Nono
9 Dicembre - 8 Gennaio
 
Magno
thorm

Il mio viaggio continua, nell’immensità del tempo e dalle parole di chi il tempo non lo sente. Dalle parole di un Eterno: Lucifugo Magno, il Lupo.

 

Il mio nome, l'ho dimenticato, ma poco importa: "Lupo" mi hanno chiamato, Lucifugo Magno... il Lupo, ma le origini di tale appellativo si perdono fra le mie stesse radici, là nella terra che mi ha visto nascere.

 

Quale terra? Quando è nato? Da chi?

Le domande si affollano nella mia mente e la brama di continuare nella lettura di questo documento per scoprire cosa è stata la vita precedente l’arrivo a Lot di costui. Perché le vicende che hanno riguardato il suo soggiorno lottiano sono note e conservate negli archivi,  ma di lui che altro sappiamo?

 

Era una modesta tribù di pastori nomadi, i nostri montoni ci davano di che vestire, mangiare e sopravvivere; la nostra casa erano le steppe ad Est, ai piedi delle grandi montagne che mi hanno visto crescere.

 

A Est? Cosa c’è ad Est di Lot? Ma è davvero ad est del Granducato che dobbiamo guardare? Ma esisteranno ancora quelle Terre?  Inutili tutte queste domande, la brama di continuare non mi dà il tempo di riflettere sulle possibili risposte.

 

La fantasia ardeva come le fiamme del fuoco nella notte, specialmente quando il venerabile Padre di mio Padre, il Curatore, particolarmente amato dalla gente per il suo carattere accondiscendente, ma soprattutto per la sua arte di guarire i malanni, veniva a sedersi con noi per raccontare le sue storie, tra cui la storia della tribù: Lagaz Ni’mahe, i Lupi della steppa.

 

Lagaz Ni’mahe.. La mia mente vaga a cercare ricordo di questo nome. Ricordo che fatica ad affiorare, forse perché non v’è ricordo nei meandri del mio intelletto di codesto nome. “I Lupi della Steppa” è impossibile che io l’abbia già sentito, mi ricorderei dove. Invece no…

 

La leggenda narrava del grande capostipite, il pastore che una notte di luna piena fuse la sua anima con quella del capo branco dei Lupi, perché la pace fra gli uomini ed i nobili animali regnasse sulla tribù, generando un essere che noi chiamavamo lo Spirito Custode… metà uomo e metà lupo.

 

Una Leggenda… I titoli delle leggende raccolte nei nostri tomi si affollano. Ma di questa non ne ho notizia. Non l’ha mai raccontata evidentemente. Flusso incessante di coscienza e curiosità. Ma le mie mani sono sulla pergamena tenendo il segno per continuar la lettura.

 

Mio padre era un uomo di grossa taglia, uno dei più robusti di tutta la tribù e per questo rispettato da tutti, era forte e misurato… un uomo saggio, degno del posto che aveva nella cerchia degli Anziani.
Fui educato da lui solo in modo piuttosto severo, non capivo perché m’insegnasse a mantenere un certo distacco da tutto e tutti, un po’ come faceva lui… a volte arrivai persino a credere che mi ritenesse responsabile della morte di mia madre, mancata durante la mia nascita, eppure a suo modo dimostrava di tenere a me.

 

La Storia ritorna: una madre morta di parto, un padre che sembra odiare il figlio che con la sua nascita aveva provocato la morte della madre..Ma in realtà da queste parole si evince che questo padre doveva tenere molto a suo figlio, unico ricordo che gli restava di colei che lo aveva generato.

 

Eravamo ormai diventati uomini, io e Jona, eppure in lui mai si era spento il desiderio di trovarsi faccia a faccia con lo Spirito Custode. Ricordo come fosse ieri, poche lune dopo il grande rito funebre dell’amato Curatore, venne il tempo per gli anziani di recarsi ai piedi dei monti per l’offerta, ma stavolta Jona era fermamente convinto a seguirli, per stanare la leggendaria creatura. Mio malgrado mi convinsi a seguirlo per non lasciarlo in balia della sua stessa foga, così poche ore dopo la partenza di mio padre e degli altri anziani ci mettemmo in cammino; una sacca con poche provviste ed una sorta di lancia costruita alla meglio da Jona fu tutto ciò che portammo con noi.

 

Jona, amico e fratello di sempre, con la brama di stanare lo Spirito Custode narrato nella leggenda. Il furore di chi è appena divenuto un uomo era nei suoi occhi, o meglio, leggendo quanto scritto così me lo immagino.

 

La notte era serena e fredda, un freddo a cui eravamo abituati dal tempo, ma le gambe tremavano, non certo per la temperatura… quanto per la convinzione che se fossimo stati scoperti ci avrebbe aspettato il peggio, ma a Jona non importava, nei suoi occhi vedevo brillare il lume della follia ormai, stava per perdere il controllo.

La luna splendeva alta nel cielo illuminando la lastra, quando i montoni iniziarono inspiegabilmente ad agitarsi e con loro anche Jona, che si guardava attorno frenetico mentre io lo osservavo dubbioso. Poco tempo passò quando degli ululati ruppero il silenzio della notte e dopo pochi istanti come fantasmi apparvero nella piccola radura diversi lupi, non avevano l’aria affamata, ma circondarono comunque i montoni preparandosi ad assalirli.
Nemmeno riuscii a rendermene conto, quando Jona colto ormai da chissà quale frenesia lasciò il nostro nascondiglio correndo verso di loro con la sua lancia stretta in mano e gridando come un dannato, fece così tanto rumore da cogliere di sorpresa gli animali, che spiazzati scomparirono fra le fronde… tranne uno.
Lui si sistemò sulla pietra e fissando Jona, quando iniziò a ringhiare e non solo. Incredulo, assistevo a ciò che stava capitando all’animale, lo vedevo lentamente mutare d’aspetto, crescere inesorabilmente sino a divenire un mostro alto come due uomini, dalle zanne pronunciate ed artigli grossi come coltelli. Il terrore mi paralizzò e con me Jona, la cui foga si spense come un lume investito da un vento gelido, fu questione di un attimo, quando la Creatura
si avventò su di lui scagliandolo con una sola zampata non molto distante da me.
La lancia cadde a pochi dai miei piedi e lo vidi riverso nel suo stesso sangue, il mio amico, mio fratello… Jona, ucciso sul colpo da tanta potenza

 

Queste parole si leggono tutte d’un fiato. Un fiato che non basta: il cuore che batte forte. Queste parole urlano di dolore per Jona, ma la storia ha da continuare…

 

Smisi di pensare, consumato da un odio immotivato per quell’essere che mi aveva portato via Jona e senza riflettere raccolsi la sua arma, per ripetere quell’insensata carica che lo aveva condotto alla fine, ma stavolta qualcosa non andò come previsto.
La creatura mi vide e rimase immobile, mentre correvo verso di lei. Non fece nulla, mi osservava ed io riuscii a fermare il passo solo quando la punta della lancia si conficcò nel suo enorme petto. Fu solo un lungo ed interminabile silenzio, rotto dal fiato che mi mancava e quello della creatura che andava spegnendosi. Non avevo nemmeno il coraggio di guardarla.
Lentamente poi alzai lo sguardo, scrutando così da vicino quella creatura sentivo le gambe reggere il mio peso a stento, finche lo sguardo si posò sul suo collo, dove un piccolo dettaglio che da lontano non riuscivo a scorgere mi tolse il fiato dal petto.
Un ciondolo, il ciondolo dono di mia madre, da cui mio padre non si separava mai. E ancora più su, trovando in due occhi tristi uno sguardo che mi aveva accompagnato sin da quand’ero in fasce.
In quel momento capii.
Capii perché quel ciondolo era lì e perché non mi toccò la medesima sorte di Jona. Capii che ciò che avevo ferito a morte era colui che chiamavo Padre.

 

E fu sera e fu mattino,  la tragedia si consumò , lo Spirito Custode fu annientato, e una vita fu spezzata, anzi due…Ed egli si rifugiò in una spelonca sulle montagne. Isolato da tutto e da tutti e soprattutto lontano dal villaggio che ha visto i suoi natali.

 

Circa una trentina d’inverni pendevano ormai sulla mia testa, dieci dei quali passati in completa solitudine, lontano dall’uomo. Mi chiesi più volte cosa fosse mio padre, ma soprattutto perché anch’io non ero come lui, perché durante la luna piena il mio aspetto non mutasse.

 

La rassegnazione fatica a venire. Il mare di domande rimaste senza risposta pesa come un grosso macigno ma.. Non c’era nulla da fare, bisognava andare avanti e il Lupo lo sapeva: in cuor suo era consapevole di quanto era accaduto anche se l’accettazione non arrivava. Ma pian piano la vita ricominciava: non lontano dalla caverna entro cui lui viveva sorgeva un villaggio, e lui soleva frequentarlo, per i primi tempi solo di sera e di notte..

 

Sebbene il mio aspetto fosse trasandato e burbero gli abitanti si dimostravano gentili e ben presto fra i bambini si diffusero le storie più stravaganti sul grande uomo della montagna che viveva insieme ai lupi, mentre gli altri mi ribattezzarono, per via delle mie abitudini, “colui che fugge la luce”: Lucifugo.

 

Ecco  perché Lugifugo. Uno dei miei dubbi è stato dissipato: egli fuggiva il giorno e di notte raggiungeva il villaggio sostando ad una locanda. Era divenuto leggenda ormai, come lo era il padre, lo Spirito Custode.

 

Trascorsero 5 o 6 anni da allora, durante i quali non abbandonai mai il mio rifugio fra le montagne, ma nemmeno smisi di fare visita al villaggio, anzi, a volte era alcuni di loro a raggiungermi per portarmi cibo o altre cose, ma fu durante una mia visita che incontrai colui che mi cambiò per sempre la vita.

 

La svolta. La vita pulsava nelle sue vene e si risvegliava dopo anni di cupo torpore.

 

Alla locanda una notte giunse uno strano viandante, vestiva abiti di ottima fattura e seppur avesse un aspetto smunto e pallido, quasi malato, sembrava essere nel pieno delle forze e del vigore. Egli sedette ad un tavolo, da solo, senza ordinare nulla. Si limitava ad osservare attorno a se e ricambiare cortesemente i saluti che gli venivano rivolti, solo la mia presenza sembrò in qualche modo inquietarlo, spingendolo ad avvicinarmi.
Cornelius Magno, si chiamava, proveniente dalle terre a sud-est della steppa. Un uomo qualsiasi, a prima vista, ma in lui c’era qualcosa di differente, di magnetico, che mi spinse a dialogare per diverso tempo arrivando persino a raccontargli le mie origini e la mia intera storia.

 

Fiducia improvvisa in un uomo qualunque. Perché? Perché a lui furono svelati i segreti più reconditi di quell’anima? Perché la brama di trovare risposte alle sue domande non si era assopita e la speranza di poter avere spiegazioni animava la sua voglia di continuare a cercare silenziosamente..Così Cornelius andò a vivere con lui sui monti..

 

In lui riuscii trovare le risposte che cercavo, chiamò mio padre “Mannaro” e mi disse che la sua gente era in guerra con queste creature da diverso tempo, ma che io avevo sangue prevalentemente umano nelle mie vene, probabilmente per via di mia madre.

 

E il grande dubbio fu svelato. Figlio di un mannaro e di un’umana, Lucifugo aveva ereditato la sua natura dalla madre. Ecco perché al plenilunio non si trasformava. Ecco perché non ne sapeva nulla, ecco perché non riconobbe il padre se non quando era troppo tardi.

 

Vampiro, un uomo che non è più tale, una creatura che fugge la luce diurna e si nutre con il sangue dei mortali. Stentavo a crederci, ma fu proprio mentre lo ascoltavo incredulo ed a tratti quasi disgustato che le urla di una folla spezzarono l’attenzione che avevo concentrato su di lui.
Le sue razzie notturne avevano incontrato degli occhi indiscreti ed era giunto il tempo di pagarne le conseguenze.
Solo grida e condanne a morte, per lui e per me, che lo ospitavo come un amico. Corsi all’esterno della grotta con l’intenzione di placare l’ira di coloro che un tempo consideravo persone amiche, ma era già tardi: le fiamme delle loro torce iniziavano a lambire la vegetazione attorno a noi, creando una trappola di fuoco dalla quale non si poteva fuggire.
Tentai invano di combatterlo, ma un grosso ramo si spezzò colpendomi in pieno viso. Mi costò l’occhio destro e la perdita di conoscenza e mi costò orrende cicatrici su tutto il corpo.

 

Vampiro: un’altra razza incrociava i passi di questo umano. Prima un mannaro, che lo aveva generato, ora un vampiro. Vampiro ora odiato dalle genti che prima erano considerate amiche. Le sue razzie erano mal viste. E fu di nuovo tragedia, ma con epilogo diverso…

 

Ero in fin di vita e non mi è difficile immaginare quale fu la scelta di Cornelius, che mi strappò alla morte con il solo modo che conosceva: l’Abbraccio.
Così mi risvegliai nella mia grotta, rinato, ma senza una guida perché il sottrarmi alle fiamme fu fatale per lo stesso Cornelius, che si spense poco dopo. Perso, come il legame con i miei unici compagni e come la mia umanità, non pensavo ad altro che alla vendetta, rinnegando per sempre ciò che di umano poteva essere rimasto dentro di me e sigillai questo patto con il sangue degli abitanti del villaggio, in uno sterminio che affermò la mia sete di sangue e distruzione per un mondo che null’altro ha saputo darmi che dispiaceri.

 

E anche Cornelius era finito.. E fu vendetta, in tutta una vita che lo ha portato fino a Lot. Vendetta, motore che muove menti e corpi verso nuove rive, nuovi orizzonti, nuovi obiettivi. Motore che mai si spegne…

 

In onore di Cornelius custodii parte del suo nome, rinascendo a nuova esistenza come Lucifugo Magno, il Lupo..

Sianna

Consigliere dell'Arcana Saggezza

 
Triventus
 
In questo racconto parlare delle peripezie, delle avventure e delle fatiche che ha dovuto passare sir Triventus.
Era nato in una terra definita nella sua lingua come “terra di giovinezza e di vita”, in quel momento il padre era governata dal padre.
Chiamato così per ricordare i tre venti che avevano aiutato il padre a sconfiggere il proprio cugino che desiderava il controllo del suo regno.
Passò un’infanzia felice, ma nel giorno in cui sarebbe diventato adulto ( ovvero quando avrebbe avuto 14 anni ), un orda composta da creature malvagie aveva distrutto in poche ore il bel regno.
Triventus rimase orfano e insieme a Atmatattva, un piccolo angelo “donato” dagli dei ai genitori di Triventus quando gli nacque il proprio figlio.
E vagarono per molto tempo…
Nei periodi in cui non vagavano, erano ospiti di alcune famiglie o di razze.
Ma in una famiglia di elfi, Triventus dovette lasciare lì la sorella Atmatattva, bramoso di conoscenze.
Peregrinò a lungo, e durante questo tempo si sposò con Maika, ebbe un figlio, che coprirà poi chiamarsi Reptile.
Ma giunta velocemente la morte della consorte, lasciò il figlio ad una famiglia e partì per 20 anni, con lo scopo di studiare la magia.
Giunse a Lot quando essa compieva il secondo anno di vita, e qui conobbe la Nera Signora, ma ripartì subito.
Ma la “potenza” di Lot farà si che Triventus ritorni, insieme ad altre due persone, per non andarsene mai più.
All’inizio fu difficile, fino a quando non vide nel tempio di Themis, sua sorella Atmatattva. Da quel momento rivide tutte le persone che aveva incontrato nei suoi viaggi, riconoscerà il figlio.
Qui iniziò la sua carriera di Giudice…
A proposito di Giudice, vi volevo raccontare di un altro fatto “strano” accadutogli.
A pochi giorni dalla nomina di Giudice, in un colloquio con il consigliere Danyel, la voce di una kendot, milady Riahtla, aveva confuso, perché avevano il mantello uguale con un altro umano di nome Althair.
Un semplice disguido, niente più…
Inoltre, si risposò una seconda volta con la bella Iceba, in un matrimonio alquanto strano…
Durante uno dei rituali della cerimonia, i presenti iniziarono ad assumere le fattezze di alcuni animali: anche Triventus e Iceba si trasformarono, una in polipo, l’altro prima in ariete, poi in rospo…
Nel caos generale, alla fine della cerimonia, alle spalle degli sposi si trovava uno gnomo: si chiamava Ganam ed aveva fatto questa illusione con lo scopo di augurare fortuna agli sposini.
Battendo le mani, l’incantesimo si spezzò, e mentre il popolo raccontava in giro ciò che era accaduto, Triventus e la nuova consorte uscivano dal Pronao e si dirigevano al Picchetto d’onore della stirpe di Azure…
Ma non è l’unico dei fatti strani che sono accaduti a sir Triventus…
Infatti in una domenica mattina, quando giungeva il tempo della colazione nella taverna, alcuni pasticcini iniziarono a muoversi di propria volontà, fluttando nell’aria e “distribuendosi” ai presenti: anche Triventus ne aveva preso uno, ma quando lo prese scoppiò, imbrattando i dintorni con il proprio ripieno…
A quel punto Triventus si addormentò, insieme agl’altri che avevano avuto contatto con gli pasticcini.
Si risvegliò poi con una sensazione di chi ha appena avuto un incubo.
Da quello che aveva sentito da sir Levax, dopo che si addormentò, un fumo era entrato nella taverna e con una voce allarmante iceva che le Antiche mura erano state riaperte.
Una domanda si è posto Sir Triventus: ciò che era successo si poteva considerare come una “previsione” dell’alleanza tra le Schiere Nere e gli schiavi di Honoris e quanto gli schiavi avrebbero aspettato ad attaccato i propri alleati? E ci sono segni evidenti di questa alleanza? Pare di si.
Infatti il gruppo dei detentori si era recato nelle Fogne e dopo una furiosa battaglia con alcuni Gobelin, e dopo un sgradevole incontro con un Mago, trovarono un medaglione col simbolo dei Cavalieri Neri…
Ma come mai un “suddito” di Honoris aveva al collo un medaglione del genere? Era vero quindi che esisteva questa alleanza? I dubbi nascevano in quelle menti…
Circa un mese dopo, urante una mattina, ai giardini delle Delizie, le forze di Honoris avevano attentato la vita della Precettrice, attraverso una freccia che si era rivelata appunto essere di Honoris.
La Precettrice non morì, ma Honoris era quasi ad un passo dal raggiungimento del proprio scopo…
Triventus era consapevole di ciò che successe nella prima caduta del Presidio, attraverso anche il ritrovamento del diario del principe sir Cratere.
Nel diario Cratere racconta queste vicende, come, ad esempio, di quanto aveva sofferto per la perdita di 3 uomini…
Nella notte prima del decimo mese del V anno,vi è stato uno scontro tra Nera Alleanza e il Presidio.
Sembrava che il destino fosse già segnato: la Nera Alleanza riuscì ad entrare ed a innalzare il proprio vessillo sulla torre Erik.
Ma dopo 4 giorni, la torre fu riconquistata, ma ad un prezzo alto di vite umane…
Adesso, oltre ad essere un Detentore della Antica Saggezza e ancora Giudice e si occupa di Divorzi, Adozioni, Processi Civili e Penali.
Adepto Detentore Usher

Triventus

Quando si parla di chi fece la storia …

Difficile parlare di un umano che sembra da tempo scomparso in da chi sa quali terre inghiottito, difficile parlare di chi non si conobbe ma se udirono solo gli echi … narrare Vi posso riferire di fatti saputi  di cui la storia ha saputo far memoria.

Tir na nog agus tir na mbeo
tir gan bran ar bith
tà si i gcein san iar thar bui
ar chòadach na Mara goirme

Terra di giovinezza e terra di vita
terra priva di dolore
lontana nell`occidente dorato
alta, ma da cui si vede il mare azzurro

 

Cosi comincia la storia di Triventus  il cui nome fu scelto per ringraziare i tre venti Maestrale, Bora e Scirocco che aiutarono il padre  Gantzel McMay a sconfiggere il cugino Ulderik che voleva invadere il Regno.
I genitori uccisi in un attacco di goblin, orchi e troll, il regno distrutto …. il nostro Tiventus assieme alla sorella Atmatattva, nell’anno in cui compiva 14 anni fuggirono in un peregrinare che li  portò negli anni che passarono a vivere insieme con hobbit, nani, folletti, fate, elfi e mezzelfi,  dei quali compresero molti segreti.

Fino a che giunse nel Granducato …..

“Giunsi a Lot nell’anno secondo della sua costituzione... conobbi la Nera Signora e ne fui attratto… ma di nuovo l’ansia di conoscere di più sconvolse la mia vita e partii… da quel luogo incantano quando la città era impegnata a combattere i lupi sui monti…
Ancora i miei passi conobbero il deserto dove trovai due amici che ancora sono con me. Mathaius il cammello e Rachel il falco.
Con loro percorsi ancora molta strada… ma l’attrazione per Lot si fece risentire e, con i miei compagni, varcammo le porte del Granducato per comprendere perché il fato ci avesse riportato lì…

I primi tempi furono difficili… ben conoscevo le usanze del luogo… ma è pur sempre difficile ripercorrere le strade con nuovi abiti…
La pronta accoglienza da parte di Auretta e Aniren mi fece comprendere che la prima strada da percorrere era l’espiazione. Trascorsi molti giorni al tempio pregando la Dea Themis affinché mi mostrasse la strada…sino al giorno che al Tempio vidi un angelo che aveva sembianze e movenze conosciute… era Atma, mia sorella, un lungo e forte abbraccio senza parole, come era sempre stato tra noi, mi ricondusse in famiglia dove ritrovai i nipoti Aimiil, Dikoi, Cladis, Wealt e Kiki che nel frattempo erano cresciuti e la famiglia era cresciuta…
Anche io ho adottato molti figli, quasi volessi espiare il mio più gran peccato... quello di aver abbandonato il mio unico figlio, che la grazia della Dea mi ha fatto incontrare nuovamente sulle strade di Lot… oggi si chiama Reptile…
Nel mio stare a Lot ho conosciuto molte persone, ho rivisto persone che avevo conosciuto in passato,  mi faccio condurre dal fato per le strade in cui mi vuole condurre… e che ora sto percorrendo nella gilda dei Detentori dell’Arcana Saggezza, con una grande famiglia da seguire, i McMay Wineland, e con la responsabilità del Casato della Luna di Themis dell’umana stirpe di Azure.”

Egli fu personaggio di spicco nel Granducato di cui divenne Giudice convolando poi a giuste nozze  con la Tutor delle Guide Iceba.
Matrimonio talmente bestiale che se ne trova traccia nella  Biblioteca dei Detentori ….
“ … Notte di prodigi ... disse qualcuno all’ingresso del Tempio, che risplendeva della luce di mille e mille lanterne e candele, e delle stelle bianche dei fiori disposti per l’evento dell’anno: il matrimonio fra due insigni lottiani, il Giudice Triventus e la Tutor delle Guide iceba .
La cerimonia scorreva come un drappo di seta: gli occhi sognanti di iceba, sottile e semplice come un gelsomino, l’emozione di velluto di Triventus, gli alamari rosso sangue e lo sguardo galante del Giudice Lebow, testimone della sposa, il mantello grigio e lo scintillio degli occhi del Sommo Detentore dell’Arcana Saggezza Althair, testimone dello sposo.
Fu al momento del pane di farro che una foschia leggera cominciò a salire ... quando gli sposi erano intenti al taglio rituale del pane della condivisione ... la luce si fece opaca, come nei sogni o nelle visioni ... erano le cento e cento candele, o forse l’aria calda della notte, o il fiato delle centinaia di ospiti ... il Tempio sembrò un alveare, un’arnia piena, un fiume di pesci, un campo brulicante di vite ...
Nessuno notò una ruga di sgomento negli occhi di Triventus, che teneva lo sguardo fisso d’incredula felicità sulla sua sposa. Fu allora che tutto cominciò a cambiare ...
L’apparenza si sciolse come la cera delle candele ... le fattezze mutarono ... al trascorrere degli sguardi tutto sembrava animato da una corrente di mutamento ...
Il Giudice Lebow ... il suo volto suadente, gli sguardi galanti alle Dame ... erano quelli, ma ... sul corpo d’un gigantesco tacchino ...
Gli Angeli presenti, i loro corpi longilinei ... ora avevano le parvenze di rosei fenicotteri ...
Il Capo delle Guide BlueDwarf ... dritto ed elegante tra gli ospiti di riguardo ... la sua risata robusta di Nano ora era emessa da uno smisurato topo ...
E la Conestabile Felicia, che proseguiva imperterrita il rituale, i gesti sicuri, il corpo fulvo e armonioso ... come una donnola ...
La Conservatrice della Storia Secolare ardesia ... la sua organza ricamata s’era sciolta nelle spire sinuose d’un magnetico, terrificante pitone ...
Il Senatore Rettore dell’Accademia delle Razze Lyra sedeva composta ... il suo bel volto di Mezzelfa sul corpo d’una piccola bertuccia ...
Il Presidente della Corte di Giustizia Seya ... il suo volto composto, e la sua toga ... sul corpo pennuto d’un gallo ...
Il Gran Maestro di Cerimonia dei Sensali Elenantinea, le guance rosee, gli occhi scintillanti ... ma le ali e il corpo compatto di piuma d’un gufo ...
Il Precettore Voce dell’Anello WilliamJ, fiero in un angolo della navata ... come un mitologico centauro ... col corpo d’uno snello destriero
Il neo Giudice Numenul ... la sua toga di Inquisitore ... ora volava sulle ali tenebrose d’un pipistrello ...
Il Sommo Althair ... la sua tranquilla eleganza ora era il manto pezzato d’una mucca ...
Ma soprattutto gli sposi ... Triventus vedeva la sua amata in forma di polipo .. ed iceba il suo uomo in forma d’ariete, poi di rospo ...
Eppure proseguivano, con la forza dell’amore, ad ignorare quelle visioni ingannevoli, sicuri oltre ogni apparenza

Fu all’esplodere degli applausi e della salve di <<Viva gli sposi!>>, in un clamore ferino che saliva fino al soffitto della navata - mentre mucche, pitoni, topi, criceti e galli si mescolavano alla nebbia ed all’alone delle candele - che ebbe luogo l’ultima apparizione ...
Uno Gnomo, con un sorriso sardonico sul volto, apparve dietro agli sposi, volteggiando a qualche metro da terra.
Una sommessa risata, poi alcune note di musica stridulamente dolce ed infine una filastrocca irridente, mentre la folla antropomorfa e zoomorfa brusiva e friniva attorno agli zoomorfi sposi:

<<Io di certo non potevo mancare, agli sposi tanta fortuna dovevo augurare
e se Triventus un polipo sposò, certo di peggio nella vita mai gli capitò
.
I miei auguri da Ganam HellRaiser, lo Gnomo Illusionista>>.

Batté le mani e la foschia cadde, e cadde quel velo sottile davanti agli occhi dei presenti ... (cadde anche Numenul, perdendo le ali di pipistrello) ... tutto tornò come prima ... solo un ondeggiare di fiamma sulla parete conservava quel trascolorare d’illusione …”
E fu cosi’ che si ricorda il matrimonio di Triventus ed Iceba .

Il Codice Triventus
Il Giudice Triventus fu incaricato dai Nobili di redigere il Codice Penale e Civile che regolamenta la Giustizia nel Granducato e che porta il suo stesso nome .
Questo Codice e’ stato ed e’ colonna portante dell’operato della Corte di Giustizia, e’ viatico del buon comportamento di ogni cittadino del Granducato ed e’ composto da:
Codice di Procedura: ove sono descritti i componenti della Corte di Giustizia ed il loro modus operandi.
Codice penale: ove sono descritti tutti i reati criminosi passibili di pene punitive o detentive.
Codice Civile: che regolamenta il vincolo familiare in tutti i suoi aspetti, matrimonio, adozioni, divorzi e quant’altro interessi la parte civile


Zefirya di Lendeliel dei Lavondyss
Guardiana dell’Arcana Saggezza
Delegato del Concilio delle Razze

Giorno 1

•Anno VI: Lord Ator Master degli Artisti Illuminati
Anno VI: Lady Kjarella e Lady Haruka Master della Compagnia dell'Anello del Fato

9
Dicembre
Giorno 2

 

10
Dicembre
Giorno 3
Anno VII: Lady Feline Master dell'Accademia delle Razze
11
Dicembre
Giorno 4

Anno VI: Lady Iceba Terzo Master delle Guide
Anno I: Nascita Cavalieri Neri

12
Dicembre
Giorno 4
 
13
Dicembre
Giorno 5
Anno VII: Lord Maniakesh Master degli Scorpioni
14
Dicembre
Giorno 6
Anno VII: Lord Ramses Co-Master della Congrega delle Streghe
15
Dicembre
Giorno 7

Anno V: Lord Kjir Master Bardi
Anno III: Nascita Inquisitori

16
Dicembre
Giorno 8
Festa del Sacro Testo

 

17
Dicembre
Giorno 9
 
18
Dicembre
Giorno 10
 
19
Dicembre
Giorno 11

Anno V: Nascita Congrega degli Artisti Illuminati

20
Dicembre
Giorno 12

 

21
Dicembre
Giorno 13
 
22
Dicembre
Giorno 14
 
23
Dicembre
Giorno 15
Anno VII: Lady Lyra Master della Corte del Nibbio
24
Dicembre
Giorno 16
 
25
Dicembre
Giorno 17

 

26
Dicembre
Giorno 18
 
27
Dicembre
Giorno 19

 

28
Dicembre
Giorno 20
 
29
Dicembre
Giorno 21
 
30
Dicembre
Giorno 22
Anno VI: Lord Thym Master dei Signori dei Draghi delle Tenebre
1
Gennaio
Giorno 23

Anno VI: [Ufficializzazione] - Fate - Clan delle Janas
Anno IV: Nascita Custodi dell'Ade
Anno IV: Nascita Corte de Miracoli

2
Gennaio
Giorno 24

Anno VII: Lord Heron Master dell'Ordine dell'Unicorno
Anno III: Nascita Anello del Fato
Anno I: Nascita Druidi

 

3
Gennaio
Giorno 25
Anno VII: Editti del Conte THORM
4
Gennaio
Giorno 26
 
5
Gennaio
Giorno 27

 

6
Gennaio
Giorno 28

 

7
Gennaio
Giorno 29

Anno VI: Lady Presea Co-Master della Congrega delle Streghe
Anno VI: Nascita Cavalieri dell'Ordine Sconsacrato
Anno I: Nascita Marina Ducale
Anno I: [Ubicazioni] - Inaugurazione del Porto

8
Gennaio
Giorno 30
 
9
Gennaio