LA STORIA DI LOT
Nuova Lot - Lo Spirito di Abbar

Carestia...!
Audace parola, nei veli cruenti di un altrettanto infiammato conflitto.
Penuria, quindi, che si fece largo tra i percorsi già tutt'altro che allettanti dello scontro.
Agghiacciante, primo e non ultimo passo alla volta della sconvolgente realtà delle cose.

Nell'evolversi della fine di quell'intricato III mese, storpiate dalla morsa angosciante di una prospettiva drammatica, le sensazioni delle anime del regno - di quelle, perlomeno, che l'esperienza induceva a considerare il benessere come la conseguenza della pace e, inevitabilmente, la miseria quale sfocio della guerra - materializzarono all'unisono la temibile frustrazione della povertà.

Ma non certo una povertà venale che, per quanto fosse lecito presagire, non avrebbe potuto suscitare un pianto tanto immane.
Piuttosto, una povertà intesa come svuotamento delle piacevoli e cordiali emozioni che l'alone quieto e dolce del Ducato, come aveva concesso in passato, avrebbe concesso ancora.

Deboli, al cospetto di tanto scempio, furono le preghiere di Lord Futre, seppur avvalorate dalla generosità dei cittadini di Gilde e Mestieri che ottemperarono alle richieste di appoggio.
Fu necessaria la cerca delle materie al di fuori del Granducato, la stipula di patti con i mercanti stranieri e grande fu il timore per il bisogno di elargire "BUONI" alimentari alla popolazione, al fine di far fronte al fabbisogno cittadino.

"I tempi stanno cambiando… se volete un consiglio mettete da parte delle provviste e tenete le Vostre monete d’oro per necessità", fu l'estremo, amaro, appello del Maestro Futre, convinto che il prolungarsi del conflitto avrebbe seriamente danneggiato anche il normale andamento della vita quotidiana del Regno.

Le improvvise folate di una battaglia perpetuata in così poco tempo portarono tanti pianti e tanti rancori quanti ne aveva dati il timore secolare dell'antico avversario, Honorius.
Ma nel cerchio di Sangue, nel quale Gaia, nel recente passato, aveva focalizzato l'immagine dell'Unica, le spire del fuoco di Themis assunsero un'impavida intensità, quando lo spirito di Abbar, il Primo Sacerdote della Dea, avvinghiò l'Anima dei fedeli, catturandoli in una sorta di entusiasmo e di confuso calore.

Non s'era ancora spento il 29° giorno, che la Vecchia Torre, il rifugio dei nemici dell'Augusto, con i suoi canti di speranza, con l'agonia della costrizione, con la fiducia nella vittoria, venne rapita dall'effimera immagine del primo Sacerdote dell'Unica.

Lady Ahawahnee DeMorne de Louvier, Consigliere dell'Arcana Saggezza, colei che nel Regno è conosciuta col nome di Verde, ebbe a discorrere con lo spirito di Abbar, negli istanti che precedettero la sua repentina scomparsa.

L'iniziale timore, per l'errata convinzione che si trattasse di un consueto Spettro che popolava il Regno, s'inaridì all'istante, quando il Primo Sacerdote esordì confidando al Consigliere "Conosci il mio nome ma non il mio volto... Sono Abbar, messaggero dell'Unica" ...

L'emozione si convogliò quanto una spirale senza freno, sbalordendo le menti che colsero la voce e che ne furono travolte.

L'evanescente figura azzurra saldò l'anello di Fede che i cruenti botti sputati dalla guerra stavano lentamente sciogliendo.
Nella schiera Nera che allungava la mano, falciando i seguaci di Themis e relegandoli nel buio confine orientale del Regno, parve aprirsi una breccia di Luce, sospinta da braccia e pensieri che avevano le fattezze di Abbar.

"Abbiate fede figli dell'Unica".

Un sordo ma implacabile verbo echeggiò nelle profondità delle foreste e dei sentieri che si diramavano dalla Vecchia Torre.
Più che un consiglio!... Più che un incoraggiamento!.
Era la Voce di Themis.
Era la paura che si spezzava, la folgore che s'accendeva, la forza che ribolliva nelle vene dei Leoni, dei Paladini, dei Chierici, dei Maghi, di coloro che ardevano di collera e rivalsa verso il Conte.

Ancora fievole, certo...
Un piccolo simbolo di fede, colto nel viso del Consigliere Verde, prima, e nei corpi dei themisiani, poi, che aveva bisogno di essere sostenuto e capito.
Un breve sorriso di gioia, alzatosi tra le pietre e le tende della Torre, caldo quanto l'abbraccio rassicurante di una madre al cucciolo disperato.

Le antiche pergamene che tracciano la Storia, riportarono alla luce una confusa e sinistra descrizione del passato evento.
Forse, ed inizialmente, incomprensibile ad uditi poco levigati dallo studio secolare, ma che, nel profondo delle righe, nascondevano verità cariche di speranza.
Dalla Genesi, come inciso dal Consigliere Verde in pubblica Bacheca:
"La gelosia di Simeht crebbe, egli mandò la Vecchiaia ad incutere terrore nell'Umano come araldo della Morte. Abbar, Sacerdote della Dea Themis, allora chiese a nome del popolo alla Madre: Nasciamo dunque per morire, Madre crudele?! - La Madre si adirò e decise di non mostrare mai più il suo volto a chi non ne era degno. E il popolo Umano conobbe l'angoscia. Ecco che insorse contro Abbar, e vi fu una cospirazione, ed il Sacerdote fu assassinato..."

Sebbene questo, da una parte, provocò le derisioni da parte degli Adepti di Simeht e la loro ironica condanna ad una fede che non rivelava con chiarezza ogni sfaccettatura della sua opera, dall'altra ebbe sviluppo opposto, sigillando, ancora una volta, in un'unica, grande stretta la coalizione degli Eretici.

I Monaci Neri, con il perpetuarsi della faida, ora che l'inizio, nel VII anno, del VI mese, il terzo di conflitto, stava per iniziare, scorsero pericolose minacce ai limiti del Regno.
La Voce di Themis tentava di far breccia tra le tenaci braccia del Dio oscuro, potente e sicuro nel covo che si era creato.
La debolezza delle Gilde Commerciali e l'emarginazione di solidi nomi avversari non avrebbe potuto cementare, ancora per molto, le fondamenta su cui erigere il proprio dominio.

Glenyller - Studioso delle Epoche Passate