Non
ho mai avuto molta simpatia per gli elfi, per le femmine di quella razza in
particolare.
Mi è sempre risultato difficile comprenderli, provo fastidio davanti
alla loro alterigia, trovo insopportabile il loro sentirsi comunque eletti,
superiori. Un’ondata di invidia mi pervade quando li vedo così
belli, alti, forti, quando li ammiro fare con inconsapevole distacco le cose.
Non riesco ad arrivare fino in fondo alla loro sensibilità, al loro
bisogno di stare, più che in mezzo agli altri, a contatto con la natura.
Eppure Lot mi ha sempre posto davanti un elfo come metro di paragone. E io ogni volta sono stata costretta a confrontarmi con quei parametri che tanto poco mi si addicono.
«Era
ora che qualcuno portasse un po’ di eleganza nei saggi!»
Udite queste parole mi voltai mal volentieri.
Lei era lì, alta, bellissima, altera, con uno sguardo tra il pensieroso
e il divertito che mi stava guardando valutando se quella piccola fata potesse
essere una fortuna o una sciagura.
A fatica non sospirai, ma solo per rispetto di quella veste che aveva i colori
della mia, anche se meno cangianti.
«Sono Shanty, desideravo conoscervi.» continuò.
«Consigliere, molto lieta di fare la vostra conoscenza» risposi
«Finalmente si festeggia!»
Era il primo mese del quinto anno dalla Fondazione e Althair qualche giorno
prima era stato nominato Sommo Detentore dell’Arcana Saggezza, lei era
il suo braccio destro e io la fata segretamente innamorata di lui.
Ricordo con tenerezza e nostalgia quei miei giorni di Adepta dei Saggi, così diversa nei modi e nei comportamenti da tutti i miei confratelli, eppure giorno dopo giorno la scelta di appartenere a quella gilda che in origine feci per amore divenne prepotentemente la vocazione della mia vita.
Passano
i mesi, Shanty rimane sempre il braccio destro di Althair e io piano piano
mi insedio nella borsa del Sommo Detentore aiutandolo a sbrigare le sue faccende.
Il comune affetto per Althair ci lega sempre di più, ma l’amore
per la gilda e per Lot e la sua storia salda la nostra amicizia, e io, ancora
una volta, mi trovo a domandarmi come posso condividere le stesse passioni
di un’elfa.
Eppure, nonostante fossimo così diverse, nonostante spesso non vedessimo
la cosa dalla stessa angolazione eravamo sempre lì, lei per me e io
per lei, qualunque cosa fosse accaduta.
Quando
Althair ci ha lasciato la guida dei Saggi è stata dura, ma sapevamo
che la nostra unione sarebbe sopravvissuta ad ogni crisi o ad ogni litigio.
E così è stato per molti mesi, in tutta sincerità pensavo
che come avevamo cominciato insieme avremmo finito insieme. Oramai mi ero
abituata a quell’elfa così seriosa, profonda e ortodossa. Mi
ero abituata ad averla vicina, sempre presente pronta a trovare una soluzione,
a farsi carico anche dei miei problemi.
Ma
non sempre le cose vanno come uno le pensa, e la vita ci pone davanti a delle
scelte e a delle difficoltà che affrontiamo ognuno come sa aiutato,
talvolta, dal temperamento della propria razza.
Essere sensibili è un gran dono, esserlo troppo è vivere come
se qualcosa ogni giorno ci tagliasse un lembo minuscolo di pelle per nutrirsi
della nostra energia.
Non esserlo ci porta ad essere talvolta superficiali, ma nel contempo più
forti e determinati.
Così ora mi trovo sola, sciolta da quel rigore che ha sempre tarpato le ali alla mia esuberanza, libera di manifestare la mia vanità come meglio penso, eppure sono qui, a pensare che non c’è soddisfazione nell’infrangere una regola che non si pone.
Per
me che sono sempre stata fiera di me stessa e del mio essere, che guardo il
mondo orgogliosa delle mie ali che mi permettono di volare, che ho sempre
morso la vita, che ho scritto per ricordare affinché le cose che accadono
abbiano un senso rimango ferma con la penna in mano, con un vuoto nel cuore
che non mi fa sentire completa.
Forse il destino ci mette vicino persone così diverse per darci la
possibilità di comprendere che il mondo è oltre a quello che
noi vediamo, che nel paragone e nel confronto c’è la vera ricchezza.
Questo è lo spirito lottiano, l’utopia che la diversità
sia impulso alla migliore conoscenza di noi stessi.
Ora
che sono sola a guidare la gilda sento la vostra mancanza Shanty.
Chissà se la gilda di Myriam continuerà degnamente la gloriosa
tradizione dei Detentori dell’Arcana Saggezza.
Chissà se sarà capace di tenere alti i valori di chi ha fondato
Lot.
Chissà se continuerà a lavorare con onestà e perseveranza.