Nono |
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9 Dicembre - 8 Gennaio |
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Magno | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Il mio viaggio continua, nell’immensità del tempo e dalle parole di chi il tempo non lo sente. Dalle parole di un Eterno: Lucifugo Magno, il Lupo.
Il mio nome, l'ho dimenticato, ma poco importa: "Lupo" mi hanno chiamato, Lucifugo Magno... il Lupo, ma le origini di tale appellativo si perdono fra le mie stesse radici, là nella terra che mi ha visto nascere.
Quale terra? Quando è nato? Da chi? Le domande si affollano nella mia mente e la brama di continuare nella lettura di questo documento per scoprire cosa è stata la vita precedente l’arrivo a Lot di costui. Perché le vicende che hanno riguardato il suo soggiorno lottiano sono note e conservate negli archivi, ma di lui che altro sappiamo?
Era una modesta tribù di pastori nomadi, i nostri montoni ci davano di che vestire, mangiare e sopravvivere; la nostra casa erano le steppe ad Est, ai piedi delle grandi montagne che mi hanno visto crescere.
A Est? Cosa c’è ad Est di Lot? Ma è davvero ad est del Granducato che dobbiamo guardare? Ma esisteranno ancora quelle Terre? Inutili tutte queste domande, la brama di continuare non mi dà il tempo di riflettere sulle possibili risposte.
La fantasia ardeva come le fiamme del fuoco nella notte, specialmente quando il venerabile Padre di mio Padre, il Curatore, particolarmente amato dalla gente per il suo carattere accondiscendente, ma soprattutto per la sua arte di guarire i malanni, veniva a sedersi con noi per raccontare le sue storie, tra cui la storia della tribù: Lagaz Ni’mahe, i Lupi della steppa.
Lagaz Ni’mahe.. La mia mente vaga a cercare ricordo di questo nome. Ricordo che fatica ad affiorare, forse perché non v’è ricordo nei meandri del mio intelletto di codesto nome. “I Lupi della Steppa” è impossibile che io l’abbia già sentito, mi ricorderei dove. Invece no…
La leggenda narrava del grande capostipite, il pastore che una notte di luna piena fuse la sua anima con quella del capo branco dei Lupi, perché la pace fra gli uomini ed i nobili animali regnasse sulla tribù, generando un essere che noi chiamavamo lo Spirito Custode… metà uomo e metà lupo.
Una Leggenda… I titoli delle leggende raccolte nei nostri tomi si affollano. Ma di questa non ne ho notizia. Non l’ha mai raccontata evidentemente. Flusso incessante di coscienza e curiosità. Ma le mie mani sono sulla pergamena tenendo il segno per continuar la lettura.
Mio padre era un uomo di grossa taglia, uno dei più robusti di tutta la tribù e per questo rispettato da tutti, era forte e misurato… un uomo saggio, degno del posto che aveva nella cerchia degli Anziani.
La Storia ritorna: una madre morta di parto, un padre che sembra odiare il figlio che con la sua nascita aveva provocato la morte della madre..Ma in realtà da queste parole si evince che questo padre doveva tenere molto a suo figlio, unico ricordo che gli restava di colei che lo aveva generato.
Eravamo ormai diventati uomini, io e Jona, eppure in lui mai si era spento il desiderio di trovarsi faccia a faccia con lo Spirito Custode. Ricordo come fosse ieri, poche lune dopo il grande rito funebre dell’amato Curatore, venne il tempo per gli anziani di recarsi ai piedi dei monti per l’offerta, ma stavolta Jona era fermamente convinto a seguirli, per stanare la leggendaria creatura. Mio malgrado mi convinsi a seguirlo per non lasciarlo in balia della sua stessa foga, così poche ore dopo la partenza di mio padre e degli altri anziani ci mettemmo in cammino; una sacca con poche provviste ed una sorta di lancia costruita alla meglio da Jona fu tutto ciò che portammo con noi.
Jona, amico e fratello di sempre, con la brama di stanare lo Spirito Custode narrato nella leggenda. Il furore di chi è appena divenuto un uomo era nei suoi occhi, o meglio, leggendo quanto scritto così me lo immagino.
La notte era serena e fredda, un freddo a cui eravamo abituati dal tempo, ma le gambe tremavano, non certo per la temperatura… quanto per la convinzione che se fossimo stati scoperti ci avrebbe aspettato il peggio, ma a Jona non importava, nei suoi occhi vedevo brillare il lume della follia ormai, stava per perdere il controllo. La luna splendeva alta nel cielo illuminando la lastra, quando i montoni iniziarono inspiegabilmente ad agitarsi e con loro anche Jona, che si guardava attorno frenetico mentre io lo osservavo dubbioso. Poco tempo passò quando degli ululati ruppero il silenzio della notte e dopo pochi istanti come fantasmi apparvero nella piccola radura diversi lupi, non avevano l’aria affamata, ma circondarono comunque i montoni preparandosi ad assalirli.
Queste parole si leggono tutte d’un fiato. Un fiato che non basta: il cuore che batte forte. Queste parole urlano di dolore per Jona, ma la storia ha da continuare…
Smisi di pensare, consumato da un odio immotivato per quell’essere che mi aveva portato via Jona e senza riflettere raccolsi la sua arma, per ripetere quell’insensata carica che lo aveva condotto alla fine, ma stavolta qualcosa non andò come previsto.
E fu sera e fu mattino, la tragedia si consumò , lo Spirito Custode fu annientato, e una vita fu spezzata, anzi due…Ed egli si rifugiò in una spelonca sulle montagne. Isolato da tutto e da tutti e soprattutto lontano dal villaggio che ha visto i suoi natali.
Circa una trentina d’inverni pendevano ormai sulla mia testa, dieci dei quali passati in completa solitudine, lontano dall’uomo. Mi chiesi più volte cosa fosse mio padre, ma soprattutto perché anch’io non ero come lui, perché durante la luna piena il mio aspetto non mutasse.
La rassegnazione fatica a venire. Il mare di domande rimaste senza risposta pesa come un grosso macigno ma.. Non c’era nulla da fare, bisognava andare avanti e il Lupo lo sapeva: in cuor suo era consapevole di quanto era accaduto anche se l’accettazione non arrivava. Ma pian piano la vita ricominciava: non lontano dalla caverna entro cui lui viveva sorgeva un villaggio, e lui soleva frequentarlo, per i primi tempi solo di sera e di notte..
Sebbene il mio aspetto fosse trasandato e burbero gli abitanti si dimostravano gentili e ben presto fra i bambini si diffusero le storie più stravaganti sul grande uomo della montagna che viveva insieme ai lupi, mentre gli altri mi ribattezzarono, per via delle mie abitudini, “colui che fugge la luce”: Lucifugo.
Ecco perché Lugifugo. Uno dei miei dubbi è stato dissipato: egli fuggiva il giorno e di notte raggiungeva il villaggio sostando ad una locanda. Era divenuto leggenda ormai, come lo era il padre, lo Spirito Custode.
Trascorsero 5 o 6 anni da allora, durante i quali non abbandonai mai il mio rifugio fra le montagne, ma nemmeno smisi di fare visita al villaggio, anzi, a volte era alcuni di loro a raggiungermi per portarmi cibo o altre cose, ma fu durante una mia visita che incontrai colui che mi cambiò per sempre la vita.
La svolta. La vita pulsava nelle sue vene e si risvegliava dopo anni di cupo torpore.
Alla locanda una notte giunse uno strano viandante, vestiva abiti di ottima fattura e seppur avesse un aspetto smunto e pallido, quasi malato, sembrava essere nel pieno delle forze e del vigore. Egli sedette ad un tavolo, da solo, senza ordinare nulla. Si limitava ad osservare attorno a se e ricambiare cortesemente i saluti che gli venivano rivolti, solo la mia presenza sembrò in qualche modo inquietarlo, spingendolo ad avvicinarmi.
Fiducia improvvisa in un uomo qualunque. Perché? Perché a lui furono svelati i segreti più reconditi di quell’anima? Perché la brama di trovare risposte alle sue domande non si era assopita e la speranza di poter avere spiegazioni animava la sua voglia di continuare a cercare silenziosamente..Così Cornelius andò a vivere con lui sui monti..
In lui riuscii trovare le risposte che cercavo, chiamò mio padre “Mannaro” e mi disse che la sua gente era in guerra con queste creature da diverso tempo, ma che io avevo sangue prevalentemente umano nelle mie vene, probabilmente per via di mia madre.
E il grande dubbio fu svelato. Figlio di un mannaro e di un’umana, Lucifugo aveva ereditato la sua natura dalla madre. Ecco perché al plenilunio non si trasformava. Ecco perché non ne sapeva nulla, ecco perché non riconobbe il padre se non quando era troppo tardi.
Vampiro, un uomo che non è più tale, una creatura che fugge la luce diurna e si nutre con il sangue dei mortali. Stentavo a crederci, ma fu proprio mentre lo ascoltavo incredulo ed a tratti quasi disgustato che le urla di una folla spezzarono l’attenzione che avevo concentrato su di lui.
Vampiro: un’altra razza incrociava i passi di questo umano. Prima un mannaro, che lo aveva generato, ora un vampiro. Vampiro ora odiato dalle genti che prima erano considerate amiche. Le sue razzie erano mal viste. E fu di nuovo tragedia, ma con epilogo diverso…
Ero in fin di vita e non mi è difficile immaginare quale fu la scelta di Cornelius, che mi strappò alla morte con il solo modo che conosceva: l’Abbraccio.
E anche Cornelius era finito.. E fu vendetta, in tutta una vita che lo ha portato fino a Lot. Vendetta, motore che muove menti e corpi verso nuove rive, nuovi orizzonti, nuovi obiettivi. Motore che mai si spegne…
In onore di Cornelius custodii parte del suo nome, rinascendo a nuova esistenza come Lucifugo Magno, il Lupo.. |
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Sianna Consigliere dell'Arcana Saggezza |
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Triventus | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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In questo racconto parlare delle peripezie, delle avventure e delle fatiche che ha dovuto passare sir Triventus. Era nato in una terra definita nella sua lingua come “terra di giovinezza e di vita”, in quel momento il padre era governata dal padre. Chiamato così per ricordare i tre venti che avevano aiutato il padre a sconfiggere il proprio cugino che desiderava il controllo del suo regno. Passò un’infanzia felice, ma nel giorno in cui sarebbe diventato adulto ( ovvero quando avrebbe avuto 14 anni ), un orda composta da creature malvagie aveva distrutto in poche ore il bel regno. Triventus rimase orfano e insieme a Atmatattva, un piccolo angelo “donato” dagli dei ai genitori di Triventus quando gli nacque il proprio figlio. E vagarono per molto tempo… Nei periodi in cui non vagavano, erano ospiti di alcune famiglie o di razze. Ma in una famiglia di elfi, Triventus dovette lasciare lì la sorella Atmatattva, bramoso di conoscenze. Peregrinò a lungo, e durante questo tempo si sposò con Maika, ebbe un figlio, che coprirà poi chiamarsi Reptile. Ma giunta velocemente la morte della consorte, lasciò il figlio ad una famiglia e partì per 20 anni, con lo scopo di studiare la magia. Giunse a Lot quando essa compieva il secondo anno di vita, e qui conobbe la Nera Signora, ma ripartì subito. Ma la “potenza” di Lot farà si che Triventus ritorni, insieme ad altre due persone, per non andarsene mai più. All’inizio fu difficile, fino a quando non vide nel tempio di Themis, sua sorella Atmatattva. Da quel momento rivide tutte le persone che aveva incontrato nei suoi viaggi, riconoscerà il figlio. Qui iniziò la sua carriera di Giudice… A proposito di Giudice, vi volevo raccontare di un altro fatto “strano” accadutogli. A pochi giorni dalla nomina di Giudice, in un colloquio con il consigliere Danyel, la voce di una kendot, milady Riahtla, aveva confuso, perché avevano il mantello uguale con un altro umano di nome Althair. Un semplice disguido, niente più… Inoltre, si risposò una seconda volta con la bella Iceba, in un matrimonio alquanto strano… Durante uno dei rituali della cerimonia, i presenti iniziarono ad assumere le fattezze di alcuni animali: anche Triventus e Iceba si trasformarono, una in polipo, l’altro prima in ariete, poi in rospo… Nel caos generale, alla fine della cerimonia, alle spalle degli sposi si trovava uno gnomo: si chiamava Ganam ed aveva fatto questa illusione con lo scopo di augurare fortuna agli sposini. Battendo le mani, l’incantesimo si spezzò, e mentre il popolo raccontava in giro ciò che era accaduto, Triventus e la nuova consorte uscivano dal Pronao e si dirigevano al Picchetto d’onore della stirpe di Azure… Ma non è l’unico dei fatti strani che sono accaduti a sir Triventus… Infatti in una domenica mattina, quando giungeva il tempo della colazione nella taverna, alcuni pasticcini iniziarono a muoversi di propria volontà, fluttando nell’aria e “distribuendosi” ai presenti: anche Triventus ne aveva preso uno, ma quando lo prese scoppiò, imbrattando i dintorni con il proprio ripieno… A quel punto Triventus si addormentò, insieme agl’altri che avevano avuto contatto con gli pasticcini. Si risvegliò poi con una sensazione di chi ha appena avuto un incubo. Da quello che aveva sentito da sir Levax, dopo che si addormentò, un fumo era entrato nella taverna e con una voce allarmante iceva che le Antiche mura erano state riaperte. Una domanda si è posto Sir Triventus: ciò che era successo si poteva considerare come una “previsione” dell’alleanza tra le Schiere Nere e gli schiavi di Honoris e quanto gli schiavi avrebbero aspettato ad attaccato i propri alleati? E ci sono segni evidenti di questa alleanza? Pare di si. Infatti il gruppo dei detentori si era recato nelle Fogne e dopo una furiosa battaglia con alcuni Gobelin, e dopo un sgradevole incontro con un Mago, trovarono un medaglione col simbolo dei Cavalieri Neri… Ma come mai un “suddito” di Honoris aveva al collo un medaglione del genere? Era vero quindi che esisteva questa alleanza? I dubbi nascevano in quelle menti… Circa un mese dopo, urante una mattina, ai giardini delle Delizie, le forze di Honoris avevano attentato la vita della Precettrice, attraverso una freccia che si era rivelata appunto essere di Honoris. La Precettrice non morì, ma Honoris era quasi ad un passo dal raggiungimento del proprio scopo… Triventus era consapevole di ciò che successe nella prima caduta del Presidio, attraverso anche il ritrovamento del diario del principe sir Cratere. Nel diario Cratere racconta queste vicende, come, ad esempio, di quanto aveva sofferto per la perdita di 3 uomini… Nella notte prima del decimo mese del V anno,vi è stato uno scontro tra Nera Alleanza e il Presidio. Sembrava che il destino fosse già segnato: la Nera Alleanza riuscì ad entrare ed a innalzare il proprio vessillo sulla torre Erik. Ma dopo 4 giorni, la torre fu riconquistata, ma ad un prezzo alto di vite umane… Adesso, oltre ad essere un Detentore della Antica Saggezza e ancora Giudice e si occupa di Divorzi, Adozioni, Processi Civili e Penali. |
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Adepto Detentore Usher | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Triventus Quando si parla di chi fece la storia … Difficile parlare di un umano che sembra da tempo scomparso in da chi sa quali terre inghiottito, difficile parlare di chi non si conobbe ma se udirono solo gli echi … narrare Vi posso riferire di fatti saputi di cui la storia ha saputo far memoria. Tir na nog agus tir na mbeo
Cosi comincia la storia di Triventus il cui nome fu scelto per ringraziare i tre venti Maestrale, Bora e Scirocco che aiutarono il padre Gantzel McMay a sconfiggere il cugino Ulderik che voleva invadere il Regno. Fino a che giunse nel Granducato ….. “Giunsi a Lot nell’anno secondo della sua costituzione... conobbi la Nera Signora e ne fui attratto… ma di nuovo l’ansia di conoscere di più sconvolse la mia vita e partii… da quel luogo incantano quando la città era impegnata a combattere i lupi sui monti… Il Codice Triventus
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