Iniziata fin da subito all’Arte ed al male, persi la memoria in una gelida notte d’inverno ...non rammento quando nacqui, pochi sono i ricordi della mia infanzia, ma nel profondo della mia anima sento un qualcosa di nascosto, indefinibile, che non riesco a collocare nei miei ricordi, una forza interiore che so essere l’eredità di qualcosa e che non mi abbandona mai, ma cresce ogni giorno di più.

Il mio passato e la mia vita sono rimasti per me un’incognita, alla quale non ho mai trovato una risposta.

Solo il mio nome mi fu concesso di conoscere ed è solo grazie al simbolo impresso sulla spalla che colui che mi salvò mi riconobbe in Isheen. Per me tutto è ricominciato una notte [...]


°*¤§ La fuga nel bosco §¤*°

Ricordo l’abbraccio delle tenebre, in una di quelle notti in cui il vento ululava attraverso la foresta, un fendente mi colpì, caddi, sentivo la fredda terra sotto di me, all’improvviso udii uno stridio, un battito di ali e il rumore del fuoco, poi il nulla.
Mi risvegliai in una grande stanza, su un morbido giaciglio, ripulita e medicata.
Quando aprii gli occhi notai che sulle pareti rifletteva il colore dorato del fuoco, e un’ombra si stendeva su di esse; l’ombra di due pantere dagli occhi color del sangue.
Poco dopo comparve accanto a loro una figura; sentii i suoi occhi gelidi su di me, ma dentro una sensazione di quiete mai provata e il desiderio di seguirlo.
Costui divenne presto il mio Mentore; mi insegnò a combattere nei modi fondamentali e mi mise a conoscenza del mio lato oscuro, che ha sempre prevalso sulla mia personalità, quel lato che egli percepì fin da subito.
Imparai ad utilizzare l’Arte della Magia e la sentii dentro di me; quella forza cominciava a prendere vita.
Restai con loro per molte lune, fino a quando un giorno il mio Mentore partì per una missione.
Nessuno seppe mai cosa gli accadde, non fece mai più ritorno.
Restai così sola al Castello d’Ombra, solo le pantere e strane entità erano con me; quel luogo di tenebra mi sembrava ogni giorno più vuoto ed oscuro, come i miei ricordi.
Fu così che decisi di allontanarmi da quella che ormai era la mia dimora per cercare di capire chi ero.
Passai lunghi periodi a vagare senza meta per territori nuovi e inesplorati, accompagnata da quelli che divennero i miei inseparabili compagni, le due pantere Izual e Irual, fino a quando giunsi a Lot, dove la mia vita cambiò...


°*¤§ Il Potere §¤*°

«Ho percorso le strade; le oscure strade che conducono nel cuore del terrore. Mi sono calata negli abissi dell’Odio e ho scalato le vette della Distruzione. Per ogni segreto svelato, per ogni potere entrato in mio possesso, ho venduto ciò che restava della mia anima, senza pensare al prezzo. Eppure ancora cerco la conoscenza, le Arti che pochi controllano. Se riuscirò a trovarla, però, essa prosciugherà la mia vita e mi dannerà in eterno. Perché i poteri che ho conquistato sono una maledizione. Il mio spirito si consuma a ogni magia e a ogni verso proibito. La forza e la conoscenza che ho ottenuto hanno preteso un pesante tributo…» [C. Vincent Metzen]


°*¤§ Venti gelidi §¤*°

Il sole appena tiepido cominciava a sciogliere la neve caduta la notte prima, velando il sentiero che si addentra nel Bosco Oscuro.
Dapprima mi parve che la neve che ricopriva l’invisibile stradina fosse illibata, ma ad uno sguardo più attento, mi resi conto che leggere orme ne rompevano il biancore.
Procedetti quindi verso il Castello d’Ombra, come mi ero prefissata il giorno prima, addentrandomi nell’oscuro e fitto bosco.
Mentre proseguivo seguendo alla cieca il sentiero che, seppur ricoperto, conoscevo a memoria, continuai a scorgere quelle orme, e i miei pensieri si fissarono sul come fosse possibile che qualcuno si fosse addentrato in quella stradina conosciuta solo a pochi…
I miei pensieri mi fecero perdere la cognizione del tempo, e quando mi ridestai da essi, mi resi conto di essere giunta già a metà del tragitto , giungendo nella zona del Ruscello d’Argento.
Lì scorsi, seduto su una roccia piana, una figura ammantata di nero ed incappucciata, intenta a riposare le membra […] mi avvicinai cautamente a lui, avvertivo qualcosa di strano nell’aria.
Scorsi sotto il cappuccio il volto di un uomo in tarda età, con una folta barba bianca e lunghi capelli dello stesso colore.
Nei suoi occhi scorsi la conoscenza, e mi accorsi che era un vecchio Stregone, notando sugli abiti e sul volto un particolare segno che li contraddistingueva e di cui sentii spesso parlare.
Gli domandai i motivi della sua presenza in quell’arcano luogo, praticamente sconosciuto, ed egli mi spiegò che fu attratto dalla forte Magia che proveniva da quel posto …prese dunque a raccontarmi la sua storia, e i motivi che lo spingevano a vagare per quei Reami, e ben presto appresi che la sua potenza era notevole, e resa forte dall’esperienza.
Mi domandò incuriosito dal Castello d’Ombra e dalla sua storia, e gliela raccontai, non potendo evitare di spiegargli i motivi per cui ora il Castello mi apparteneva, portandolo a conoscere anche la mia storia. Improvvisamente lo stregone scosse la testa, come contrariato.
Lo osservai incuriosita a mia volta e non nascosi l’irritazione che mi provocò il suo gesto, domandandogli tosto spiegazioni per lo stesso.
Egli si avvicinò a me, e pose la sua mano sulla mia fronte.
In un primo momento mi ritrassi allarmata, ma al suo tocco provai una sensazione di quiete e mi rilassai. Le immagini scorsero nitide nella sua mente, e il suo volto assunse un’espressione provata quando si allontanò da me, distogliendo la sua mano dal mio volto.
Mi spiegò successivamente che questa sua dote gli imponeva di mantenere l’assoluto silenzio su ciò che vedeva durante questi momenti, e che quindi non avrebbe potuto dirmi nulla in merito a ciò che vide, ma lessi nei suoi occhi la disperazione di chi conosce il Fato, ma non può cambiarne il corso.
Condussi lo Stregone con me al Castello d’Ombra, e l’ospitai per la notte. Le sue parole echeggiavano nella mia mente come un fastidioso ronzio ...«la tua vita cambierà, tu cambierai …». Cosa significavano quelle parole?, cosa intendeva lo Stregone? Mi sentivo impazzire, non riuscivo a non pensarci.
Quando mi risvegliai al mattino lo Stregone era scomparso, e con egli, anche tutte le mie speranze.


°*¤§ Il cambiamento §¤*°

La luna bagnava d’argento la radura e i luoghi circostanti; il ruscello argentato sotto quella luce sembrava risplendere di luce propria.
Si dice che quando la luna splende così intensamente ha una straordinaria influenza sullo spirito.
Può agire sui sogni, sulla follia, sul sistema nervoso di chi è più fragile, e può influenzare le vicende della vita.
Soffiava un tenue venticello che muoveva appena le fronde degli alberi, creando un suggestivo mormorio nel silenzio irreale del luogo.
Proseguii per il Castello d’Ombra. Di lì a poco sarebbe giunta la mezzanotte.

I corridoi del castello erano come sempre fiocamente illuminati.
Li percorsi velocemente fino a giungere alla stretta scala che conduce alle mie stanze; entrai nella stanza , situata in un’alta torre del castello, di forma pentagonale e di ampie dimensioni; l’intera parete nord-ovest era costituita da un’immensa vetrata dai colori sgargianti, sulla quale erano rappresentate scene cruente di draghi e cavalieri, demoni e angeli in lotta tra loro ...i raggi della luna, penetrando attraverso di essa, donavano agli oggetti un’aria spettrale e sanguinaria.
Il soffitto era in quercia scura, a volta, minuziosamente ornato dei più strani disegni tra gotici e druidici; dal centro della volta pendeva, sostenuto da un’unica catena, un enorme incensiere.
Mi avvicinai alla libreria che copriva interamente la parete di sud-ovest, colma di tomi antichi ed eleganti, rilegati in diversi colori e divisi secondo lo stesso …mi accostai e ne accarezzai uno particolare, rilegato di nero …un dono fattomi tempi addietro dal mio mentore.
I tappeti, i cui colori tendevano al rosso, spiccavano sul pavimento scuro, l’elegante divano vicino al camino, sulla parete a nord-est si intonava perfettamente ai riflessi che le lingue di fiamma emanavano, illuminando la stanza dei loro caldi colori
Mi diressi poi verso la parte opposta della stanza dove, nascosta dietro un muro, adibito anch’esso a libreria, si scorgeva l’entrata di un’altra sala, ampia ed ariosa, ma tetra e oscura: entrando si scorgeva subito un grande letto intarsiato nell’ebano, le cui lenzuola di raso nero riflettevano i raggi della luna che filtrati dalla finestra assumevano riflessi argentei.

Mi sdraiai, ripromettendomi di tornare agli studi non appena il dolore che spesso mi colpiva al ventre fosse passato, ma mi addormentai senza nemmeno accorgermene.
Feci uno strano sogno …
…vidi la stanza e i mobili come li avevo visti prima di addormentarmi, solo che tutto era immerso in una penombra oscura ed irreale.
Improvvisamente notai come una macchia nera che strisciava ai piedi del letto. Mi accorsi che si trattava di un animale, un gatto mostruoso di dimensioni gigantesche, con gli occhi di fuoco, che si muoveva inquieto.
La stanza si fece sempre più buia , finché l’orrendo animale non mi balzò addosso e io avvertii un dolore lancinante, come se due coltelli dalle lame sottili e affusolate mi fossero penetrati nel seno, a mezzo centimetro l’uno dall’altra.
Grazie alla luce della luna intravidi poi ai piedi del letto una figura femminile.
Indossava qualcosa di scuro, e i capelli le scendevano lunghi sulle spalle. Era immobile, come fosse di pietra e non respirava nemmeno. Lentamente scomparve
…ed io mi svegliai ...diversa ...


°*¤§ L’Agonia §¤*°

[…il racconto continua in terza persona, quasi a sottolineare il cambiamento avvenuto NDR]

Tutto taceva nella oscura e silenziosa stanza della torre del Castello d’Ombra, solo la luna sembrava portare un po’ di vita quando, entrando dalla grande finestra, bagnava d’argento il corpo di Isheen, disteso seminudo sulle lenzuola di seta nera che ricoprivano il grande letto d’ebano intarsiato.
Giaceva così adagiata sulla scura seta, il viso rigato dal sangue delle sue lacrime.
Erano ormai giorni che non parlava e che non usciva di lì, nemmeno per nutrirsi.
Stava deperendo giorno dopo giorno, ma non le importava; il dolore la stava sfinendo, la mancanza di sangue indebolendo sempre più.
Nulla contava più ormai, solo un grande vuoto e un irreale bruciore al petto la facevano sentire ancora "viva".
Fissava il vuoto davanti a sé, quel vuoto in cui vedeva i suoi occhi, il suo sorriso, la sua figura …i ricordi facevano più male di ogni tortura, le lacrime sporcavano il suo candido viso, scivolando lungo il suo corpo, ma lei nemmeno le sentiva.
Ma fino a quando avrebbe avuto sangue per piangere, fino a quando sarebbe rimasta in quello stadio di inerme dolore …fu mentre i suoi pensieri erano ormai solo un sottile filo che comparve nuovamente davanti a lei quella figura, quella che vide la notte prima che tutto cambiasse. La fissava con occhi colmi di ira, silenziosa ed altera.

Isheen alzò lentamente il capo, andando a posare lo sguardo screziato di rosso in quello della presenza.
«Riportami da lei» la voce di Isheen quasi si ruppe in un pianto disperato «ditele di accogliermi nuovamente nel suo abbraccio, ma stavolta per sempre»
«Lei mi manda da te, ma non per condurti al suo cospetto» sibilò la figura.
«Il dolore diverrà la tua forza, il tuo nutrimento sarà la sofferenza» prosegui la presenza.
Isheen si mosse, alzandosi dal letto e portandosi davanti a quella visione.
«Portami via» riuscì appena a sussurrare prima di cadere a terra, troppo debole per reggere persino il peso del suo esile corpo.
«Così è stato deciso» furono le ultime parole dell’Oscura Signora prima di scomparire, lasciando al suo posto un vorticare di azzurre fiammelle che attirò la flebile attenzione della Vampira.

Presto da esse comparve un bastone, di legno, finemente intarsiato in tutta la sua lunghezza, alla cui sommità spiccava una grossa sfera all’interno della quale vorticavano fumi colorati, rincorrendosi come impazziti, scintillanti come stelle; la sfera era incastonata in una specie di artiglio.
Isheen lo guardò incredula per qualche istante, prima di allungare una mano a sfiorarlo, vinta dal desiderio.
«Lacrima di Tenebra» sussurrò una voce nell’etere «questo il suo nome, altro non ti è dato sapere».
Poi il silenzio …Isheen chiuse gli occhi, stremata.
Sentiva qualcuno che la sosteneva delicatamente, cercando di svegliarla.
Dapprima le parole giungevano lontane, quasi inesistenti, poi si fecero finalmente nitide.
Sentì una coppa posarsi sulle sue morbide labbra, inducendola a berne il contenuto …sangue …riconobbe subito quella voce …«Avanti Isheen, tutto questo è durato anche troppo».


°*¤§ L’abbandono delle vesti da Maga §¤*°

[…il racconto riprende in prima persona, il cambiamento viene accettato NDR]

Sono stata una Maga. Ho conosciuto splendori inimmaginabili e potenze innominate. Sono stata amica del vento e delle tenebre. Nessuno dei loro fremiti poteva condurre segreti alla mia porta. Nella notte leggevo il cielo di stelle e il futuro non era solo speranza o entità sconosciuta come per gli altri uomini. Potevo conoscere il passato di chiunque cercandoglielo negli occhi. Ho amato l’essere temuta. Ho fatto del male. Ma nessuna etica ha turbato la mia coscienza, mai ho voluto giudicare ciò che ho fatto o giudicarmi.
Eppure da tempo, non so quanto, tutto questo ha perso ogni interesse per me. Il mio passato è ormai lontano. Magia per orgoglio credo. Una volta diventata grande, la finalità nascosta del mio operare mi si è presentata chiara ed è morta della sua consapevolezza, subito.
Abbandonate le arti magiche mi sono rimaste alcune doti minori.

Parlo ancora col vento e da lui ricevo racconti e notizie di posti lontani. Spesso riesco a decifrare rumori e ansiti segreti che percorrono l’oscurità della notte. A volte riconosco dietro lontani ululati i messaggi cifrati di mondi che l’uomo preferisce ignorare.
Eppure raramente ripercorro il mio passato. E’ stato ricco ma anche molto avaro. Poche cose ancora mi regala. E’ un susseguirsi di nomi e di battaglie, di misteri svelati e muri invalicabili. Troppe cose so e vorrei dimenticare perché ormai nulla mi possono offrire. Ho sbarrato la mia mente, non voglio che esso mi trovi e torni a tormentarmi. Gli amici che ho avuto hanno ubbidito e mi dimenticheranno. I nemici sono stati molti, tanti ne avrò anche ignorati. Forse qualcuno di questi mi cerca tuttora. Forse mi troverà, forse no. Voglio aspettare ciò che sarà come ognuno di voi. Se morirò sarà una donna a farlo, la maga è già morta tempo fa.

«Nell’imminenza della fine ripercorrerai la tua vita, il tuo passato ritorna perché ad esso ritornerai e il tuo futuro dovrai dimenticare …viaggiare in una notte dove non ti aiutino le stelle» [M. Ballabio]


¨¨°*¤§ Incipit §¤*°¨¨

«Nell’imminenza della fine ripercorrerai la tua vita, il tuo passato ritorna perché ad esso ritornerai e il tuo futuro dovrai dimenticare …viaggiare in una notte dove non ti aiutino le stelle»

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Lot
La pioggia cadeva scrosciante sul Giardino delle Delizie, luogo che Isheen amava frequentare nelle ore serali, le uniche che le permettevano di potersi mostrare liberamente all’aria aperta, poiché, data la sua natura di Vampira, il giorno era per lei morte certa. Passeggiava tranquillamente, accarezzata dalle sottili gocce, incurante di ciò che intorno a lei accadeva, disinteressata ai discorsi che riempivano l’aria e alle presenze che frequentavano il luogo. I lampi illuminavano il luogo, donandogli un velo tetro che ella non poteva che gradire, ed il tuono accompagnava la luminosa sorpresa, con il suo rombo. Avvolta nel nero manto di broccato ascoltava solo il rumore della pioggia e dei propri passi che la condussero verso la parte meno frequentata dei giardini. Uno strano rumore attirò la sua attenzione, facendola voltare si scatto.
Dalle alte siepi che delimitavano il confine del luogo una figura di nero vestita attirò la sua attenzione. Veloce e silenziosa si mise in un punto dove egli non potesse vederla. A lungo scrutò la figura, nella quale riconobbe un Mago di Honorius, potente nemico del GranDucato e pericoloso avversario. Ma ora non era più maga, ora non possedeva nessun potere arcano con il quale combattere o misurasi con lui. Restò immobile a pensare, mentre la figura si palesava, portando paura e confusione tra i presenti. Perchè era qui? Cosa lo attirava? Nemmeno un gesto che lui compiva sfuggiva allo sguardo felino della vampira, e nemmeno quell’oggetto che cadde dalla tasca del Mago, così inavvertitamente.
Egli non se ne accorse, troppo impegnato nel seminare terrore gratuito per soddisfazione personale. Le vesti cambiano ma non l’essere nel profondo, così l’Animo di Isheen non era cambiato. Quell’oggetto poteva serbare poteri particolari, poteva avere a che fare con l’Arte che amava, sempre e comunque. Isheen si chinò fulminea a raccoglierlo ...ed in quell’attimo egli la scorse. Lo sguardo gelido del Mago le scosse il corpo sottile. Alzò il viso, celato nel cappuccio, bagnato dalla pioggia; tra le sottili dita stringeva quel ciondolo color del sangue.
Fu nel tempo di un respiro che egli castò su di lei, iniziando a cantilenare una nenia in una lingua ovviamente incomprensibile, ma che ella sapeva essere quella della Magia. I fremiti si impadronirono del suo corpo, che cadde a terra, impossibilitato a compiere qualsiasi movimento che non fossero le convulsioni che quella litania le provocava. Gli occhi sbarrati dal dolore, le labbra macchiate di sangue, ed il corpo ora immobile. Le sottili dita stringevano il ciondolo quasi con rabbia.
Nessun cenno di vita, o meglio non-vita, si scorgeva nel corpo della vampira. Un profondo torpore si era impossessato di lei, lasciandola senza sensi. Ma non era la morte.