Il vento soffiava sprezzante sulle
cime delle colline verdi e rigogliose dei Giganti. Quelle terre selvagge
erano dominate dal Re Aspir e la popolazione venerava Gotrak, dio
burbero e severo. Il territorio confinava con le vallate giovani e
prospere della regione di Clessidra. In quelle lande disperse nel
nord dei pascoli oggi conosciuti, il clima era umido e le piogge scendevano
come lacrime celesti dalle nubi cineree e perlacee. L’aria pungente
ed incontaminata faceva respirare i boschi attraverso polmoni di caverne
cristallizzate. Gli abitanti dei radi villaggi di quelle zone erano
chiusi e freddi con gli stranieri, rispettavano la natura e non amavano
modificare ciò che il ciclo vitale creava. Proprio in una delle
vallate di Clessidra, quella mattina, in mezzo all’erbetta e
tra i giunchi che ornavano una polla d’acqua fresca, un germoglio
di orchidea aveva schiuso il suoi boccioli e ora un groviglio di fiorellini
rosati dai delicati petali di velluto spiccava sotto i raggi solari.
La notte umida aveva velato di brina quella dolce valle e ora il sole
scintillava sulla polla d’acqua e avviluppava di chiarore l’orchidea.
Sui suoi petali le goccioline di rugiada vennero baciate da un fascio
di luce e all’improvviso un enorme sfolgorio di scintille luminose
lacrimò su tutta la valle.
A mezz’aria un corpicino iniziò a prendere forma. Lunghe
gambe proporzionate e braccia sottili ornavano un corpo longilineo
e delicato. Luminosi capelli castano chiaro scorrevano leggermente
ondulati fino ad appena sotto le spalle. Verdi occhi cristallini,
vispi e sinceri brillavano sul viso dai lineamenti delicati, ed erano
in grado di far perdere i sensi agli animi più impavidi. Graziose
ali di farfalla sostenevano la creatura fatata appena venuta alla
luce. Questo miracolo prese il nome lady Moky StelladySaffer.
Crebbe per qualche anno nelle terre di Clessidra tra la natura rigogliosa
e lussureggiante che le fornì tutto ciò di cui una fata
ha bisogno, il che è molto poco se paragonato a ciò
di cui necessitano altre razze. Durante i temporali si riparava sotto
le foglie delle grandi querce e nei periodi troppo caldi la polla
d’acqua le forniva un abbondante refrigerio. Giocava tra i fiori
con gli scoiattoli del bosco e vibrava le ali con le farfalle dai
mille colori. Cantava soavemente facendo innamorare i viandanti che
attraversavano quelle zone e a volte li intratteneva con ingenui scherzetti.
Aveva molta passione verso tutti gli animali, presiedeva alla nascita
di nuovi cerbiatti e faceva ritrovare ai cuccioli dispersi la retta
via verso la tana materna.
Ben presto, però, come tutte le fate, iniziò a sentire
la curiosità di esplorare nuove terre e conoscere nuove creature
che non fossero i Giganti delle colline. Trovò molte vie verso
nuovi villaggi, percorse strade impervie e difficili, e ascoltò
voci di viaggianti che incontrava nel cammino. Un luogo colpì
particolarmente il suo animo mentre ascoltava il discorso di un ricco
uomo. Sentì nominare un certo Granducato di Lot, uno dei pochi
posti in cui era ancora possibile trovare diverse razze che convivevano
insieme pacificamente. Sentì di molte Fate, riunite in Clan
e protette da cavalieri. Tutto questo la incuriosì e si decise
a visitare quel luogo.
Appena giunta non sapeva dove andare, cosa fare, e soprattutto, non
aveva amiche con cui parlare. Era spaventata dalla moltitudine di
genti che incontrava perché abituata a territori poco popolati.
Girovagando intimidita per le strade del Granducato conobbe una cittadina
di nome Sheella, che divenne la sua prima guida in quel territorio
a lei ancora sconosciuto ma sicuramente molto affascinante. Mano che
il tempo passava cominciò ad abituarsi alla vita di Lot e ai
suoi luoghi pubblici. Venne a conoscenza della Taverna del Viandante,
un locale frequentato da moltissimi avventurieri ma anche dai Cittadini
stessi del Ducato. Qui le parlarono della Dea Themis, la venerata,
colei che vegliava su tutto e tutti. Divenne quindi una consuetudinaria
del Tempio, conoscendo ivi nuove persone, tra Fate, Folletti, Umani,
Elfi, Mannari, Vampiri ed altre specie ancora.
Si accorse che quella nuova terra le piaceva molto e decise di fermarvisi
a lungo.
Passarono i mesi e con lei crebbe il suo desiderio di avvicinarsi
maggiormente alla Dea, fino a che fece la richiesta ufficiale di entrare
a far parte della Gilda dei Chierici di Lot.
In un primo momento non fu accettata, in quanto, come ogni Gilda,
anche quella dei Chierici richiedeva una certa conoscenza e un certo
periodo di tempo trascorso come Cittadina, ma vista la sua fede le
chiesero di ritentare, in futuro, di avvicinarsi ai Chierici. Passò
altro tempo e Moky continuò a frequentare il Tempio ed i suoi
abitanti, conobbe molti Chierici e da loro cercò di apprendere
quanto più poteva.
Il traguardo della giovane Fata si stava avvicinando, oramai era prossima
ad avere tutti i requisiti necessari per poter far parte finalmente
della tanto amata Gilda; così decise di mandare una missiva
al Sommo Chierico Frarve, il quale fece preparare gli incontri a cui
Moky sarebbe stata sottoposta prima di divenire o meno Discepolo dei
Chierici.
Con grande preparazione e dedizione passò gli esami ed incominciò
la vita da Chierico. Assieme agli altri Discepoli portava la parola
della Dea Themis in tutta Lot. Era un compito duro, difficile, che
richiedeva molto tempo e devozione, ma tutto sembrava andare bene.
Fino a quando non fu costretta ad allontanarsi dal Granducato in tutta
fretta. Non riuscì ad avvisare nessuno, né gli amici
né i suoi compagni di Gilda. In quel periodo gravava su di
lei un pericolo di morte.
Malgrado fosse scampata per un soffio all’agguato di un Mannaro
rimase lontana dal Granducato per quasi due mesi. In questo lasso
di tempo nessuno ebbe sue notizie, tanto che i compagni di Gilda la
diedero per morta nella sua fuga, cancellandola dalle loro pergamene
come appartenente ai Chierici. Quando tornò alcuni amici si
ricordarono di lei facendole una gran festa, ma quando si recò
dai Chierici con sua grande delusione non trovò più
il suo nominativo nel grande libro. La cosa non la colse impreparata,
in quanto immaginava che potesse accadere una cosa del genere, quindi
decise di rimboccarsi le maniche e di ricominciare una nuova vita.
Il tempo passava e lei cresceva. Cominciava a frequentare i luoghi
dove era più frequente vedere giovani Fate come lei. Ne conobbe
molte, e quasi tutte appartenenti ad una grande famiglia. Quelle Fate
le piacevano molto, erano carine, simpatiche e si divertivano a fare
dispetti a tutti. Un giorno con sua grande sorpresa si ritrovò
con una missiva, scritta da una Fatina che mai aveva conosciuto: si
trattava della Fata Alexxias, una Fata altolocata della Stirpe di
Avalon. Questa Fata le chiese se voleva entrare a far parte della
loro grande famiglia. Finalmente Moky avrebbe avuto amiche con cui
giocare e l´affetto che le mancava da quando era partita dalla
sua terra. Accettò felicemente di entrare come Keres a far
parte del clan delle Fate di Avalon. Dopo circa due mesi di permanenza
sull’isola fatata, fu chiamata a scegliere la sua famiglia di
appartenenza tra le quattro presenti. Lei senza indugi e ne incertezza
scelse la famiglia delle Seligen, e Alexxias divenne la sua Wen, a
cui in breve tempo si affezionò tantissimo.
Passarono altri mesi ricolmi di gioia e spensieratezza, e Moky iniziò
a sentire il bisogno di rendersi utile per tutto il Granducato, di
fare qualcosa per lei e per chi poteva: la scelta cadde sull’Ordine
degli Azzeccagarbugli.
Gli studi erano molto duri, si dovevano conoscere molto bene gli Editti
del Granducato, la Carta del Tempio e tutta la Giustizia di Lot, ma
questo non la spaventava. Tenne i colloqui con il Presidente della
Corte di Giustizia dopo aver passato egregiamente quelli tenuti con
i Giudici di Lot, e finalmente ebbe l´abilitazione per poter
esercitare. Subito le si proposero diverse cause, alcune più
semplici delle altre, ma dopo quasi dodici Lune, Moky decise di svestire
la Toga. Dopo aver sposato nell`Anno VI - Mese 10° - Giorno 25°
un messere di razza Elfica chiamato Darkos Selindil e aver adottato
una splendida Fatina di nome Sabrina e una di nome Liongirl, dalla
quale ha avuto due nipotine: Fairy e Naivee, ha ottenuto l´annullamento
del suo stato civile, volendo restare libera da ogni vincolo, pur
amando ancora in cuor suo Darkos. Passarono le lune, e con esse gli
interessi aumentavano a mano a mano, perché Moky cercava di
rendersi sempre più utile per lo Granducato, sino a quando
un caso fortuito la fece incontrare con una Collega di un tempo, la
Mannara Lyra, la quale stava adoperandosi per il Conte PETRUS. Assieme
parlarono molto, sino a che un giorno incontrò personalmente
il Conte, che le offrì un posto a Corte e la possibilità
di servirlo. Fu così che divenne Narratore della Corte del
Nibbio, compito delicato ed impegnativo, che richiedeva una sempre
maggior conoscenza del Granducato in tutte le sue vicende. Da qui
nacque in un secondo momento il desiderio e la volontà di poter
divenir parte della Gilda che da sempre raccoglie ogni avvenimento
che si sussegue nel tempo. Dopo un colloquio informativo e l’incontro
con il Consigliere Verde, riuscì con grande gioia ad entrar
a far parte dei Detentori dell`Arcana Saggezza, con il ruolo di Adepta.
La strada è lunga e faticosa, richiede impegno e dedizione,
cose che alla oramai Ex Fata non mancano certamente.
Cosa le riserverà il futuro non ci è dato saperlo, ma
di sicuro la Dea Themis saprà illuminare ancora per molti anni
la sua strada!
Moky
Adepto dell’Arcana Saggezza