NATURA AMICA
Il Tulipano

TULIPANO significa "Ti Amo"

Nessuno vuol togliere alla rosa rossa lo scettro di regina degli innamorati, però la letteratura parla chiaro: il fiore simbolo delle dichiarazioni d’amore, cioè quello che inequivocabilmente significa "Ti Amo", è il tulipano.
Il sultano delle Mille e una notte ne lasciava cadere uno rosso ai piedi di una donna dell’harem per farle capire che era la prescelta. Ma una leggenda popolare sostiene, al contrario, che erano le odalische a lanciarli oltre le sbarre dell'harem per mandare messaggi al fidanzato perduto.
Comunque sia, in tutto il mondo il tulipano parla d’amore. Forse perché la leggenda più antica che lo riguarda (di origine persiana) sostiene che il fiore sia nato dalle gocce di sangue di un giovane suicidatosi per una delusione amorosa.
Attualmente, comunque, il suo significato non allude a relazioni sfortunate, bensì a quelle più equilibrate e perfette. Un’interpretazione diffusissima, ma in netta contrapposizione con altre credenze (meno in uso) che lo vedrebbero invece incarnare i sentimenti scostanti. Si tratta di voci difficili da conciliare, ma in fondo non c’è rischio di sbagliare: l’amore più duraturo non è forse quello fatto di mille capricci e vicendevoli inseguimenti?


I Profumi e la Fitoterapia

L’arte dei profumi è molto antica e la "ars profumandi" aveva raggiunto nella Roma imperiale livelli altissimi.
Il processo di distillazione, era già conosciuto 5000 anni fa nella valle dell’Indo, ma è stato riscoperto e introdotto dagli arabi solo successivamente, intorno al IX secolo d. C., per cui il profumo antico è caratterizzato da una base costituita da grasso animale e olio vegetale, dal quale deriva il nome latino di "unguentum".

Gli ingredienti base dei profumi di 2000 anni fa, fabbricati nelle botteghe rinvenute nell’antica Pompei e che la lava ha conservato e fermato nel tempo, erano Rose, Gigli, foglie di Basilico e di Mirto, resine, radici, semi aromatici e succhi oleosi ottenuti dalla spremitura di Olive verdi e dai frutti acerbi della Vite.
Dalla conoscenza della botanica antica si deduce che anche l’attività cosmetica degli erboristi olearii e unguentarii, cioè i "nasi" degli antichi profumieri, attingeva dal mondo vegetale. Nella Naturalis Historia di Plinio si descrivono gli ingredienti di alcuni profumi dell’epoca, come il muschio, l’olio di balano, la resina, la mirra.
In particolare Plinio descrive il Metopio, che era formato da olio di mandorle addizionato con agresto, cardamomo, giunco profumato, calamo aromatico, miele, vino, mirra, galbano e resina di terebinto.
Gli aromi utilizzati per i profumi in origine svolgevano una funzione igienizzante, per le proprietà battericide e disinfettanti di alcuni componenti, come certe resine fra le quali lo stesso incenso, usato per fumigazioni nell’ambiente, col duplice risultato di disinfettarlo e di profumarlo; inoltre nei tempi più antichi le piante aromatiche erano legate a riti mitologici e religiosi, come ad esempio il Mirto, che era collegato al culto di Venere, l’Edera a quello di Bacco-Dioniso, l`Alloro a quello di Febo-Apollo, eccetera. I profumi, una volta prodotti, venivano conservati in appositi contenitori, le "ampullae vitrae". Queste erano porta profumi di piccole dimensioni, di fattura particolarmente elegante, in cui venivano travasati profumi o unguenti al momento della vendita, da altri contenitori più grandi e semplici. In seguito, con lo studio e la coltivazione di specie orientali, si diffusero gli aromi importati dall’Oriente: così al gelsomino, alla rosa, alla lavanda, al mirto, al timo, al garofano, alla violetta, al rosmarino, si aggiunsero l’ambra, il muschio, l’incenso, la cannella, il benzoino e i legni odorosi come l’aloe e il sandalo.
La tradizione antica del giardino, in cui si coltivavano le piante necessarie alla fabbricazione dei profumi, trasmessa dagli Arabi, si diffuse infatti progressivamente anche nell’Europa medievale che riscopre così le conoscenze botaniche e il piacere derivante dall’uso dei profumi. Rinasce quindi l’amore per le fragranze del giardino, insieme all’uso arabo di seminare specie di semi diversi su un tappeto erboso. L’uso del profumo è comunque anche oggi un rituale che si abbina al nostro stato d’animo, al momento della giornata, all’umore, e infatti a seconda di come ci sentiamo sceglieremo la fragranza che più ci ispira nei vari momenti della giornata: per risvegliare la memoria, o per meglio percepire la realtà, per calmare le passioni o eccitare i sensi, per svelare il nostro io più segreto.
Un profumo particolarmente usato nel Medioevo era l’acqua aromatica alle rose, un’essenza molto amata dagli orientali. Poi c’erano i profumi alla violetta, alla lavanda, al rosmarino e al fiore d’arancio.
L’Erboristeria, seguendo le antiche tradizioni profumiere , ha prodotto una gamma di profumi veramente ampia e ricca di fragranze, che vanno dalle acque di profumo fresche e agrumate a quelle fiorite, ai sentori verdi ed erbali, alle raffinate note speziate, calde e sensuali. Quando usiamo un profumo dobbiamo imparare a utilizzarlo con cura: dal momento in cui viene aperto, il profumo comincia a modificarsi lentamente; possiamo conservarlo per circa un anno, prendendo qualche precauzione. Dobbiamo ricordarci di chiudere sempre il flacone ogni volta che lo usiamo e di tenerlo lontano da fonti di calore e dalla luce. Di ogni profumo possiamo scoprire le molteplici sfumature: i sentori iniziali che si percepiscono appena apriamo il flacone, costituiscono le "note di testa", schiette, volatili, in genere poco durature. Quasi sempre sono costituite da agrumi (Limone, Bergamotto, Mandarino) o da labiate (Salvia sclarea, Rosmarino, Issopo, Menta).
Vengono poi le note dominanti o "note di cuore". Appaiono qualche minuto dopo il diffondersi delle note di testa e sono loro a definire la personalità del vostro profumo e sono spesso sentori di Rosa, di Caprifoglio, di Gelsomino, di Mughetto.
Infine le "note di fondo", dall’aroma intenso, che sostengono le note di cuore: Patchouli, Labdano, Muschio di Quercia, Benzoino, Incenso.
Per esaltarne l’intensità nell’arco della giornata mettiamone una goccia sulla nuca, nell’incavo del gomito e del ginocchio, alle caviglie; profumiamo gli indumenti sul collo e sui polsi. Il profumo evaporando creerà un’armoniosa scia di fragranze. E’ consigliabile inoltre abbinare alla fragranza del profumo che abbiamo scelto il bagnoschiuma e la crema idratante per il corpo o l’olio nutriente da massaggio: esalteremo così gli aromi e le note profumate, evitando contrasti che potrebbero stridere. Al di là del mero aspetto “vanitoso” i profumi possono anche essere usati per curare.
Il profumo sollecitando l’olfatto, influenza in modo diretto il sistema nervoso che attivando i centri cerebrali e stimolando particolari recettori provoca svariate reazioni. Possono così attivarsi o inibirsi i centri del sonno, e anche la psiche può essere influenzata. La tensione nervosa può diminuire tramite il profumo di lavanda, bergamotto, melissa, rosa, che hanno un effetto sedativo, per la depressione, il basilico, geranio e menta sono eccitanti del sistema nervoso.
La capacità di concentrazione è agevolata dal mughetto e menta che possono essere abbinati e consigliati a chi necessita per ragioni di lavoro o studio a lunghi periodi di concentrazione.
Gli aromi di gelsomino, arancio, tiglio, melissa, favoriscono un generale rilassamento e quindi un dolce sonno; altre hanno effetto opposto come il limone, rosmarino, verbena, menta, timo.
Per stimolare l’appetito, quando questo è inibito da fattori nervosi, cipolla, santoreggia, aglio, ginepro, sono indicate. Effetto opposto hanno, eucalipto e mirto.
L’aritmia è ridotta da verbena, anice menta, fiori d’arancio.
Issopo, rosmarino, salvia, timo, alzano la pressione arteriosa, mentre lavanda, aglio, limone, geranio, l’abbassano.
Azione disinfettante, hanno l’essenze di pino, menta, eucalipto, limone, ginepro, mirto, timo, quest’ultimo associa un’azione calmante della tosse.
Per le vie urinarie, sono raccomandate le essenze di timo, cipresso eucalipto, che con betulla e cipolla sono anche diuretici.
Per le articolazioni si usano essenze con azione antinfiammatoria e sono utili basilico, cipolla, limone, ginepro, timo, eucalipto.
Le ghiandole mammarie aumentano la secrezione lattea sotto l’azione del finocchio, aneto, anice, verbena, mentre menta e salvia hanno azione antagonista.
Le essenze più comuni sono: Angelica (Angelica sylvestris - archangelica), Anice (Pimpinella anisum L.), Assenzio (Artemisia absinthium L.), Ciclamino (Cyclamen europeum), Comino (Cuminum cyminum L.), Coriandolo (Coriandrum sativum L.), Eucalipto (Eucaliptus globulus), Finocchio (Foeniculum vulgare), Genziana (Genziana lutea), Giaggiolo (Iris pallida), Ginepro (Juniperus communis - oxycedrus -sabina), Lavanda (Lavandula spica), Lauro (Laurus nobilis), Menta (Mentha piperita - romana), Melissa (Melissa officinalis L.), Mirto (Mirtus communis), Rosa (Rosa damascena), Salvia (Salvia officinalis - scalarea), Violetta (Viola odorosa).

Ma come si assumono queste essenze? Esistono svariati metodi, i più utilizzati sono:
Per bocca: due gocce su una piccola zolletta di zucchero 2-3 volte al giorno, oppure in un bicchiere di alcool per liquori, aggiungere .2-3 gocce di essenza e di questa preparazione usarne 10 gocce 2 volte al giorno.
Suffumigi: hanno azione calmane, decongestionante, disinfettante e balsamica, sulle prime vie respiratorie. In una pentola, fare bollire mezzo litro d’acqua, versare alcune gocce d’essenza di menta o eucalipto e coperta la testa con un asciugamano inspirare con il naso profondamente. All’interno dell’asciugamano si crea un’atmosfera umida e ricca d’aroma.
Inalazioni secche: sono quelle che si effettuano mettendo alcune gocce d’essenza sul fazzoletto ed inspirando l’aria attraverso di esso.
Frizioni: consiste nel fare penetrare l’essenza attraverso la pelle, nella parte interessata massaggiando con i polpastrelli o il palmo della mano. Le frizioni sono adatte per dolori muscolari, bronchiti, reumatismi.
Impacchi: Un impacco di cotone è imbevuto con acqua molto calda, contenente l’essenza e posto sulla parte del corpo per 5 minuti.
Pediluvi: Usare acqua calda con 5 gocce d’essenza per litro. I piedi vano immersi sino alle caviglie per 10 minuti. Il pediluvio provoca un abbassamento della pressione e può risolvere mali di testa ed è giovevole alle varici.


Creare un pot-et fleur

Il termine Pot-et-fleur significa in lingua francese "vaso e fiori" e rende bene l’idea di ciò che vogliamo ottenere: una decorazione floreale permanente ma anche in continua trasformazione. L’importante è assemblare piante che abbiano le stesse esigenze colturali.
E’ consigliabile che ogni pianta mantenga il suo vaso distinto dalle altre per rendere più agevole la sostituzione delle piante che eventualmente dovessero appassire senza dover disfare tutta la composizione. Gli spazi vuoti fra un vaso e l’altro andranno colmati con dello sfagno ed alcuni lasciati liberi e mantenuti vuoti per l’inserimento dei fiori freschi recisi.
Anche per questi ultimi è necessario preparare delle ciotole in cui fissare la spugna per i fiori freschi in modo da lasciare comunque nella ciotola stessa uno spazio per la riserva d’acqua dei fiori.
Nella costruzione di un Pot-et-fleur vanno rispettate comunque le regole compositive fondamentali: occorre considerare le forme delle piante scegliendone alcune con sviluppo ascendente e piuttosto alte, altre di medie dimensioni, una parte con crescita limitata in altezza per il riempimento della base e infine alcune con andamento cascante se vogliamo rialzare il Pot-et-fleur sopra un’alzata o una colonnina.
Inoltre i colori delle foglie sono fondamentali per ottenere un effetto di equilibrio finale: ricordate di alternare piante con foglie a colorazione unica con piante che presentano foglie screziate di colori diversi. Evitate di utilizzare solo piante con foglie screziate poiché otterreste un insieme otticamente troppo confusionario.
Dimensione: secondo la grandezza delle piante scegliete un contenitore adatto, che permetta a tutte di avere sufficiente spazio per svilupparsi senza soffocarsi a vicenda (le piante sono esseri viventi e con il tempo crescono di grandezza!) e tenete sempre conto dello spazio per i contenitori dei fiori recisi.
Stabilità fisica: ricordate che il contenitore dovrà reggere un peso notevole, perciò optate per ciotole larghe e basse, che potrete poi rialzare da terra appoggiandole su un apposito sostegno.
Aspetto superficiale: considerate la texture del contenitore in modo da armonizzarlo con il carattere delle piante e dei fiori recisi che andrete ad inserire ed anche con l’ambiente in cui andrà ubicato. Meglio utilizzare contenitori neutri in ceramica bianca, in cotto, in ottone o in rame. Poiché è preferibile che il contenitore non abbia un foro di scolo, collocate sul fondo per un miglior drenaggio dell’argilla espansa o piccoli ciottoli, inoltre delle scaglie di carbone se le piante da inserire sono acidofile o succulente.

Se volete preservare il contenitore perché prezioso oppure di metallo ricordate di inserire anzitutto dei fogli di plastica robusta per realizzare un’impermeabilizzazione della parte interna in modo da evitare il contatto con terra, acqua e concimi che possano rovinarlo. Posizionando i vasi delle piante rammentate di collocare alcune piante più basse anche sul retro per dare all’insieme un effetto di profondità prospettica ed evitare che la composizione sembri cadere tutta in avanti: evitate l’effetto "a scaletta" sul davanti. Inserite poi tra i vasi dello sfagno o dell’argilla espansa che non solo serviranno a rifinire l’elaborato ma anche a bloccare i vasi come se fossero interrati.
Nella collocazione finale dell’insieme rammentate che le piante hanno necessità di luce ed aria e di periodiche annaffiature, i fiori recisi appassiti vanno sostituiti: posizionatelo quindi in una zona che renda agevole questi periodici interventi.

Scirin - Guardiano dell'Armaria