Mithràndil nacque come un puntino nero su un lenzuolo bianco: inaspettato e probabilmente non voluto, il pargolo non aveva nulla a che vedere con i genitori, entrambi Elfi chiusi e solitari. Cinico al punto giusto, egli dimostrò subito una spiccata attitudine per i rapporti interpersonali, e oltre a questo anche una curiosità fuori dal comune. Nonostante la voglia di scoprire il mondo rimase tranquillo nel suo piccolo villaggio dove lo vogliono i genitori, e dimenticò le sue attitudini prendendo come esempio il padre, uomo apparentemente burbero ma all’occorrenza anche buono. Passarono gli anni e nacque un altro figlio, Neélher, del quale non serba quasi alcun ricordo. Molti anni dopo nacque l´ultimo figlio, stavolta femmina, la piccola Phran. Mithrandil le si affezionò subito, ma nei suoi grandi occhi innocenti ritrovò la sopita voglia di novità e di mondo esterno. Scelse di lasciare la casa e di vivere per conto suo nel villaggio nonostante l´opposizione dei genitori. Si decise a lasciare il villaggio solo al manifestarsi, lontano lontano fra le nubi cupe, di qualcosa che nell’immaginazione di Mith era un drago, la massima espressione (dai libri che aveva letto) di libertà e possanza. Prima di lasciare il villaggio passò a salutare i genitori. La madre lo accolse fra le proprie braccia e con rammarico lasciò a lui la decisione, ma la freddezza del padre portò Mithrandil ad odiarlo. Con un gesto brusco e malevolo, prima di partire il padre gli diede il proprio bastone, che Mith accettò riproponendosi di spezzarlo il prima possibile con gusto. Mai lo fece. Visse solo, quasi un eremita, fermandosi solo di tanto in tanto dove accolto, offrendo in cambio la propria opinione imparziale, ed in tal modo imparò il mestiere. fece tesoro dell’esperienza accumulata nei tanti anni di eremitaggio e la sfruttò in varie occasioni, con successi e talvolta sbagliando, ma non è per caso anche questo parte della formazione di un uomo? O, in questo caso, di un Elfo... Vagò quindi per moltissimi anni umani, perdendo quasi la cognizione del tempo che passava. Non riuscì mai a confessarlo a se stesso, ma cercava quel drago. Sentiva che doveva trovarlo, e sapeva che era reale, che i suoi occhi non l’avevano ingannato. D’altronde non l’avevano mai fatto. Viaggiò verso ogni regno conosciuto, fermandosi poco per l’odio che certuni provavano verso di lui, come ad esempio gli umani che ne invidiavano la giovinezza eterna, o i Nani senza un motivo preciso... Giunto un giorno in un regno abitato da Demoni andava cercando civiltà, ma non avendo mai conosciuto Demoni in vita sua non capiva a quale pericolo andava incontro...Un piccolo gruppo di Demoni lo attaccò: Mithràndil cercò di difendersi con il dialogo, ma gli avversari sembravano sordi ai suoi richiami al buon senso, e quindi tentarono di ucciderlo. In fin di vita svenne sotto i colpi dei Demoni, ma nonostante temesse che non ci sarebbe mai stato risveglio si destò... Intorno a lui i corpi dei Demoni, tutti uccisi.. . Alcuni carbonizzati, alcuni dilaniati da possenti fauci certamente semi divine... Quell’episodio gli permise di capire che sì, quel drago era esistito oltre la propria immaginazione, e lo proteggeva sentendo il cuore dell’Elfo molto simile al proprio. Un legame ultraterreno si era instaurato fra i due, e Mithràndil da allora giunse alla conclusione che era inutile cercare quel drago... Egli era sempre con lui. Mithràndil
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