che presentava una parete laterale crollata. Dall`altura della Torre (circa trenta-quaranta piedi) si potea veder la rupe dei suicidi e la vecchia lot sottostante, con i suoi ruderi ed i tetti crollati, avvolta nella sua interezza da una perenne nebbiolina verdastra. Innanzi ai presenti un pozzo di bianca pietra da ragnatele infestato con all’interno un condotto intravedibile che conducea verso il basso. In quella sala ove si scorgea dalle infrante vetrate la placida luna troneggiar nel cielo terso con le sue pulsanti e nitide stelle, il gruppo prese a montar le tende per riposare. Solo i vampiri Bluette e Xellos ed il demone Angarad decisero di vegliare e far un giro di ricognizione; la loro razza gli permettea di non dover a Sonno obbedire. Gli altri astanti s’apprestarono al meritato riposo.

Imponenti scaffali ricolmi di antichi tomi e ricoperti da una spessa patina di polvere eran presenti lungo le pareti ed in fondo alla sala un grosso tavolo di mogano circondato da numerosi scranni era situato. L’atmosfera nella Torre dell’Alta Magia parea essersi cristallizzata in un attimo del passato. Dopo qualche ora di riposo, i partecipanti alla spedizione presero a destarsi... All'interno di una tenda v'erano Bluette e LeonusDeClage,erano intenti a parlare di Tenebra e del suo usare la vampira come messaggera per diffonder il messaggiodel ritorno dei Monaci tra i vivi. I monaci eretici erano coloro che adoravano le Quattro Apocalissi e che le avrebbero riportate nel loro posto nei cieli.

Il Maestro d’arme capì subito che si trattava delle Quattro Piaghe { Guerra, Pestilenza, Carestia e Morte } ovvero i Quattro cavalieri araldi dell’Ira della Madre, le Quattro Lacrime Nere cadute sulla mezza luna incisa da Themis. Ciò che cercarono indi di capire fu chi o cosa fosse la Quinta Lacrima decantata dai Monaci eretici.

LeonusDeClage rimembrò che quand’era umano lesse di cinque sigilli neri che avrebbero fatto scatenare la potenza dei Quattro ed avrebbe permesso ai mortali di capire il loro oscuro verbo. La Quinta Lacrima era quindi il “catalizzatore” delle altre Quattro, una sorta di chiave di volta da non far finire nelle mani sbagliate.

Pian piano gli altri si destarono e presto Angarad ordinò di smontar le tende ed organizzò la formazione con molta determinazione, benché non sembrò molto favorevole all’idea di Jigoro di scender nel pozzo senza l’armature indosso. Mentre la luna illuminava d’argentea luce la sala dalle alte pareti, le voci dei presenti risuonavano similari ad un brusio che rimbombava maggiormente nei pressi del pozzo, rimbalzando tra le sue pareti.

Dalle finestre infrante penetrò un tiepido vento che sollevò nugoli di polvere e carezzò le vesti dei presenti smovendone appena le pieghe. Il vento era gravido dei profumi dell’estate e solleticava gli olfatti più sensibili. LeonusDeClage s’apprestò a legar una corda per calarsi nel pozzo che si mostrò come senza fondo. Angarad scese per prima e coordinò come sempre gli astanti. Dal fondo del pozzo provenne un ringhio sommesso e vibrante, forse solo frutto della fantasia causato dalla eco delle voci e dal suono dei calzari.

L’aria delle rocciose pareti era umida e stantia. La cerusica SephiraZagart divenne insofferente e quasi bisticciò con il Maestro d’arme che minacciò di gettarla nel pozzo. Fu Jigoro a far calmar i due ricordando loro che tutti erano legati a tutti in quella circostanza, dipendenti l’uno dall’altro. Il vento per un attimo prese vigore e sollevò sia la polvere sia degli antichi fogli staccatisi dai tomi, portando con sé anche alcune foglie. Il gruppo scese ordinato mentre le sacche cominciarono a rumoreggiare confusamente. Le pareti si mostrarono coperte da muschio e contornate da ragni che si arrampicavano costruendo le loro ragnatele e, sebbene Xellos avesse la fiala alchemica con sé, non riuscirono a veder la fine del pozzo.

Imboccato il cunicolo, l’aria tornò a farsi pesante e i viaggiatori s’avvidero degli spuntoni di rocce presenti alle pareti. Precipitando dal bordo del foro, alcuni frammenti di roccia caddero su chi già scendea nel pozzo, rendendo la discesa ancor più fastidiosa, ma il loro rintoccar per terra,fece comprender ad Angarad che la fine della gola era ormai vicina.

Giunta notò presto la melmosità del suolo ed un’arietta pungente che sibilava tra i fori della roccia, i suoni scemarono man mano che il gruppo tutto raggiunse il fondo… La flebile luce delle torce fece presto notare degli scalini ricoperti da una verdastra patina che scendevano; i cavalieri s’armarono e proseguirno. Il cunicolo che si presentò alla vista della carovana era stretto e basso per chi superava il metro e 70, dal soffitto cadea della sabbia e delle gocce d’acqua trasudava tintinnanti. L’aria era attraversata da acri esalazioni e delle spire verdastre s’allungarono ed alla tenue luce delle torce si tinsero di mille screziature. Le voci rimbobavan nel cunicolo man mano ci si addentrava al suo interno. I gradini che portavan il cunicolo a scender verso il basso eran muschiosi ed asimmetrici ma presto il soffitto di venne più alto ed il gruppo potè procedere con minor disagio, seppur per brevi momenti alcuni viaggiatori rischiaron di cadere. Sulla melma il gruppo s’avvide di piccole orme recenti e sentì un brusio sommesso e misterioso provenir dal fondo. L’aria nella scalinata era fresca e lo spazio maggiore rispetto a quello del cunicolo, ma il percorso parea interminabile.

I suoni confusi sembravan unirsi alle voci del gruppo e parean nascondersi ove i occhi non potean arrivare. La cerusica dava segni di cedimento ed arrivò anche a sbottonarsi il camice per meglio deglutire. Al termine della gradinata v’era una piattaforma legnosa ed i gorgoglii parean giunger oltre questa. Sibilando e frusciando fra le pareti, un forte vortice di vento gelido soffiò sul gruppo e rinfrescò l’aria, dando sollievo anche a SephiraZagart. Le torce e le fiale fecero scorgere uno strapiombo che impediva la traversata, ma Jigoro propose di scender ancora, ricordandosi di un’apertura che conduceva al borgo delle arti. La piattaforma era stabile e dieci metri dopo d’essa v’era un profondo buco. L’odore d’umido si mescolò a quello delle torce mentre il suono emesso dal fuoco si confuse con i rumori di sottofondo.

Il forte vento che sopraggiunse fece tremsr l fiamme e sulle pareti si proiettaron ombre irregolari, poi le fiaccole si spensero e rimasero solo le fiale a rischiarar il cunicolo, le vesti dei presenti vennero investite dalla violenza del vento che sollevò anche dei nugoli di polvere. Tutto parea divenir ancora più misterioso ed un rombo improvviso giunse dal basso, riecheggiando fra le mura. S’udì un ringhio, o forse sol il rumore della bufera che sembrava ribchiusa entro queke pareti.

Il gruppo prese a discendere la voragine, piuttosto stretta inizialmente, ma poi simile ad un imbuto rovesciato. Il vento fece oscillar senza posa la corda mentresferzò i corpi con fare simile ad una frusta.

Il vortice sollevò Xellos facendogli perdere la presa da una mano; ciò lo portò a reggersi con l’altra ma la strisciò lungamente, e ne’uscì ferito a sangue. Il suo movimento fece ondeggiare pericolosamente la corda dando instabilità a tutti. Il vento sollevò anche Selgar e gli fece perdere completamente la presa, così il drow cadde su Bluette che riuscì ad afferrarlo con una mano. Man mano scendevano l’aria divenne sempre più fredda ed intrisa d’odor di rancido. I rumori s’intensificarono e divennero simili a lame strisciate lungo pareti di roccia e mazze di legno sbattute contro il terreno. Con l’oscillar della corda, anche l’illuminazione divenne instabile…Ad un certo punto Jigoro scorse un cunicolo nella parete, uno stretto pertugio, il passaggio che cercavano; lo indicò agli altri ed Angarad fece arrestare il gruppo. Quando Jigoro riuscì con agilità ad entrar nel cunicolo, chi era sotto risalì e pian piano tutti cercarono d’entrarvi. Durante tali manovre, Junior perse il suo zaino, che inesorabilmente cadde nel vuoto e Kelsen rischiò di cadere, ma aiutato da Diade e Junior, riuscì a risalire ed entrar anch’egli nel cunicolo, seppur con un calzare in meno, che gli si sfilò e cadde nel baratro.

Presto tutti si armarono e dal fondo del passaggio provenne un grido ben distinto, ferro sbattuto sulla roccia…Il gruppo vide una fioca luce in fondo. Avanzando scorsero una scala a pioli e due sagome di goblins che avanzavano verso loro brandendo le armi… Le loro ombre oblunghe parean imponenti e lesti il mago ed i necromanti cominciarono a concentrarsi. Selgar iniziò a proferir una nenia e la Trama di Uri presto rispose al suo richiamo; prese dei petali rossi dalla tasca e li gettò contro le due creature con lo scopo di destar in loro Assopimento, ma a causa della poca concentrazione iniziale, l’incanto non andò a buon fine ed il mago rimase stanco per un po’ di tempo.La fiala di luce fredda di Xellos illuminò i due che avanzavano e si palesarono innanzi al gruppo due goblins piccoli di stazza che parsero intimorirsi innanzi ai viaggiatori, ma infine presero coraggio e si scagliarono contro i primi della fila.

Rokeavenger parò con lo scudo l’attacco del mostriciattolo e lo colpì perforandogli una coscia e provò un nuova stoccata in direzione dello stesso gobelin. LeonusDeClage diede un calcio ad un gobelin che gli cadde addosso mentre la sua arma gli si conficcava nella spalla.

Xellos ed Armandine raggiunsero l’apice della concentrazione e le loro nenie risuonarono nel passaggio, fino a divenire delle invocazioni a Sin che concesse ad entrambi gli “Artigli degli Spettri” che si scagliarono alle spalle dei goblins uccidendone uno e facendolo piombare su LeonusDeClage sbattendolo a terra con violenza. Il secondo mostro cadde morto perché colpito dall’ennessima stoccata di Rokeavenger, metre questi fu ferito ad una spalla. Nonostante la ferita, Rokeavenger colpì anche il gobelin caduto sul maestro d’arme e lo finì, ma il mostro riuscì a dare una forte testata a LeonusDeClage…Il maestro cadde sbattendo la testa contro la roccia del pavimento e perse i sensi.

Il pesante corpo del Goblin che s'era riversato su LeonusDeClage venne faticosamente spostato dal petto del Vampiro,tenendo però ancora le sue gambe bloccate. Il compagno del pelleverde a sua volta era riversato a pochi piedi da lui e ne impediva l'avanzata. Non appena l'elmo del Maestro D'arme LeonusDeClage venne sfilato, donando così il suo cranio alla vista dei presenti, un rivolo di sangue si potènotare scivolare lungo il lato destro del suo viso,come se la botta presa fosse stata così forte che nemmeno quella protezione avesse potuto impedire la ferita. I corpi dei due Goblin vennero finalmente spostati dal passaggio,sebbene lo ostruissero ancora parzialmente, e lasciarono solo un piccolo spazio calpestabile. Ancora quella piccola luce brillava al fondo del cunicolo dove,chi possedeva l'oscurovisione, poteva scorgere una scaletta.

Lo scricchiolio della scala era notevole;essa si presentava rustica, fatta di corda e pioli. L'avanguardia del gruppo cominciò a salirla. La pioggia cadendo copiosa all'interno del cunicolo,inzuppava gli abiti e i capelli di chi avanzava. Un lampo illuminò il cunicolo,uno squarcio di luce in quel buio così fitto. La scala fatta di corda ondeggiava ad ogni movimento di coloro i quali erano intenti a salire. Qualche piccolo sassolino si staccava dalle pareti del cunicolo, lasciando cadere della fastidiosa polvere negli occhi. Della luce veniva sprigionata dall'artefatto di fattura alchemica che il Necromante Xellos aveva seco fra le mani. Ondeggiava ancora di più la scala, sospinta da una brezza che da lieve diveniva via via più decisa, smuovendo le capigliature e le vesti dei presenti nel loco. Né la luna né le stelle erano visibili nel cielo notturno, imbrattato da un groviglio di nubi oscure gravide di pioggia. Incessanti, grosse gocce d'acqua ricadevano al suolo e nel cunicolo, rendendo così meno confortevole la risalita per coloro i quali erano aggrappati alla scala pericolante. I lampi, seguiti dal rombo dei tuoni, seguitavano a squarciare l'oscurità con la loro caduca e ciclica luce.

Un infido risolio riecheggiò nel cunicolo, e l'ombra di uno stolto Goblin apparve grazie alla lue fredda di Xellos. Con una spada corta, il goblin tentò di sfilacciare la scala fatta di corda,usufruendo della rientranza della pietra, nella quale era adagiato. Sembrava essere veloce nel suo intento, mentre continuava a bofonchiare qualcosa di incomprensibile a voce alta. La luce della Luna era oscurata a regolari intervalli da gruppi di nubi che,sospinte da un vento costante, andavano ad incontrare lo specchio dell'Astro notturno.

La pioggia incessante continuava a cadere, imbevendo la corda e rendendo i pioli scivolosi al tatto. Mantenere la presa si rivelò sempre più difficoltoso. Il goblin nel frattempo, vistosi scoperto, aumentò freneticamente i colpi sulla corda che andava via via sfilacciandosi mettendo così a repentaglio la stabilità della scaletta.

Jigoro uscì per primo ed ai suoi occhi il Borgo delle arti si presentava quasi immerso nella totale ombra, appena visibile alla luce della sua lanterna,era il lastricato,pieno di fossi, e grosse pietre erano cadute dagli edifici ormai obsoleti. Di tanto in tanto dei lampi laceravano le nubi e rendevano ancora più spettrale il luogo, illuminandolo brevemente, creando in tal modo grosse ombre allungate e rendendo visibili le case e gli altri stabili in avanzato stato di decadenza. Selgar, nonostante la sua poca esperienza in armi, tentò un colpo verso il Goblin,quest'ultimo si scansò ma, fu ferito alla mano destra,l'arma cadde e subito si perse nei meandri del lungo e profondo pozzo. Rokeavenger con un affondo di spada nel bacino del Goblin,riuscì a colpirlo, così il mostro cadde per terra...Nel contempo anche il Consigliere Jigoro preparò il suo arco e scagliò una freccia riuscendo a colpire il Goblin al cuore . L'essere emise un lungo e stridulo grido che risuonò nell'aere mentre le sue movenze erano lente e impacciate a causa delle tante ferite. La corda da lui ripetutamente colpita si sfilacciò ulteriormente finendo così per rompersi. La scaletta, spezzatasi una corda, cominciò ad oscillare, tenendosi su quella rimasta: il peso di colore che reggeva era forse eccessivo. Un 'orda di sette Goblin,apparsi quasi dal nulla, caricò coloro i quali erano alla sommità del cunicolo,alle spalle, approfittando del loro stato di distrazione. Altri tre coprivano la retroguardia con delle balestre in mano, pronti ad incoccare. I primi goblins erano tutti muniti di spada corta e si paravano il busto con uno scudo in metallo che si proponeva alla vista sporco del sangue delle loro ultime vittime.

I goblin che avevano scelto la strada della carica alzarono la propria spada verso il cielo lanciando nel contempo urla di guerra. Due di essi si diressero verso Rokeavenger cercando di impensierirlo con i loro richiami di guerra, altri due si diressero verso la figura di Angarad. I tre Goblin delle retrovie si fermarono alle spalle del Pozzo del Fato,poco distante dal cunicolo da cui il gruppo era appena risalito e da lì,tenendo i propri archi ben stretti, incoccarono la prima freccia. Nel frattempo, la freccia scoccata da jigoro squarciò l'aria, sibilando sordamente, per poi pernetrare nel costato di uno dei quattro Goblin ch'erano andati alla carica; ancora vivo l'essere s'accasciò al suolo perdendo la presa sull'elsa della spada corta. Due goblins della retroguardia mirarono verso Il mago nero Selgar, il terzo sul Messaggero delle tenebre Bluette, puntandola avidamente con lo sguardo, mentre agitavano la balestra ad ogni movimento della vampira. I primi due goblins vennero uccisi dal Cavaliere nero Rokeavenger, con un colpo di scudo in testa ad uno ed una stoccata verso il petto dell'altro.

L'adeguata concentrazione di Selgar permise al Mago di invocare delle Saette magiche, che andarono ad elettrizzare i due avversari che continuavano a caricare, lasciandoli infine inermi. I goblins che si mantenevano a distanza dal resto del gruppo scoccarono frecce che,sibilando nell'aria bagnata, andarono a raggiungere i loro obiettivi seppure con forza limitata dovuta all'acqua che continuava a scendere. Un quadrello si andò a conficcare nella spalla destra del Mago Selgar mentre il secondo nella coscia sinistra di Bluette. L'incanto di Armandine sortì gli effetti sperati ed in mezzo alla pioggia comparve un'enorme fiera simile ad un lupo che puntava con lo sguardo i Goblin con le balestre. Fu facile preda del Cavaliere Campione Kelsen il goblin,che moribondo, giaceva sul lastricato. Immediatamente morte lo colse, mentre fiotti di sangue fuoriuscivano dalle profonde ferite. Lo spirito ferale invocato da Armandine, riuscì a colpire uno dei tre arcieri che cadde nel Pozzo del Fato dopo esser stato ferito a morte;cosa strana fu che il suo corpo cadde senza produrre alcun tipo di suono all'interno del pozzo. I due arcieri rimanenti, furono vittime dell'invocazione del Necromante Xellos,rimasero come intontiti, immobili, mentre il Vampiro sentiva le sue energie accrescersi. Il goblin armato di balestra fu colpito da Angarad e non oppose resistenza per via dell'incanto di Xellos, che ne aveva provato le forze.

Il corpo del mostro venne sballottato da una parte e dall'altra fin quando morì accasciandosi sul terreno. I rimanenti Goblin,furono presi dal panico per la situazione poco favorevole a loro e così tentarono la via di fuga. Essi infatti fuggirono come conigli,dopo aver gettato a terra le armi,complice anche la pioggia e l'oscurità della notte.

Il forte vento scuoteva i pochi alberi diffondendo nell'aria il loro fruscio. V'era un eterno silenzio dopo la battaglia che s'era combattuta senza alcun risparmio di energie dall'una e dall'altra parte. Lampi e tuoni irrompevano nel buio e nel silenzio della notte,squarciando il cielo carico di nubi da cui continuava a cadere l'incessante pioggia. Fredda era l'aria,e passato lo sguancio guerresco, brividi s'iniziarono d insinuare sotto le armature e gli abiti erano ormai zuppi.Il terreno era completamente fangoso,reso tale dal temporale che incombeva da chissà quanto, creando delle grandi pozze d'acqua, che si muovevano ad ogni piccola goccia che scendeva. I presenti presero a sentire in lontananza un ronzio fastidioso, che si faceva sempre più strada avvicinandosi così al gruppo di lottiani.

Il terreno intorno al pozzo era cosparso di corpi appartenuti agli ormai defunti Goblins... La luce che rimbalzava sulle loro fattezze produceva un tetro spettacolo mentre la pioggia continuava a flagellare il terreno ed i volti dei presenti come spilli appuntiti che trafiggono le carni. Il ronzio sembrò farsi all'improvviso vicinissimo ma subito si spense,lasciando spazio al ticchettare dell'acqua piovana. La strada che la nutrita spedizione era intenta a percorrere costeggiava vecchi casolari abbandonati.

Alla luce dei lampi era possibile scorgere le sagome di questi vecchi ruderi flagellati impietosamente dagli eventi catastrofici e dallo scorrere ineluttabile del tempo. All'impetuoso scorrere della pioggia,ecco ancora una volta avvicinarsi il ronzio che s'era precedentemente udito.Il vecchio Palazzo delle mostre si ergeva da un lato della strada e si mostrava fatiscente e per metà crollato.

Dalle sue finestre s'intravedevano, alla caduta dei lampi di luce, alcune figure che puntavano i propri occhietti luminosi sul gruppo. L'acciottolato, rischiarato dal lume di Jigoro e dalla fiala di Xellos,era pieno di fossi colmi d'acqua e di calcinacci distaccatisi dagli edifici. Un odore acre di bruciato arrivò al naso dei presenti,seguito da una nuvola di fumo, che si propagava per tutta la zona, proveniente da dietro il Palazzo delle Mostre.

Sentirono gorgheggiare in una lingua incomprensibile e con alto tono... Quasi sicuramente dietro l'edificio era presenti dei Goblin. Occhi curiosi continuavano ad affollarsi lungo i vicoli bui e le finestre delle vecchie costruzioni. Sempre maggiori visi nascosti nelle ombre della notte sembravano voler seguire il pellegrinaggio della spedizione lungo le vie della vecchia LOT.

Una vecchia porta sbattè con forza cedendo sui cardini vecchi e marci.. Il rumore prodotto si elevò al di sopra della pioggia,forte e perentorio. Il rumore,improvviso com'era venuto,cessò. L'acqua continuava a scendere incessante dal cielo corvino,tintinnando aritmicamente a contatto con il suolo; il vento soffiava, portando con sé un odore acre che pizzicava le narici degli olfatti più sviluppati. Nel cielo cominciarono ad intravedersi alcune stelle, tenui e pulsanti.La sensazione di essere osservati incominciò a farsi sempre più presente nel gruppo, con l'accrescersi dei rumori provenienti da ogni vicolo dell'edificio: eppure, nulla si presentava ad ostacolare il cammino del gruppo. Il vicolo indicato da Jigoro e imboccato dal gruppo si presentava buio ed in apparenza abbandonato. Le torce gettavano spettrali ombre sulla costruzione che da una parte e dall'altra chiudevano il vicolo. Improvvisamente,come se dal nulla fossero spuntate, alcune frecce squarciarono l'aria pregna di pioggia. Due dardi che,in rapida successione andarono a colpire la spalla destra di Jirgoro e la spalla sinistra di Armandine. Appena svoltato il vicolo della Signoria, s'intravide il Tempio di Themis, in tutta la sua imponenza.Dalle spalle del gruppo incominciarono a provenire numerosi rumori: passi,clangori di spade,risatine sommesse ed urla sguaiate. E poi, a poco a poco, decine e decine di goblin comparsero,affollando lo stretto e buio cunicolo. Le ferite riportate da Jigoro e Armandine erano poco profonde; agevole doveva risultare l'estrazione delle piccole frecce. E così fu... Armandine e Jigorò estrassero dalle loro carni facilmente le frecce,proseguendo così il cammino.I goblin che avanzavano erano almeno quindici, e tutti muniti di spada corta e scudo,che recava l'effige di un teschio con le corna. Sei di loro caricarono gorgheggiando verso il gruppo di lottiani,mentre i restanti si fermarono,limitandosi ad osservare.I goblin lanciati all'attacco avanzarono nel buio senza badare a dove posassero i loro piedi. Nuove frecce piovvero dall'alto,probabilmente dalle finestre,, ma i movimenti veloci dei presenti fecero si che nessun dei dardi scagliati andassero a segno.

I sei esseri, nel frattempo guadagnarono terreno e iniziarono a menare bellicosi fendenti nell'aria accompagnandoli con urla di guerra. Nel tempio di Lot ogni suono riecheggiava lungamente tra le alte ed ampie navate,lì era giunto il gruppo di lottiani. Le voci si rincorrevano,si smorzavano, perdendosi poi nel dedalo delle vie che si dipartivano dal suo centro. Una freccia,scagliata dal Consigliere Jigoro,seppure con poca precedente preparazione,trafisse il braccio di uno dei Goblin che però continuava ad avanzare imperterrito con i suoi compagni. Subito al gruppo di lottiani si mostrò il portone d'ingresso del Tempio.pareva fatto di spesso legno ma,aveva i cardini arrugginiti.. Entrarono subito nel suo interno e richiusero il portone. I cardini arrugginiti di quest'ultimo cigolarono,il legno era quasi marcio per via delle intemperie e dalla pioggia battente...

Quattro dei sei Goblin sembrarono fermarsi dinanzi alla mole del Tempio. Sembravano preda di un timore quasi non identificabile.Due di essi,invece,si gettarono a testa bassa all'assalto di Rokeavenger. Il primo Goblin cadde a terra, tramortito dal colpo inflittogli dal Cavaliere Rokeavenger .Il secondo ebbe il tempo di scansarsi e deviò la sua traiettoria per così non farsi colpire. Un vento innaturale ,foriero di cattivi presagi,sussurrava alle orecchie di coloro i quali si trovavano all'interno del tempio. All'esterno lo stridio delle voci si affievolì. Uno dei tanti Gobli,ch'era stato artefice dell'assalto,si dilegua così come tutti gli altri rimanenti esseri,lasciando spazio al silenzio. Una voce spezzò il silenzio,come un fulmine squarcia l'aria "Gloria a Themis a Eretici" era rivolto al gruppo dei lottiani.

Un aggrovigliarsi di scuri tentacoli d'ombra tramava la figura di un umanoide. Parea un uomo,avvolto in un lungo saio cerimoniale,un ampio cappuccio calato sul viso. Avanzò d'un passo,senza produrre alcun rumore, quasi volando sopra il pavimento malmesso. Etereo e inconsistente era il suo corpo, da cui traspariva vagamente ciò che stava alle sue spalle. Il monaco alzò il capo e cominciò a dire con voce quasi gutturale: "Verrà il tempo in cui torneremo a calcare il terreno del Granducato. Insieme, tutti noi, senza nessun invito. E solo in quel momento porteremo il nostro verbo che le umane genti hanno storpiato e travisato nel corso dei secoli" Richiuse le braccia al petto e continuò il suo dire sicuro e deciso,la voce cupa,come un tuono: "E verrà per gli infedeli la giusta punizione, poiché l'Ira della Somma Dea non risparmierà nessuno. Ripudiate i falsi idoli, tornate alla retta fede... è l'unica speranza di salvezza che vi è rimasta prima che la Quinta Lacrima si risvegli"

Tali parole venivano pronunciate dagli altri monaci ch'erano comparsi su cenno del primo monaco...pareva una nenia,una cantilena, ed i sensi di coloro i quali si trovavano all'interno del Tempio cominciavano ad annebbiarsi. Dal pavimento del Tempio,lastricato di scuro marmo,si alzò una fitta nebbia,che sembrò abbracciare i presenti,cullandoli,per far perdere loro i sensi. I presenti s'iniziarono a sentire spossati e stanchi,la nebbiolina presente iniziò a penetrare nel loro essere. I monaci poco prima presenti sparirono nel nulla così com'erano comparsi. "Il tempo verrà e in quel giorno chi non si mostrerà puro nella fede verrà giudicato. Sappiate che quel giorno ci ritroverete a camminare al vostro fianco e ascolterete le nostre parole". Furono queste le ultime affermazioni che tutti poterono udire. Dei monaci non v'era che un vago ricordo,mentre la nebbiolina avvolgeva sempre i presenti nel loco.

Il sibilo del vento riecheggiava all'esterno e della polvere si alzava da terra producendo una nube fastidiosa che non riuscì però ad entrare nella Torre dei Maghi. La pallida Uri vegliava sul continente,affiancata dalle stelle e libera da ogni nuvola. Nonostante fosse Autunno, la serata pareva piuttosto calda, e solo la brezza portava un po' di sollievo ai lottiani. Il cielo era limpido, terso e tappezzato di stelle...una volta celeste magnifica appariva alla vista dei presenti. Il sibilo del vento si confondeva appena con il verso di qualche corvo che volava sopra la Torre dei Maghi. Nei cunicoli,invece, l'aria era più pesante e la zona era illuminata soltanto dalla luce di poche e rade fiaccole sparse lungo il percorso.

All'interno del pozzo scendeva qualche gocciolina d'acqua proveniente da qualche infiltrazione del terreno.Le fiammelle delle torce si muovevano disegnando delle ombre che sembravano danzare riproducendosi sulle pareti rocciose. Dalla bocca del Pozzo cascò qualche sassolino, producendo un rumore appena percettibile, ma le pietre non sfiorarono nessuno, bensì si sgretoralono nella discesa, divenendo fastidiosa polvere per gli occhi di coloro i quali stavano attraversando il cunicolo. Un rumore metallico sembrò provenire dal fondo. Nessuna voce accompagnava quei suoni, che si susseguivano sempre di più. Qualcuno o qualcosa pareva aspettare in silenzio i lottiani diretti verso la Vecchia Lot. Il rumore incominciava ad essere più vicino e si ripeteva sempre più a intervalli ciclici e regolari, accompagnato questa volta da bofonchi sommessi. Sembrava potesse trattarsi di qualche bestiola in fermento,che aveva trovato un giocattolo di metallo con cui dilettarsi. Il rumore aumentò d'intensità e presto fu possibile, per colore i quali scendevano lungo il Pozzo, sentire le grida di Goblin che smuovevano le lame di cui erano muniti lasciandole cozzare fra loro. Il buio però non permise a nessuno di vedere il nemico. Il clangore di quelle spade che cozzavano fra di loro riecheggiòforte lungo il tunnel verticale del Pozzo.

Il Necromante Acham tentò,con la dovuta concentrazione,l'incanto della "Comunione con le anime",questo l'avrebbe reso inconsistente e con la capacità di oltrepassare i muri,ma fallì. La luce delle torce dei viaggiatori illuminava il cunicolo ed i goblins che non eranopiù cdelati agli occhi dei presenti scapparono impauriti. Non si sentì più la loro voce, bensì sol il rumore delle loro spade corte. Il Profeta del Sacro Cerchio Serioman concentrandosi tentò un nuovon incanto, "Comunione con l'elemento Sacro" nel tentativo di far avvertire alle figure negative presenti un dolore lancinante. L'incanto andò a buon fine ma,dei Goblin non v'era più alcuna traccia. Il gruppo proseguiva la sua marcia, e Jigoro si ritrovò di fronte a dei polverosi gradini,illuminati solo dalla fioca luce delle torce. Erano ben quattrocento gradini, una distesa parea.

Per via dell'incanto di Serioman si udirono alcune urla di dolore, erano i Goblin ch'erano stati colpiti da quell'incanto così potente.Ai piedi di Louzer v'era un Goblin che era svenuto per via dei dolori lancinanti alla testa. Sembrava aver perso completamente i seni e pareva non capire cosa stesse accadendo intorno a lui. Louzer mozzò la testa di un goblin con un fendente diretto al collo...il cadavere del mostro rimase lì inerme, mentre la puzza prendeva a sentirsi maggiormente all'interno del cunicolo.

Il gruppo dopo aver salito tutta la scalinata,raggiunse una piattaforma d legno,fatta di assi non levigate alla perfezione. Subito agli occhi dei presenti si palesarono tre Goblin che ,con aria minacciosa,s'avvicinarono al gruppo. Due d'essi si scagliarono verso Jigoro mentre il terzo rimase in retroguardia. I goblin erano armati di Spada corta ma non avevano uno scudo a loro difesa.Il Consigliere Jigoro tentò di scagliare la sua freccia contro il primo dei Goblin ma fallì a causa della scarsa preparazione del colpo.

La Sacerdotessa Gladie,tentò un incanto per tenere distanti i nemici e riuscì nel suo intento... I Goblin non riuscivano ad avvicinarsi al gruppo perchè provavano bruciore... Sabiel riuscì a ferire con la spada uno dei goblin , approfittando del momento di confusione causato al mostro dall'incanto di Gladie; il mostro fu tramortito e cadde sulla pedana. Madet preparò un incanto, il "Richiamo del Vento" con il quale poteva scagliare contro i nemici un forte vento.Riuscì l'incanto della Druida che riuscì e fece capitombolare a terra i Goblin, solo uno di loro fece due passi indietro,nel tentativo di bilanciarsi,ma cadde inevitabilmente nel Pozzo,lasciando perdere totalmente le sue tracce.

Neppur questa volta si udì alcun boato che potesse indicare l'arrivo del corpo schiantato al suolo. Sabiel e Warles posero fine all'esistenza dei due Goblin rimasti,con secchi colpi di spada. Nessun nemico adesso era vivo, ed il cattivo odore, dato dai cadaveri dei pelleverde ,assunse entità disgustose. Le assi in legno tremarono,emettendo dei rumori con quelle vibrazioni,dovute ai colpi inferti ed ai passi di coloro i quali rimanevano ancora su di esse.

Il vocio dei presenti riecheggiava lungo i cunicoli che collegavano la Torre della Magia alla Vecchia Lot.Il clangore metallico delle armi che venivano rinfoderate,faceva da sfondo musicale alla spedizione notturna,diretta verso il Tempio della Vecchia Lot. La lunga carovana era accompagnata dalla luce artificiale delle torce sorette dai lottiani. Nel proseguire, innanzi ai presenti si parò un cunicolo stretto e angusto che proseguiva in salita.La temperatura,nei meandri del sottosuolo ove i viaggiatori si trovavano,raggiungeva livelli considerevoli,in virtù del fatto che erano utilizzate molte torce per illuminare la zona. Il Consigliere Dei Detentori Jigoro fu il primo a completare l'intera salita e si ritrovò su un piano orizzontale, e l'altezza della galleria era tale da non fare necessariamente curvare la schiena ai presenti,l'aria parea maggiormente respirabile e meno rarefatta. Non distante dal gruppo v'era una scala a pioli malandata e pericolante,che proseguiva verso l'alto,conducendo all'uscita.

Dall'apertura sita in alto,provenivano dei soffi d'aria fresca,che recavano refrigerio. Pian piano e con qualche piccola difficoltà il gruppo riuscì ad uscire dal cunicolo e si ritrovò di fronte al Pozzo del Fato della Vecchia Lot. La luce filtrava appena nel tombino aperto, rivelando uno stretto e buio cunicolo. Il freddo saliva dalle profondità,lambendo le carni di chi scendeva lungo le strette pareti. I rumori dei giardini si facevano via via più lontani, mentre s'avvertiva lo squittio dei topi decisamente vicino. L'odore che si poteva sentire era molto forte e poco gradevole. Una volta aperto il tombino alcune foglie caddero attraverso il cunicolo dall'aspetto poco rassicurante. I bagliori di Luri illuminavano impercettibilmente sol l'inizio della cavità rocciosa, mentre una brezza gelida spirava, avvolgendo rapidamente chi si trovava costretto a discendere nelle viscere della terra.Tremolante il bagliore delle torce dissipava debolmente il buio che regnava in quella zona.Ragnatele e topi si trovavano in ogni angolo nascosto,mentre sembravano vegliare sulla discesa di quei viaggiatori. Ad ogni movimento un lieve velo di polvere si levava in aria,e s'impregnava nelle vesti umide dei presenti.Occhi di colore rossastro parevan osservare coloro i quali camminavano all'interno dello stretto cunicoli e gruniti sempre maggiori risuonavano all'interno del loco.

Goblin,bassi e tarchiati quanto un nano, ma dalla pelle di un color verdognolo ed il muso orrendamente schiacciato si staccarono dalle pareti lanciando striduli gorgoglii di guerra.Agitarono rozze armi di vecchia fattura, spade corte e piccolo asce, dirigendosi con passi goffi e pesanti verso la compagnia dei viaggiatori. Il loro numero sembrava essere quello apparente di cinque. Lo scudiero dei Cavalieri Erranti riuscì a incoccare e prende al meglio la mira e scoccò la freccia,che per la poca preparazione colpì il basso soffitto,non ferendo alcuni goblin nemico. Quest'ultimi avanzavano verso i profanatori del luogo,goffamente,cercando di colpire con le loro armi i primi della fila. Il consigliere dei Detentori Jigoro incoccò una freccia e prendendo bene la mira la scagliò contro uno dei nemici Goblin.La freccia compì un rapido semicerchio in aria,e si conficcò appena sotto la gola del mostro. Quest'ultimo incominciò a barcollare vistosamente,sbattendo contro i corpi dei compagni,e così si incominciò a creare un grottesco intoppo. Sol l'ultimo dei goblin,quello che occupava l'ultima posizione nella fila delle tarchiate figure,riesce a non ruzzolare.Gli altri che s'erano scontrati l'uno contro l'altro,giacevano addossati o aggrappati alle pareti rocciose.

Il Goblin colpito dalla freccia di Jigoro,incominciò a perdere lucidità e sudare velocemente.I goblin iniziarono a grunire di rabbia,ingrovigliati in quell'intoppo che sembrava non permettere loro di alzarsi. Il Consigliere dei Necromanti Acham,iniziò la concentrazione per un incanto,estraniandosi da ciò che lo circondava.L'incanto ebbe effetto e subito comparve un ALLEATO non morto e più precisamente uno zombie con una spada. La creature ch'era stata colpita dal Consigliere Jigoro morì,a causa del troppo sangue verde e vischioso perso.Lo scudiero Dikoi invano con delle pietre tentò di distrarre il terzo goblin della fila. Dambar con un secco fendente riuscì a colpire uno dei goblin,che tentava di divincolarsi dal groviglio che s'era creato,e alla fine morì,cadendo in terra. Il leone Sveltolampo,con un netto e sicuro fendete riuscì a colpire un altro Goblin e non con molta difficoltà. Era rimasto un sol mostro e questo subito si lanciò alla carica dei viaggiatori,pieno d'ira e con occhi di fuoco. L'explorator dei Leoni Rastlin tentò di portare un colpo al petto del Goblin rimasto ma,con scarso successo,riuscì soltanto a colpire alla spalla destra il mostro che urlò di pien dolore.

Il goblin barcollante e ferito ebbe ancor poca speranza di vita dato che in seguito il Leone Serhin lo uccise con un affondo al petto.Il mostro cadde a terra esalando l'ultimo soffio vitale.Il cunicolo sembrò così tornare tranquillo e solo i corpi dei nemici bloccavano,in parte,il passaggio. La direzione del cunicolo proseguiva in avanti, lasciando intravedere solo una distesa di buio totale.Frattanto, l'odore dei goblin in putrefazione cominciava a farsi sentire , levandosi dai corpi deceduti delle creature.

Una volte ch'era stata superata la buca coperta da assi vecchie e cingolanti,la massa di corpi senza vita dei goblin si snodava un cunicolo ombroso e maleodorante. veniva reso tranquillo dal luminoso ardere delle fiaccole. Passo dopo passo il panorama si rivelava all'incirca sempre lo stesso,fatto di vecchi muri umidi su cui v'erano ragnatele d'ogni genere e forma. Il cunicolo man mano che passava il tempo e man man che i viaggiatori lo percorrevano, quest'ultimo iniziava ad allargarsi,fino a condurli in una Sala,e più precisamente in quella che pare una Biblioteca. La stanza si presentava agli occhi dei viaggiatori,larga e spaziosa,tanto che tutti potevano entrarci comodamente.

Tutt'intorno v'erano libri d'ogni genere,ricoperti da cospicuo velo di polvere. L'umidità era notevolmente diminuita,rispetta a quella che si percepiva all'interno del cunicolo. Nell'osservare la stanza,i viaggiatori intravidero un'uscita dalla Sala,essa conduceva verso un altro loco,ch'era ancora oscurato dalle tenebre e dal buio intenso. S'addentrano nella nuova stanza,che subito agli occhi dei viaggiatori pare più piccola, rispetto a quella precedente,ed era ricoperta da polvere e da pergamene di antichissima fattura presenti sul terreno.Attorno alla stanza si potevano notare vecchie carte e tomi d'ogni genere,con rilegature di diverse fattura.Un'altra apertura si notava e da questa giungevano i raggi lunari che penetravano fin all'interno della stanza,una brezza fresca potevano percepire gli astanti del loco.

Lo stretto e nuovo passaggio che si era rivelato agli occhi dei presenti si rivelò agli occhi dei presenti in salita, e una rudimentale scala di legno apparentemente solida conduceva verso l'esterno. Al termine del cunicolo ,il gruppo si ritrovava in un ampia sala,esattamente all'interno della Torre dei Maghi. Mura solide circondavano la Sala ma,alcune pareti parevan ugualmente danneggiata dall'usura del tempo,con aperture che facevan filtrare la brezza fredda della notte.Tutto era silenzio nella sala,quest'ultimo era interrotto se non dal vociare basso dei presenti. La pallida luna osservava dall’alto quanto accadeva sul continente: il suo ampio abbraccio accoglieva la Vecchia Lot,cullando coloro i quali camminavano per quelle antiche strade,con la fioca luce delle stelle. Nessuna nuvola in cielo ostruiva i raggi degli astri notturni.

La notte si colorava di astri notturni che punteggiavano radiosi la volta celeste,mentre la Luna si nascondeva,mostrando solo una piccola parte di se stessa. Spirava una brezza particolarmente calda,anche se ormai l’autunno era già giunto nel Granducato. Folate di vento si rincorrevano tra le macerie della Vecchia Lot,giocando irriverenti con le vesti e le chiome dei presenti. Una brezza lieve accompagnava i movimenti della compagnia che si muoveva per la Vecchia Lot. Le luci delle torce danzavano flebili mentre loro avanzavano fra le rovine. Pochi rumori adaccompagnarli nella sera;le fronde di qualche albero che si agitavano e qualche piccolo sassolino smosso dai piedi del gruppo. In lontananza il richiamo di un gufo e il cicalare dei grilli. Qualche animale curioso pareva spiare da dietro le rocce la strana compagnia. Un fruscio sembrò provenire da alcuni resti di pietra. Un corvo solitario spiegava le ali,mostrandole quasi con fierezza ed orgoglio.

E restava appollaiatosu alcune macerie di un vecchio edificio in rovina,osservando con immota noncuranza coloro i quali passavano dinanzi. Le piume erano completamente lucide,quasi insolito per la Vecchia Lot,luogo polveroso ed antico. Il richiamo del gufo,così come la comparsa del corvo,sembrava alimentare lo spirito di sopravvivenza degli animali presenti nel luogo, tant’è che davanti al gruppo sbucò un topo in fuga,a tagliar la loro strada. Il corvo non sembrò curarsene minimamente,impegnato com’era ad osservare gli strani ospiti dall’altro lato della sua postazione. Alcune foglie,di radi alberi secolari,si staccavano dai loro rami per lasciarsi cullare fino al suolo,accompagnate dalla brezza calda e leggera della sera. La pallida Luna illuminavapacatamente la carovana e il suo percorso,insieme agli astri notturni che tappezzavano il cielo.

Il vicolo che il gruppo stava per imboccare era relativamente largo,sulla destra un grosso edificio diroccato con delle grandi arcate che parevano reggersi ancora per iracolo. Alla sinistra solo un muricciolo che non superava l’altezza di un Kendot,rampicanti e sterpaglie decoravano le rovine.Al passaggio di Ceryl,l’arcata traballante di un vecchio palazzo andato in rovina cadde a terra,producendo molto rumore,ed alzando una nuvola di polvere fastidiosa per gli occhi dei presenti,insinuandosi nei capelli e nelle vesti,velandole appena di grigio.

La vecchia cittadella, che si palesava agli occhi dei presenti,era particolarmente diroccata e le macerie si accumulavano sempre più velocemente. Il tempio che si ergeva dinanzi alla carovana era quasi completamente distrutto, con anziane statue che pendevano dalle pareti ed enormi e massicce colonne scricchiolanti, ma ancora salde al suolo. Un vecchio rampicante rinsecchito intralciava quello che sembrava essere l’ingresso principale. Le statue proiettavano ombre sinistre sul terreno che parevano vibrare nella calura della notte. Il tempio,seppur in rovina comunicava ancora imponenza e maestosità a coloro i quali si soffermavano a scrutarlo.

Improvvisamente il riconoscibile sibilo di tre frecce scoccate in rapida successione fesero l’aria, provenendo da alcuni cumuli di macerie ad Ovest rispetto al gruppo di viaggiatori. I tre dardi andarono inesorabilmente a vuoto benché uno di essi si conficcò a pochi palmi da FaerLess.

Concitati gridolini accompagnavano l’attacco azzardato, segno che qualche creatura era in agguato nelle vicinanze.

Era tornato silenzio,stavolta quasi innaturale,a riempire la notte, al di là dei sussurri delle varie persone. La stazza del Tempio si stagliava davanti a loro,in parte in rovina,in parte coperta da dei rami rampicanti che sembravano in piedi ciò che restava. Oltre l’ingresso si poteva intravedere una fitta oscurità. Alcuni profondi gorgoglii si confondevano tra il vociare dei presenti che faceva da costante sottofondo. Degli occhietti attenti e rossastri si muovevano tra le ombre delle macerie,seguendo ogni minimo spostamento dei viaggiatori, pronti forse ad un altro attacco,anche se,per il momento,non accadeva nulla,di nuova era calato il silenzio oltre le case e le mura diroccate della cittadella.

Tre Goblin era nascosti tra le macerie ad Ovest rispetto al gruppo,presumibilmente più vicini all’avanguardia. I mostriciattoli stavano riparati dietro a grossi massi crollati,incoccando nuovamente gli archi corti. A sud est rispetto alla compagnia da un muretto diroccato provenivano dei gruniti. Da una grossa fenditura nel muro apparse nella penombra un brilluccichio, seguito dall’immediato rumore di un arco che scocca. Un freccia sibilò dritta verso il petto di Rastlin.Due frecce ch’erano state appena scoccate dai Goblin,si diressero veloci,fendendo l’aria verso Jigoro,ch’era impegnato a caricare l’arco e quindi distratto da ciò che accadeva attorno.Venne preso in pieno,al tronco,precisamente all’altezza del cuore e a quella del fegato. La terza freccia invece si disperse nell’aria: il vento ne aveva deviato la traiettoria principale.

Un filo di vento fresco ora agitava l’aria,mentre i raggi della poca luna in cielo caddero a bagnare il terreno della loro morbida luce.Qualche uccello nascosto fra le rovine s’alzò in volo allo scoccare delle frecce,disturbato nel suo sonno. Piccole sagome scure si scontravano con la luminosità delle stelle,in rapido allontanamento da quel luogo di prima quiete.La comunione della Parola,invocata da Serioman,andò a buon fine.Ed il profeta e coloro i quali gli erano nelle strette vicinanze,vennero protetti per un raggio di trenta metri. Improvvisamente da dietro un muretto,comparì un gruppo di Goblin ,per l’esattezza due Goblin,a sud-Est.Uno dei due Goblin stava prendendo la mira puntando verso Serhin, mentre l’altro cercava maldestramente di recuperare una freccia dalla faretra. Dopo qualche manovra e grunito riuscì a caricare il proprio arco,fiutando l’aria e cercando un bersaglio. I tre Goblin ad Ovest tesero le corde deipropri archi corti,spuntando con le teste dalle macerie per cercare i proprio bersagli. Senza troppo aspettare due di essi scoccarono andando a colpire le mura del Tempio. Il terzo,meno frettoloso,invece riuscì ad indirizzare la freccia verso il gruppo,raggiungendo Louzer, di striscio,sullo spallaccio destro dell’Armatura.

Le stelle brillavano nel cielo,ammiccanti e vivide,il vento aveva spazzato ogni nuvola che lo avrebbe potuto occultare. Il lento e lugubre canto dei rapaci in volo si spandeva nell’aria, quasi a voler lanciare un triste monito a chi s’impegnava a combattere nei pressi del Tempio.Il rumore delle frecce dominava ogni altro suono,improvviso e letale.Una delle frecce scoccate andò in direzione del chierico Daag, ma la protezione dello scudo di Nomac risultò efficace, in quanto s’infranse contro di esso,con un fragore di legno spezzato. L’incanto ch’era stato preparato da Daag andò così a buon fine ed una luminosa folgore squarciò il cielo,colpendo in pieno i tre Goblin,che,senza dire una parola,crollarono a terra totalmente ricoperti di ustioni.

Un’energia bluastra si levò dalla figura di Len, a protezione sua e di coloro i quali erano accanto a lei.Anche l’incanto di Madet andò a buon fine,ed una sfera di fuoco di quaranta centimetri comparì sulla mano del Druido,bruciando i due Goblin nascosti dietro il muro a Sud Est. Finalmente terminò il rantolare dei Goblin,ora solo il silenzio e l’odore acre di carne bruciata regnavano nello spiazzo antestante al Tempio.Qualche corvo curioso osservava il tutto appollaiato sopra alle rovine. Uno di questi prese immediatamente il volo e compiendo ampi cerchi si posò vicino ad uno dei cadaveri. L’ingresso del Tempio,anch’esso in rovina,si apriva ora davanti al gruppo. Dalla porta,di tanto in tanto,cadevano con ritmici ticchettii dei sassolini,a dar idea dell’instabilità dell’ingresso,mentre lievi folate di vento freddo arrivavano dall’interno rinfrescando il viso di coloro i quali si avvicinavano. Neanche il minimo rumore proveniva dall’interno,solo un silenzio assoluto. Il Salone principale del Tempio iniziò a gremirsi di persone,mentre le loro parole rimbombavano profonde contro i muri,sparendo pian piano con graduati echi quasi opprimenti e fastidiosi.Molte ragnatele pendevano dall’enorme soffitto gelido,ormai non più adornato da splendidi affreschi di un tempo,ormai sgretolati e scoloriti e solo l’Altare sembrava in ottimo stato,lindo e pulito come se fosse stato utilizzato da poco.

All’interno del tempio una strana sensazione sembrava avvolgere gli animi sensibili.Nessun suono di vita,nessunrumore naturale.Anche il suono dei passi e delle armaturesembrava essere ovattato. Qualche resto di statua ingombrava il pavimento ed in alcuni tratti il soffitto era caduto lasciando filtrare la luce della luna. Nel silenzio dei resti del Tempio sacro della Dea Themis un brusio progressivo si iniziò a sollevare,come se provenisse da tutte le parti,o da nessuna,indistinguibile.Molto voci in preghiera s’iniziarono a fondere fra loro,in crescendo,sembravano circondare coloro i quali erano all’interno. Dal fondo del Salone,si palesò una figura vestita con un lungo saio scuro.Le sue mani,spettrali erano congiunte all’altezza del viso,oscurato dal buio.Solo sulla fronte era possibile notare una mezzaluna, al cui interno sembrava esserci qualcosa. Con passi umili si avvicinava ai lottiani,senza armi in mano. L’altare appariva completamente sgombro.Solo una fredda lastra di marmo che appariva chiara grazie ai pochi raggi di luna che provenivano dai buchi del soffitto in rovina.La ricerca si rivelava così infruttuosa, e solo la sensazione della pietra fredda era provata tanto dai presenti.Crescevano gradualmente quelle che parevano delle preghiere, incomprensibili al momento,che facevano da sottofondo costante al vociare dei presenti.

Lo spettro che fluttuava amezz’aria e avanzava verso l’altare non portava armi ed aveva un’espressione particolarmente pacata in volto e disse tali parole: "Non abbiate paura di me. Vengo in pace ma sono qui per farvi capire che la Madre Themis non sempre e’ Benevola." Filtrava dalle numerose crepe del soffitto,la luce lunare. L’opalescente luminescenza sfiorava la figura spettrale abbigliata di nero,rivelandone il volto scarno e pallido.Una mezzaluna spiccava sulla sua fronte,con una lacrima nera a decorarla. Strisciava sinistro l’aspide,ormai giunto nei pressi di Serioman,nascondendosi fra le macerie e le panche di legno ancora parzialmente intatte.Squame di materiale corneo,disposte in file regolari,sembravano comporre un mosaico dalle gemelle tonalità. Aprì le piccole fauci e la lingua estroflessa s’allungò, finchè il rettile colpì fulmineo l’umano, mordendolo alla caviglia con i propri denti affilati.

Abyss Mathew Medland
Detentore Precettore

e con la particolare collaborazione,per quanto concerne la revisione dei testi della mia Consorte Krys.