Ottavo Mese

Giorno 1

 

Giorno 16

  
Dom  9 Novembre Lun 24 Novembre

Giorno 2

 

Giorno 17

  
Lun 10 Novembre Mar 25 Novembre

Giorno 3

  

Giorno 18

  
Mar 11 Novembre Mer 26 Novembre

Giorno 4

 

Giorno 19

Anno V LorDwarf Co-Master delle Guide
Mer 12 Novembre Gio 27 Novembre

Giorno 5

 

Giorno 20

Anno IV Ri-Nascita Gilda dei Chierici
Gio 13 Novembre Ven 28 Novembre

Giorno 6 

Anno V Chiusura Ordine degli Azzeccagarbugli

Giorno 21

 
Ven 14 Novembre Sab 29 Novembre

Giorno 7 

 

Giorno 22

Anno V Ubicazioni: Palazzo Masseria 
Sab 15 Novembre Dom 30 Novembre

Giorno 8

Anno I Nascita dei Cavalieri di Themis 

Giorno 23 

Anno II Nascita delle Fate di Arcadia
Dom 16 Novembre Lun 1 Dicembre

Giorno 9

 

Giorno 24

 
Lun 17 Novembre Mar 2 Dicembre

Giorno 10

 

Giorno 25

 
Mar 18 Novembre Mer 3 Dicembre

Giorno 11

 

Giorno 26

Anno IV Chiusura Consiglio Razze
Anno V Nascita Cavalieri Erranti 
Mer 19 Novembre Gio 4 Dicembre

Giorno 12

 

Giorno 27

 
Gio 20 Novembre Ven 5 Dicembre

Giorno 13

Anno V Lord Motivatore Nuovo Giudice di Lot

Giorno 28

 
Ven 21 Novembre Sab 6 Dicembre

Giorno 14

 

Giorno 29

 
Sab 22 Novembre Dom 7 Dicembre

Giorno 15 

Anno V Nomina della Baronessa Astarte

Giorno 30

 
Dom 23 Novembre Lun 8 Dicembre

 

Il Tempio di Themis

Il Tempio di Themis vide la luce in quei primi attimi di vita in cui la Cittadella di Lot stava per essere costruita con lo zelo e la speranza di chi tanto la desiderava. Nei primordi della vita, quando quello che un giorno sarebbe diventato Extremelot era solamente Caos primordiale e magma, l’Io Themis giunse e, vedendo il futuro nonché il luogo dove avrebbe riposato, lo guardò e fu la Luce. La stessa visione ebbe il Granduca quel giorno che partì con il Conte Erik, i Capitani Petrus e Thorm, la Somma Sacerdotessa Urania  ed un seguito di volenterosi Cavalieri da Telthartown e, dopo aver attraversato i Monti delle Nebbie, vide per la prima volta le morbide colline di Extremelot. Il suo sguardo fu riempito dalla maestosità di quelle terre e decise di fondare la città di Lot, l’ultimo baluardo delle forze del Bene.

Durante il viaggio precedente all’edificazione i Nobili, i Capitani e la Somma Sacerdotessa si riunivano tutte le sere nella tenda che costruivano al bivacco e insieme calcolavano, discutevano e pregavano affinché la Dea donasse loro corpi forti per sostenere le fatiche che sarebbero arrivate ed cuori sgombri da ogni tentazione del Male.

Quando le cinta murarie stavano per essere ultimate, mentre Predator e Sara avevano già descritto tutti i territori intorno alla Cittadella e stavano censendo la popolazione di Lot, la Somma Sacerdotessa officiò la prima funzione religiosa e proprio quel giorno Ella, la Dea Themis, apparve ai Nobili, con l’aspetto di una stupenda donna avvolta da una luce dorata che, si dice, brillasse più del sole alto nel cielo ed emanasse amore e pace tutt’intorno. Non ebbero dubbi e proprio lì venne costruito il Tempio per il suo culto.

Il sacro edificio subì nel corso degli anni attacchi feroci da parte di Honorius, tanto che i Nobili costruirono un nuovo Tempio e per lungo tempo a Lot sarebbero esistiti due luoghi sacri contemporaneamente. Oggi è rimasto solamente quello del quale tutti varchiamo la soglia attraversando prima il Pronao. Esso è sorvegliato costantemente dal Sacro Ordine del Leone e dai Cavalieri di Themis, che si occupano anche del culto,  tenuto in ordine e curato dalle Vestali ed utilizzato dalle Conestabili che officiano le cerimonie nuziali nel nome della Dea.

Sono numerose le vicende che la tengono legata la nostra amata Themis a particolari avvenimenti, ma molti di essi navigano solamente nella mente e nelle sensazioni ...

<<E Nathamer si elevò sull’abisso in cui era prigioniero Simeht e gonfio d’odio e di rabbia lanciò il suo richiamo, squarciando le dimensioni ed il tempo, riversando nella terra di Extremelot l’orrore del Caos Strisciante. Ogni mezzo venne contrapposto nel tentativo di rigettare indietro il putrido abominio richiamato da Nathamer, ma solo l’intervento della Dea poté rigettare indietro ciò che era stato chiamato dall’Esterno. Afferrò una galassia e la strappò dal cielo e nel vuoto lasciato da essa precipitò il Caos Strisciante e cancellò dalla mente di Nathamer la capacità del ricordo, affinché esso non potesse più ripetere il suo richiamo, poi lo colpì violentemente ed egli giacque in un sonno profondo. Racchiuse la malvagia conoscenza in un vaso e lo scagliò verso il vuoto. Ma Apophis il malvagio volò veloce e infranse con gli artigli il vaso prima che venisse risucchiato nel vuoto e il ricordo contenuto fuoriuscì violentemente, ricadendo su Extremelot penetrando nella mente di molti uomini che prima di impazzire scrissero col proprio sangue ciò che avevano udito confusamente nella loro mente. I manoscritti furono riuniti in un unico libro nel tentativo di distruggerlo. Esso prese coscienza e fu in grado di soggiogare la volontà dei suoi possessori, nutrendosi della loro energia vitale e donandogli la possibilità di evocare alcune delle creature scacciate da Themis nel vuoto cosmico. Vennero prodotte copie, ma più ci si allontanava dall’originale più esse diminuivano la loro efficacia. Poi il libro scomparve e solo le copie vergate da Umani, ormai folli, rimasero a testimoniarne l’esistenza. Ed essi chiamano quel libro Nekronomikon>> [dalla Genesi di Lot].

 

Una nuova realtà stava nascendo, quel primitivo gruppo di Umani che, forti della loro Fede e coscienti che solo guardando verso il Bene si poteva dare un futuro a quelle terre, stavano edificando, non sapevano che quelle mura un dì sarebbero state l’accogliente rifugio per ogni Viandante, di ogni razza e cultura, per chiunque altrove sarebbe stato scacciato, a Lot avrebbe trovato il suo luogo e la sua identità. Chi fondò il Granducato non fece figli, non ne aveva il tempo, si curava solo del benessere dei suoi sudditi e di contrastare i costanti attacchi del Male, ma chi varcava la porta d’ingresso della città con cuore sincero e buona volontà era indiscutibilmente figlio di Lot.

Nel cielo e negli abissi i giochi si erano conclusi e Themis, soddisfatta del proprio lavoro guidato dall’amore e dalla gioia di veder nascere la Sua città terrena, dove ogni specie intelligente l’avrebbe adorata, si concesse istanti di riposo. Ella già aveva dovuto assaggiare l’odio e l’ipocrisia, la rabbia e l’accidia, consumatesi negli astri; le aveva respinte con forza e disperazione, con lacrime e morte, esaurendo in parte la pazienza, ma non la Sua eterna bontà. Una dolce musica si diffuse in tutto il cosmo, mentre Themis si adagiò sopra alla via delle stelle; la melodia nasceva dal movimento dei corpi celesti che, finalmente liberi di ruotare e di muoversi, passavano e ripassavano gli uni accanto agli altri, scambiandosi le posizioni e proiettandosi la luce vicendevolmente. Gli atomi sfregandosi facevano reagire le piccole particelle che, saltando di livello, emettevano un suono impercettibile se preso singolarmente, ma sinfonico se addizionato al restante. Era una festa astrale, l’eterno movimento, il giusto sonno di Themis. Le palpebre si appoggiarono alle ciglia e prese a sognare: sognò il Bene che ballava con il Male, la Luce che inchinandosi dava il passo alle Tenebre, una grande città, nel reale, ancora mai costruita. In quella città non vi era "equilibrio" o era andato perduto. Capannelli di persone lasciavano trapelare un brusio ricco d’odio e rancore. Themis ebbe un sussulto, ma i suoi candidi occhi non riuscirono ad aprirsi ed il sonno continuò. Lo sguardo del sogno si aprì in una grande sala dove molti uomini parlavano e scrivevano, passandosi pergamene e disegni. Litri d’inchiostro erano divenuti parole e poi frasi, racconti e lunghi capitoli. Essi di tanto in tanto si soffermavano a rileggere e cadevano in fragorose risate dal suono demoniaco. Con le unghie grattavano gli errori e con la lingua giravano le pagine concluse: stavano trascrivendo il "Libro del Male". Ognuno lo interpretava a suo modo ed il sogno di Themis passava per ogni scrittoio e poteva avvedersi di quanta insensata malvagità quel luogo si era impregnato. Le sillabe pronunciate da quei mostri uscivano dalle finestre e colpivano la mente di chi passava antistante e così si spandevano ovunque creando il Caos e sciogliendo la ragione. Si avvertì una scossa tremenda ed una montagna aprì le sue viscere alla luce. Spalancandosi, come una pianta carnivora, fece uscire un denso fumo inodore come farebbe un fungo ormai muffito e degenerato; il fumo coprì di fuliggine tutto ciò che stava intorno e che poi invase la stanza dei libri. Coloro che stavano agli scrittoi si pararono la bocca con le vesti e cercarono acqua per gli occhi, ma in quel luogo vi era solo inchiostro. Tanto era tremendo il bruciore che si accontentarono di quest’ultimo e pur tingendosi il volto, annerendosi la pelle, tuffarono le mani nelle anfore che lo contenevano. Urlavano, tossivano, imprecavano che qualcuno chiudesse le ante delle grandi finestre che avevano donato fino ad allora luce e l’aria fresca, ma che adesso lasciavano passare l’irrespirabile. Ella vide nel sogno morire chi guidò per molti anni quelle terre chiuso nel suo Palazzo, lo vide nominare, in punto di morte, Reggente il giovane figlio della Somma Sacerdotessa e del Conte che insieme a lui aveva costruito Lot, un Infante ancora troppo piccolo per poter governare. Vide riapparire un ex Capitano amico del Granduca e valido suo aiuto nell’edificazione, con in mano un documento granducale che lo nominava Reggente. Ma il suo cuore era indurito e la sua mente gretta con fini decisamente malvagi stava distruggendo tutto quello che era stato costruito. La Dea sospirò nel sonno e su Lot passò un vento che spazzò il terrore.

I Nobili ed i Cittadini, aiutati dalla Fede e dalla loro forza d’animo, riuscirono a detronizzare il tiranno.

La Dea continuò a dormire ma i suoi sogni erano disturbati dall’ansia che Lot era di nuovo senza guida e l’Infante ancora troppo piccolo. Sognò la servitrice forse più fedele di Lot, e la sua nomina a Baronessa, la vide impegnarsi nell’educazione del giovane Granduca. Ma le insidie del Maligno, non si sa come, riuscirono a sedurre anche il cuore di colei che aveva sempre messo il Bene come primo scopo della sua esistenza. L’erede al trono era in pericolo, i Nobili erano in pericolo, rumori di guerra ovunque, paura ed oppressione. 

Il fumo prese forma ed il Male prese aspetto; in sogno lo vide e Themis cominciò a piangere. I malvagi si riebbero un poco e placando i movimenti inconsulti stramazzarono al suolo esausti. Contorcendosi strisciavano per terra alla ricerca di lenti per la vista e cercando di realizzare ciò che riuscivano in malo modo a distinguere. Il Male spezzò ogni vetro capace d’ingrandire le immagini, dato che nessuno doveva poter avere la capacità di vederlo, ma solo di sentirlo interiormente. Erano tutti prostrati a lui ed insieme cominciarono a pregarlo, a dire parole senza senso e in confusione. Il vaso del Caos, che prima si era solo manifestato, lasciando fuoriuscire lacrime nere, si era ormai rotto in mille pezzi ed il liquido stava affogando tutto ciò che c’era di vivente: allievi corrotti e maestri della corruzione.

Themis si destò; fu un balzo che fece stonare la melodia ed accavallare le note. Si rese conto che era solo un sogno, ma sapeva quanto la Sua mente lavorasse sempre in previsione di una realtà imminente.

Chiese agli astri di riprendere la musica e riuscì a riaddormentarsi. Il sogno tornò nuovamente in quella città maledetta. Erano ancora tutti lì ad onorare il Male. Con la forza della giusta disperazione Themis chiamò la Natura, Sua creatura, e le fece inondare con le acque la città e tutte le terre. Donne e uomini cercavano salvezza arrampicandosi ovunque, ma la piena era travolgente. Tutto veniva spazzato via, anche gli infanti che da pochi attimi avevano assaporato la vita e che nulla sapevano della colpa; era il trionfo del Bene, ma a quale prezzo?

Il sogno fu Themis. Ella allungò il braccio che s’insinuò nell’atmosfera come in una grande pozza ristagnante. La candida mano sfiorò le montagne devastate, scansò i sassi ammucchiati e si posò sul fondo. Con il palmo rivolto alla cresta dell’acqua adagiò ogni piccolo d’uomo ed ogni cucciolo d’animale, semenze, bulbi e tenere pianticelle. La mano celeste della Dea stava salvando la possibilità del proseguo. La Culla Celeste riemerse dallo stagno ed uscì dall’atmosfera, mentre laggiù tutto si perse nella catastrofe finale. Posò le tenere vite d’animali e vegetali in un luogo sicuro, poi immerse nuovamente la mano nelle torbide acque ed afferrò tutto il Male chiudendolo nel pugno, alzò il braccio ed aprendo il palmo gettò tutto nel vuoto cosmico. Un sorriso si dipinse sulla bocca della Dea, un dolce sguardo accompagnò il Suo risveglio. Si voltò e guardò la Sua mano che s’illuminò di luce.

Quel bagliore fu visto in ogni luogo più remoto e, data la distanza, s’intravide solo il profilo del palmo che prese l’aspetto della Mezza Luna.  

Una leggenda o una storia veramente accaduta? Questo è lasciato di scegliere alla di ognuno nostra coscienza, ma il nesso del racconto deve restare impresso in tutti i cuori per non far cadere mai nell’errore di adorare il Male per ottenere qualunque bene di qualsiasi natura.

Myriam, Consigliere dell'Arcana Saggezza

PadreBrown, Detentore delle Antiche Tradizioni