L’Angelo SerDarck conduceva 
            una serena e quieta esistenza nei propri cieli dove ormai era abituato 
            a vivere da anni se non secoli.
            Spesso pensava a come poteva essere la vita terrena ma non sentiva 
            affatto il presagio che un giorno anche lui avrebbe provato l’ebbrezza 
            di camminare fra i prati,fra i boschi e sentire ogni tipo di esperienze 
            umane sulla propria pelle.
            Il destino non avverte,non mette in guardia sul futuro. Ognuno,ignaro 
            delle conseguenze,agisce secondo il proprio volere e, quando meno 
            ce lo si aspetta, intrappola nella sua morsa come un serpente che 
            si attorciglia intorno alla sua vittima. SerDarck aveva strane idee 
            per la testa che non rivelò ai suoi fratelli, ma in cuor suo 
            credeva essere perfetto e questo segreto lo custodiva gelosamente 
            giorno per giorno. Andava in giro sempre sorridente,un sorriso che 
            esprimeva in parte i suoi più intimi pensieri. Ma nulla rimane 
            sconosciuto all’occhio della Dea Madre che,accortasi del repentino 
            cambiamento del suddetto angelo,gli tolse la beata posizione. Quell’errore 
            incommensurabile segnò il resto dei suoi giorni.
            Si trovò perso in un mondo sconosciuto con un paio di Ali di 
            Bianco piumato leggermente sfumate d’argento e d’azzurro 
            che doveva nascondere agli sguardi indagatori di tutti, per via di 
            derisioni e discriminazioni.
            Era affranto,anche se un sentimento di curiosità albergava 
            nella sua intimità.
            Si guardava intorno avido di sapere,di conoscere quei posti così 
            estranei e diversi da quelli in cui aveva abitato per secoli.
            
            
            Incominciò a vagabondare come un viaggiatore esperto studiando 
            di volta in volta i paesaggi e la natura che lo circondava.
            SerDarck non si perdeva d’animo scacciando dai suoi pensieri 
            quella voglia di tornare nel suo luogo natio.
            Continuava a vagare nella speranza di trovare un posto dove abitare,dove 
            non ci fossero persone che lo giudicassero per il suo aspetto ma, 
            soprattutto, dove trovare nuovamente persone degne della sua fiducia.
            I giorni passavano ma quell’isola tanto bramata sembrava non 
            esistere.
            Continuò a cercare fin quando non si stabilizzò in una 
            foresta dove, finalmente cosciente dell’errore commesso e voglioso 
            di poter riavere quel piccolo tesoro che aveva posseduto, intraprese 
            un lungo percorso di introspezione. La strada per conoscere se stesso 
            era lunga e tortuosa,spesso si perdeva o inciampava su qualche ostacolo,ma 
            ogni volta si rialzava e riprendeva a camminare nella via principale 
            del suo io.
            Durante le lunghe ore di riflessione aveva l’impressione di 
            rinascere ogni giorno, di purificarsi sempre più e di raggiungere, 
            seppur lentamente, l’umiltà.
            
            L’angelo capì che il valore di quello che si ha lo si 
            apprezza solamente una volta perso,e che soltanto combattendo con 
            le proprie forze si può raggiungere il proprio scopo.
            La foresta era accogliente e sembrava immensa alla vista limitata 
            dell’angelo. Gli alberi che si slanciavano in alto coprivano 
            il quasi sempre azzurro cielo.
            Spesso chiudeva gli occhi e sentiva nell’aria il dolce rumore 
            del vento che sbatteva incessante sugli alberi, sui rami e sulle foglie 
            creando una leggiadra melodia di silenzio. Riapriva gli occhi e il 
            suo sguardo si perdeva in un mare di verde,che,in un punto indefinito,si 
            incontrava con una terra azzurra ed era lì che i due colori 
            si fondevano insieme, ed era lì che voleva andare certo che 
            avrebbe trovato la pace che sempre più trovava spazio nel suo 
            io. Anche il vento gli parlò di quella terra:”raggiungi 
            l’unione e sarai felice”. Questo sibilava in quelle fresche 
            serate di pace.
            
            Deciso che era giunta l’ora di riprendere il proprio viaggio,di 
            raggiungere quella sintesi di perfezione che ogni giorno contemplava 
            e bramava e,soprattutto,seguendo il consiglio del fido vento, SerDarck 
            abbracciò con lo sguardo quella foresta fonte di quiete e serenità. 
            Come ultimo addio donò alla natura un suo sorriso che da mesi 
            non faceva più capolino sullo splendido volto.
            Il vento gli scompigliava,gli allora,lunghi capelli cosa che amava 
            molto. Sentiva, infatti, il vento accarezzare la sua pelle, i capelli 
            cingergli il collo e le grossi e possenti spalle. Anche se freddo,il 
            vento gli regalava sensazioni di calore.
            Il vento rimbombava nella sua mente.
            SerDarck ormai non ne poteva più fare a meno, il vento suo 
            fido compagno lo seguiva ovunque andasse,gli stava dietro ed era sempre 
            pronto a confortarlo nei momenti di solitudine e di sconforto.
            
            Il tempo passava e il suo fisico asciutto,coperto da una specie di 
            tunica con ricamata all’altezza del petto, sul lato sinistro,le 
            sue iniziali “SAL” in carattere gotico di colore rosso 
            come i suoi capelli, perdeva quella tonicità che aveva sempre 
            posseduto nei suoi anni migliori. Sulla tunica era spesso poggiato 
            un mantello grigio fornito di cappuccio per i periodi più freddi 
            e per le giornate di pioggia, ma mai per ripararlo dal vento.
            I mesi passavano inesorabili e lenti e SerDarck andava avanti forte 
            della promessa che si era fatto, un giorno sarebbe tornato nuovamente 
            a vivere fra i suoi cieli. Intanto continuava a camminare ormai quasi 
            senza sosta per lande deserte. I paesaggi si perdevano davanti al 
            suo sguardo con il sole che risaltava ogni colore,che illuminava tutto 
            ciò che toccava,che accarezzava con i suoi caldi raggi solari. 
            Il sole stesso era riflesso nelle iridi ed ivi trovava dimora illuminando 
            il buio più recondito.
            A percorrere questa infinità di strade ogni giorno di più 
            la stanchezza e il dolore della solitudine logoravano il suo “cuore”.
            
            Aveva imparato a riconoscere il dolore alla pianta dei piedi,il terriccio 
            ed i sassolini che piano piano tentavano di insinuarsi nella pelle 
            facendo pressione su di essa, ogni tipo di sentimenti umani trovavano 
            posto sul volto che, seppur in apparenza inespressivo, emanava nella 
            sua serietà ogni sensazione.
            Non riusciva a vedere la fine di tanto camminare eppure spesso gli 
            appariva viva l’immagine della congiunzione del verde e dell’azzurro,e 
            questo lo risollevava smettendo così di borbottare sommessamente 
            che mai avrebbe trovato la sua “isola che non c’è”. 
            Così l’aveva soprannominata quella cittadina che tante 
            volte aveva sognato nelle sue fantasticherie ad occhi aperti.
            
            Proprio quando nuovamente gli tornava alla mete come un’ossessione, 
            un incubo ricorrente, l’illusione di un posto incantato,gli 
            apparse davanti ai suoi occhi delle mura di un Granducato che si facevano 
            sempre più imponenti e maestose. La sua aura diminuiva col 
            giungere all’entrata della cittadina che dopo scoprì 
            chiamarsi Lot. Era il giorno IV-I-XIII.
            Sfinito per il suo peregrinare rimase per un tempo indeterminato davanti 
            le mura a contemplarle e studiarne i componenti.
            La paura e il timore che quello che avesse davanti fosse un’altra 
            futile illusione non riuscivano a scivolargli via dalla mente. Riflettendo 
            ancora un attimo sul da farsi si infuse coraggio.
            Deciso a scoprire questo nuovo mondo con la speranza che non fosse 
            un’altra delusione, alzò di poco la gamba destra e la 
            piegò. Con incertezza e riluttanza la posò a terra,sembrava 
            camminare al rallentatore. Fece la stessa cosa con la sinistra e lentamente 
            varcò l’ingresso del Granducato.
            La Veste strusciava appena ad ogni passo creando un leggero fruscio 
            che si ampliava nella sua testa. Senza proferir parola SerDarck si 
            guardò intorno. incredulo al paesaggio che gli si mostrava 
            dinanzi.
            
            Un profumo che somigliava vagamente a quello di fiori lo investì,e 
            una sensazione di pace entrò nella sua pelle. Una certezza 
            colmava il cuore dell’angelo.
            "E’ il posto della sintesi dei due colori ne sono certo"Queste 
            erano le parole che gli martellavano in testa con prepotenza.
            Ma qualcos’altro era stato trascinato dal vento, anche se in 
            ritardo portava con se non solo un presagio di allegria ma anche un 
            misto di malvagità e di negatività.
            Non diede peso a queste sensazioni e facendosi coraggio avanzò 
            per quelle strane e strette vie.
            Si strofinò un poco gli occhi come per vedere meglio ed imprimersi 
            il tutto nella memoria.
            Guardava stupito la vita inarrestabile di altre creature così 
            differenti da lui. Erano tutti quanti presi dall’affanno gioioso 
            di vivere in quel posto così beato.
            
            Il suo "cuore" era colmo di gioia che fece un salto fino 
            in gola per poi rituffarsi nel petto quando vide un angelo, un suo 
            fratello, girare per uno strano sentiero. Ancora incredulo prese a 
            seguirlo con passo svelto,mille pensieri affollavano la sua mente, 
            mentre tentava di stargli dietro.
            L’interesse per le cose che gli stavano intorno lo distrasse 
            facendogli perdere le tracce del fratello.
            Le tante razze differenti non lo fecero più sentire ambiguo 
            ed isolato ma soprattutto non fu più oggetto di derisioni e 
            discriminazioni. Inoltre aveva scoperto che a Lot vivevano alcuni 
            suoi fratelli e il pensiero di poter nuovamente tornare nelle grazie 
            della Dea non gli dava tregua.
          Il giovane angelo si impegnò 
            per entrare in contatto con i suoi simili ma ci volle del tempo prima 
            di essere nuovamente accettato.
            Entusiasta ed euforico,SerDarck decise di osservare con più 
            tempo il paesino e quindi fermarsi qualche giorno, senza dar peso 
            alle conseguenze che avrebbe tratto dallo stabilirsi in un luogo sconosciuto 
            una figura come la sua, così solitaria e inesperta in relazioni 
            umane.
            Si muoveva per le strade da straniero e un sorriso al pensiero di 
            avere tutto il tempo per scoprire la nuova città si increspò 
            sulle labbra, un sorriso di soddisfazione.
            In quel periodo SerDarck era devastato da vari sentimenti contrastanti:a 
            volte era pieno di vitalità ed altre era abbattuto poiché 
            nessuno pareva accorgersi della sua presenza
            Poche erano le persone con cui si soffermava a chiacchierare ed ancora 
            meno quelle che si interessavano delle sue vicende personali.
            Ecco che tornava la solitudine.
            Immerso a tante persone,a tante voci che entravano nella sua testa,a 
            tante novità che gli si presentavano davanti gli occhi era 
            comunque e sempre solo.
          Col divenire cittadino della città,però,si 
            presentarono molte novità che lo convinsero a stabilirsi del 
            tutto a Lot. Gli angeli lo accettarono finalmente nel clan e gli fu 
            affidata una persona da proteggere e da custodire. All’angelo 
            sembrava aver raggiunto lo scopo che si era prefissato, ma lo aspettava 
            un periodo di alti e bassi.
            Da qui il tempo passò velocissimo come una valanga irrefrenabile 
            che acquista maggior velocità nella caduta libera. Infatti 
            quasi contemporaneamente conobbe delle persone cui si affezionò 
            dal principio e che ricambiarono questo affetto adottandolo ed inserendolo 
            in una grossa famiglia.
            SerDarck era sconcertato ma incoraggiato dalla nuova famiglia. Presto 
            divenne Cittadino Emerito. 
            Come passò questo traguardo fece domanda per entrare nella 
            Compagnia dei Teatranti.
            Dopo un colloquio fu accettato come comparsa.
            Aveva riacquistato la serenità, il tempo buio del vagabondare 
            suonava lontano mille miglia nella sua anima, tutto questo grazie 
            alle nuove amicizie, alla nuova famiglia e alla nuova occupazione.
            Tutto sembrava ristabilito,l’equilibrio si era nuovamente composto.
            Dopo che una sua prima protetta era fuggita dal suo controllo, SerDarck 
            scelse una persona che era stata al suo fianco sin dai primi tempi 
            in cui viveva a Lot: diventò angelo custode di Fruttosia.
            Presto divenne Attore a tutti gli effetti grazie alla fiducia del 
            suo tutor che gli aveva insegnato a muoversi con dimestichezza in 
            quella cittadina ancora un po’ estranea.
            Gli spettacoli lo inebriavano e a lungo andare si dimenticò 
            della famiglia ed essa di lui.
            Il Destino non se ne sta mai sulle sue e nuovamente sconvolse l’apparente 
            quieta vita dell’angelo.
            Con grande tristezza scoprì improvvisamente che la sua amata 
            sorella, una delle poche persone che gli avevano veramente toccato 
            il “cuore”, era misteriosamente scomparsa. Con riluttanza 
            decise di dimettersi dalla Compagnia dei Teatranti il IV-XI-XXIV, 
            sia per il troppo impegno che essa richiedeva sia per partire alla 
            ricerca della sorella Koneko.
            Prese a vagare nuovamente per lande sconosciute ritornando di tanto 
            in tanto a Lot nel tentativo di rincontrare la sorella scomparsa.
            In qualche modo riuscì a mettere insieme delle informazioni 
            che si conclusero con la scoperta della morte della sorella.
            
            Nuovamente quei sensi di dispersione e smarrimento lo assalirono.
            Gli occhi,se mai potesse esserci qualcosa di più scuro del 
            buio, persero completamente la loro luce e con lo sguardo spento si 
            aggirava per il Granducato ripensando ai momenti passati con la sorella. 
            Si consultò con la famiglia che, a sua impressione, non fece 
            caso a questa perdita.
            Ormai aveva deciso: accumulò la poca roba che aveva e riprese 
            a girovagare raggiungendo, nuovamente, la foresta che nei tempi di 
            desolazione era stata luogo di conforto e di rinascita. Di tanto in 
            tanto, colto dalla nostalgia, tornava a visitare Lot coprendosi per 
            non farsi riconoscere da quelli che un tempo erano stati i suoi amici. 
            Riacquistò coraggio e tornò definitivamente a Lot che 
            sembrò cambiata ai sui occhi in tutto e per tutto, era come 
            rinnovata.
            Si sciolse dal legame, che solo a lui sembrava interessare veramente 
            qualcosa, con la famiglia che lo aveva accolto incominciando a cercare 
            nuovi amici e nuovi sorrisi poiché quelli vecchi sembravano 
            averlo rinnegato.
            
            Da tempo aveva imparato a convivere con la solitudine,ma questo non 
            gli rese certamente facile l’integrarsi nella nuova cittadina. 
            Fece nuove amicizie,che in seguito si rivelarono futili come le precedenti, 
            e apprezzò l’operato e l’influenza positiva, seppur 
            momentanea, di esse. Forte di questa nuova energia, prese sotto l’ala 
            protettrice Floring, la splendida Fatina che era riuscita a toccargli 
            il cuore con la sua allegria e spontaneità.
            La vita non era tutta rose e fiore per SerDarck, poiché in 
            quei tempi gli attacchi dei Demoni si facevano sempre più frequenti 
            e proprio a causa di uno di essi perse la vita nel proteggere una 
            sua sorella, sacrificandosi e subendo l’onta della decapitazione.
            La gentilissima Elfa Stelladiluce lo aiutò affiancandosi ai 
            Chierici nella preparazione della resurgo che avvenne qualche giorno 
            dopo aver recuperato la testa.
            In quel periodo, l’anima albergò nell’Ade incominciando 
            a nutrire un certo interesse per quel mondo sconosciuto.
            
            
            Non appena ricongiunta l’anima col corpo, SerDarck,riconoscente 
            di tutto ciò che la sua amica aveva fatto, accettò Stelladiluce 
            come sua sorella entrando a far parte nuovamente di una grande famiglia:la 
            famiglia Lostdal, unica connessione con la realtà.
            In quei tempi osservò i comportamenti della Gilda dei Chierici 
            e sentiva il bisogno di proclamare la sua fede per la Dea senza la 
            quale la sua vita non avrebbe avuto senso.
            In fondo era la sua emanazione e l’episodio con il Demone aveva 
            rianimato le sue origini. Sentiva che doveva aiutare il prossimo ma 
            soprattutto sentiva un’attrazione per la Gilda. SerDarck inoltrò 
            la domanda d’iscrizione convinto di dover estinguere la colpa 
            causa del suo tanto vagabondare.
            Dopo aver superato i due esami. divenne discepolo dei Chierici.
            Intraprese una strada lunga e faticosa dedita allo studio e all’amore 
            per la Dea. Incominciò a muovere i primi passi nello studio 
            mistico, interessandosi sempre più al mondo delle anime.
            Dopo essere stato promosso alla carica di Chierico della Sacra Luce 
            ed aver officiato alcune resurrezione si dimise(VI-VII-XV), accortosi 
            dell’incompatibilità fra lui e la Gilda.
            Nuovamente SerDarck era in un momento di incertezza.
            Con le ultime vicende riguardanti l’ex Fatina ed ex protetta 
            Floring decise di rimanere un po’ ai margini della vista sociale 
            del Granducato.
            Ma ora ha cambiato orientamento di veduta ed è pronto ad intraprendere 
            una nuova strada, entrando come Adepto nella Gilda dei Detentori dell’Arcana 
            Saggezza. 
          SerDarck
            Adepto dell’Arcana Saggezza